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Autore: Roberto Volterri Sugarco Edizioni Pagg. 248- Prezzo € 18,80 |
ARCHEOLOGIA dell'introvabile Insoliti itinerari tra i misteri della Storia Leggende, tradizioni locali, "antiche cronache", vari "si
dice che..." spesso hanno indirizzato esploratori, ricercatori o anche
semplici appassionati verso misteri che la Storia ancora nasconde. In questo
libro l'Autore passa in rassegna alcuni irrisolti enigmi dell'archeologia,
caratterizzati dalla quasi introvabilità del luogo, del sito al quale essi
si riferiscono.
INTRODUZIONE:
Questo libro vuole costituire una sorta di ideale seguito ad un mio
precedente lavoro intitolato "Archeologia dell'impossibile", dedicato a
tutta una serie di reperti molto, ma molto discussi, praticamente
"impossibili", partendo dalla "Pila di Baghdad", passando per l'Arca
"dell'Alleanza" per finire con gli "Specchi ustorii di Archimede",
realizzati anche dal prestigioso Massachusetts Institute of Technology (MIT)
nel settembre del 2005. Però ben trentacinque anni più tardi dell'amico
ing. Mario Pincherle che, analogamente, riuscì ad incendiare un simulacro
di nave romana nel lontano 1972!
E non è finita, poiché sto lavorando anche ad un altro libro che intitolerei "Archeologia dell'invisibile", ma qui il discorso si fa ancora più complicato e ne parleremo a tempo debito. Tornando al titolo del presente volume il termine "introvabile" mi è parso necessario per sottolineare che gli argomenti trattati sono finalizzati alla ricerca di qualcosa che potrebbe essere andato perduto nelle nebbie del tempo. Ma che potrebbe, però, essere rintracciato seguendo opportune "piste". Il "Tesoro di Alarico", tanto per iniziare, fu nascosto nel letto (o nei pressi?) del fiume Busento oppure appartiene anch'esso alle infinite leggende che da sempre ammantano di mistero alcuni grandi uomini che hanno fatto la Storia? Analogamente, la leggenda che vedrebbe Manfredi, figlio naturale di Federico II di Svevia, morire nella battaglia di Benevento e venire sepolto anch'egli lungo (o, in questo caso, nel letto?) il fiume Liri (o nel fiume Calore?) ha un qualche fondamento di verità? Forse qualcosa di analogo avvenne per la favolosamente ricca "Tomba di Attila", il "flagello di Dio"? La "Tomba di Porsenna", per proseguire, attende ancora - nel sottosuolo della campagna nei dintorni di Chiusi? - che qualche testardo "Indiana Jones" dei nostri tempi si aggiri, con cautela, tra i cunicoli che costellano alcuni siti archeologici dell'Umbria meridionale? Il "Sepolcro di Simon Mago" è quello rintracciabile nel suggestivo parco di Villa Chigi, ad Ariccia, a pochi chilometri da quella Roma che lo avrebbe visto sfidare le leggi della gravità ma che avrebbe anche visto Simon Pietro avere la meglio e lasciare le impronte delle sue ginocchia in due basoli? Oppure le ultime "tracce" dello gnostico Simone di Samaria sono in qualche recesso dell'Isola Tiberina o addirittura in fondo al Tevere? La "Porta degli Inferi" - o qualsiasi cosa potesse in antico intendersi con tale definizione - è ancora nascosta dalle ombrose rive del lago Averno, a poca distanza da Napoli? "L'Antro della Sibilla Cumana" è veramente quello che attualmente così viene definito, situato sempre in area partenopea, oppure è situato altrove? Chi era in realtà il "Flamen Iovis" di Terracina? E dove starebbe con esattezza il "Tempio di Circe"? Dov'è il "cranio di Giovanni il Battista"? E la "Tomba di Virgilio"? La "Tomba di Pietro" - così identificata dall'archeologa Margherita Guarducci - soddisfa veramente tutte quelle condizioni atte a identificarla come l'ultima dimora del Principe degli Apostoli? Ma anche di altre "ultime dimore" di noti personaggi dell'antichità non si conosce l'esatta ubicazione. La "Torre di Babele" ha veramente svettato verso i cieli dell'antica Mesopotamia? Come era fatta realmente? Ne rimane traccia? Come deve essere correttamente interpretata la "Musica di pietra" scaturente dalle strane raffigurazioni dei capitelli dei chiostri catalani di San Cugat edi Gerona, in Spagna? Il famigerato "Necronomicon" appartiene agli "pseudobiblia" - ovvero ai libri di cui tutti parlano ma che nessuno ha mai visto - oppure l'enigmatico scrittore Howard Phillips Lovecraft attinse dall'immensa biblioteca di famiglia qualche spunto, successivamente integrato dal suo pur breve matrimonio con Sonia Greene già allieva della "Grande Bestia", Aleister Crowley? A qualcuna di queste domande è ancora possibile dare una risposta più o meno attendibile. Per altre, la risposta non arriverà mai o, nei casi più fortunati, potrebbe scaturire anche dalle ricerche fatte da qualche archeologo dilettante dei giorni nostri. In fin dei conti anche l'omerica città di Troia appariva a tutti leggendaria e introvabile, ma a Heinrich Schliemann non andò male... Concludono il libro tre Appendici: la prima dedicata a epigrafi, "segni sulle pietre", curiosi graffiti o bassorilievi rintracciabili qua e là per l'Italia o in qualche parte d'Europa ad indicare qualcosa a qualcuno. Utili, in ogni caso, per indirizzare il lettore verso un obiettivo nascosto. La seconda Appendice potrà apparire ancor più strana poiché introdurrà il lettore a ricerche molto "di confine" in cui le informazioni relative agli eventi storici non scaturirebbero da indagini prettamente archeologiche, sul campo o meno, ma potrebbero - in un futuro non lontanissimo - derivare da una "visione" diretta del passato. E ciò in base a contestatissimi esperimenti su quella che viene chiamata "Cronovisione". La terza Appendice ci fa tornare un po' "sul campo", poiché ci conduce qua e là per la nostra Penisola in luoghi dove è possibile che ancora sia rintracciabile qualche "tesoro", nascosto in tempi andati da qualche brigante in fuga o da qualche personaggio che ha fatto la Storia, ma che - in un momento critico della propria esistenza - potrebbero aver messo al sicuro i preziosi frutti di cruente o incruente imprese "belliche". Insomma, ritengo che il lettore possa avventurarsi - leggendo il libro ma, poi, facendo personali indagini sul campo - tra leggende, tradizioni, dati storici, siti archeologici, "si dice" e altro ancora alla ricerca di ciò che, forse, ancora rimane di tracce risalenti ad un passato più o meno lontano. Tracce, ovviamente, "introvabili". O quasi. Roberto Volterri Un'etrusca località di campagna. Estate del 2006.
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