ACQUE D'AUTUNNO
Questi aforismi attribuiti a Zhuang Zi (386-286
a.C.) costituiscono col Dao De Jing il pensiero più originale e ardito
della storia della Cina. Piccoli shock per i nostri cervelli occidentali
che hanno affascinato anche un monaco trappista come Thomas Merton.
Zhuang Zi usa spesso un linguaggio
paradossale: non vuole convincere ma scuotere le menti e catturarle per
mezzo di visioni soggettive e di accostamenti sconcertanti. L'elemento
naturale che forse meglio simboleggia l'atteggiamento daoista, riassumbile
nel noto wu wei (non agire), è l'acqua: dotata di una enorme forza
latente, riempie con umiltà i luoghi più bassi.
In Zhuang Zi accade che la parola si fermi e il
senso proceda oltre e il silenzio che segue è più significativo - non
senza merito dell'Autore, perché è un silenzio eloquente. Zhuang Zi (noto
come l'autore di Acque d'Autunno) esprime il pensiero più originale e
ardito in tutta la storia della Cina. Le sue parole ci richiamano alla
mente ora Shakespeare, ora Platone e Plotino o Bruno, Rousseau, Tolstoj e
il suo più divino maestro (i passi che ricordano il Vangelo sono molti), o
Ruskin. La sua mente è aperta come lo spazio: nel nostro universo
subatomico dai miliardi di stelle, dai milioni di vie lattee o sistemi
stellari, Zhuang Zi si ritroverebbe più che Aristotele nei suoi cicli
inscatolati.
«Riminilibri» Maggio 1996, p. 12