Dopo
anni di silenzio, Emmanuel Milingo torna a riproporre la
propria idea di Celibato e di Chiesa curando la
prefazione di "Celibe in nome di Dio", ultimo libro
dello scrittore e ricercatore siciliano Roberto La
Paglia.
Un
saggio che si rivela, già dall'inizio, piacevole e
semplice da leggere, malgrado i forti ostacoli imposti
dai dogmi e dalla teologia. Ancora una volta Roberto La
Paglia esprime la propria innata capacità di rendere
semplici e accessibili concetti e idee che altrimenti
resterebbero fuori dal dibattito pubblico, prede di
discussioni cattedratiche di non facile approccio. Molti
gli spunti di riflessione, ma anche le domande
importanti: Gesù era sposato? Esiste veramente un
fondamento evangelico a sostegno del Celibato
Ecclesiastico?
Storia, documenti, curiosità e riflessioni su un
argomento che investe ormai l'intera comunità religiosa
e che non può più passare sotto silenzio. Un progetto ad
ampio respiro, concepito non soltanto come saggio ma
anche come spunto di riflessione intensa e profonda su
un argomento che travalica ormai il dogma cattolico.
Roberto La Paglia, 1961, catanese,
saggista, ricercatore, giornalista free lance, concentra
ormai da anni la propria attività su tutto ciò che
riguarda il dibattito sociale e lo scontro filosofico
tra logica e irrazionale. Su questa scia ha pubblicato
vari libri con la Xenia di Milano e la Hermes di Roma.
Celibe in nome di Dio rappresenta il primo di una serie
di scritti che affronteranno il delicato rapporto tra
Fede, Religione, Ragione e Scienza
È possibile assolvere la propria vocazione sacerdotale al di fuori del peso vincolante del celibato? È plausibile immaginare di poter essere uomini liberi e completi in Cristo, senza rinunciare a nulla di sé stessi, anzi nel pieno ed armonico sviluppo della propria personalità umana? Riuscirebbe un sacerdote a pensare e servire Gesù lasciando balenare nel proprio orizzonte quotidiano la possibilità di una vita familiare? La condizione di padre e di genitore non dovrebbe offrire nuovo stimoli e rafforzare, anziché deprimere, la propria responsabilità nei confronti del prossimo? E inoltre trovare un centro di rasserenante equilibrio familiare non consentirebbe di mettere al riparo molti uomini di Chiesa dall’insidia della brama sessuale? Roberto La Paglia cerca di offrire una risposta a questa serie di problematici interrogativi portandoci senza alcuna pretesa risolutiva al centro di un confronto, nell’attesa che un sogno diventi un segno di libertà.
Nell’immaginario collettivo la figura del sacerdote è sempre stata percepita come un ponte verso uno spazio inesplorato. Una porta a volte spalancata, altre socchiusa - a seconda del livello di disponibilità con cui i ministri di Dio si prestano a questo compito di passatori - aprendo squarci di speranza o facendo filtrare nelle nostre esistenze l’ignota luminosità di un altrove consolatorio. Ma forse non ci rendiamo conto che, a loro volta, sono anch’essi uomini alla ricerca di nuove dimensioni, di porte che si aprono su altre porte e, perché no, talvolta anche di scorciatoie segrete che li intrigano più di quanto si sarebbero potuti attendere.
È bello leggere in quest’ottica questo piccolo ed agile volume che Roberto La Paglia, giornalista da tempo dedito alla saggistica e alla divulgazione, ha elaborato confrontandosi con un tema impervio, un dilemma discusso e scandagliato migliaia di volte, e che è nuovamente balzato al centro del dibattito comune per via di alcuni episodi di cronaca recente che hanno visto coinvolti alcuni sacerdoti. L’autore si addentra delicatamente fino nei termini più scottanti della questione, dalla sessualità allo scandalo dei preti pedofili, evitando tuttavia con cura di produrre un’infinita serie di banalità e di luoghi comuni. Onestà intellettuale, rigore professionale e una vena di sottile curiosità umana si intrecciano con la dottrina ecclesiastica ed il pensiero di esponenti religiosi, offrendo punti di vista inediti, la ricostruzione storica della posizione della Chiesa e le ragioni umane di coloro che hanno intrapreso un percorso irto di sofferenze e di scelte non facili.
La Paglia rifugge dunque da schematismi etici e dogmatici e da banalizzanti cliché sociali, per affrontare invece con pacata franchezza e competenza gli snodi fondamentali, senza tacere i risvolti più dolorosi e controversi. La riflessione si avvale di un linguaggio piano e scorrevole, comprensibile anche ai meno addentro alle problematiche trattate, tracciando una sorta di affresco della storia e del vissuto religioso.
Gian Paolo Grattarola