Autore: Pier Luigi Mariotti

MEF - Maremmi Editore Firenze

Pagg. 75 - Prezzo € 8,80

 
 

 

IL DISCO DI FESTOS

PRIMO CALENDARIO EGEO

Durante la campagna di scavi archeologici dell'estate del 1908, nell'isola di Creta, fu scoperto per caso, abbandonato in un piccolo vano interrato, un disco di argilla di circa sedici centimetri di diametro con entrambi i lati impressi con caratteri strani, originali anche se apparentemente comprensibili. Ampia la letteratura che si è interessata della descrizione dell'evento e della decifrazione dei caratteri impressi ma, a oggi, quei caratteri non sono stati decodificati né come scrittura né come significato generale. Con questo saggio si intende dimostrare come il disco di Festos possa rivelarsi in realtà un contenitore suggestivo di dati numerici: per la prima volta viene esaminato l'aspetto numerale presente nel manufatto che, in modo stupefacente, rivela la presenza di un vero e proprio calendario; del primo calendario di area egea che si conosca.

Pier Luigi Mariotti è nato a Porto Tolle, in provincia di Rovigo, e vive a Follonica, in provincia di Grosseto. Collabora con il periodico di informazione locale "Il Golfo" ed è coautore del saggio "Metallurgia antica e medievale nel Golfo di Follonica". Ha inoltre pubblicato una serie di scritti brevi sulla collana di racconti "Fabule dell'Alta Maremma".


 
INTRODUZIONE
Durante la campagna di scavi archeologici dell'estate del 1908, nell'isola di Creta, fu scoperto per caso, abbandonato in un piccolo vano interrato, un disco di argilla di circa sedici centimetri di diametro con entrambi i lati impressi con caratteri strani, originali anche se apparentemente comprensibili.
Ampia la letteratura che si è interessa della descrizione dell'evento e della decifrazione dei caratteri impressi, ma, a oggi, proprio quei caratteri non sono stati decodificati né come scrittura né come significato generale.
Attualmente il Disco di Festos è conservato presso il Museo archeologico di Iraklion a Creta, visibile all'indirizzo www.dilos.com/region/crete/disk.htm
Esso riporta su entrambi i lati una serie di immagini collocate entro spazi delimitati da linee impresse nettamente. Questi spazi sono disposti sia intorno al bordo del lato superiore e di quello inferiore, sia a spirale concentrica all'interno del disco in entrambi i lati.
Con questo intervento raccolgo l'invito del prof. Godart, espresso ne "Il disco di Festo", a divulgare la conoscenza del disco stesso e ad offrire ulteriori elementi di studio e riflessione.
Cercherò di dimostrare come l'alone di ignoto e di mistero che circonda il disco (l'oggetto) dipenda soprattutto da analisi superficiali compiute precedentemente solo per soddisfare proprie curiosità, senza aver destinato il giusto spazio a un'osservazione accurata e scrupolosa del manufatto stesso.
L'interpretazione grafica, fonetica o grammaticale, non sarà l'argomento privilegiato di questa trattazione.
Non si intende arrivare a individuare un significato letterale per ogni singolo glifo impresso sul disco, oppure legami grammaticali tra di essi. L'interpretazione dei segni grafici porta a individuare un utilizzo molto particolare del disco legato al ciclo del tempo e alle lavorazioni agricole. Il disco non presenta alcun segno di usura ed è probabile che venisse utilizzato solo da pochi esperti in grado di ricavarne informazioni indispensabili per la comunità. Quanto espresso discende dall'esame delle condizioni fisiche del manufatto sia quelle generali che quelle più particolari. È evidente che il disco di argilla non ha segni di normale usura e che le poche figure rovinate denotano il tempo trascorso in un ambiente non perfetto: la sepoltura tra calcinacci e terra per millenni non rappresenta l'ideale di conservazione per alcun manufatto.
I segni per delimitare gli spazi e i bordi delle figure incise nell'argilla sono perfettamente conservati. Le superfici del disco sono prive di quell'usura che caratterizza, per esempio, una moneta. Quella "moneta" in effetti non deve aver avuto una vita travagliata: subito dopo la sua fabbricazione o non è stata utilizzata, in quanto la sua funzione si era esaurita proprio al momento della sua nascita, al solo scopo di tramandare alcuni ricordi o informazioni utili, oppure è stata utilizzata solo saltuariamente e quindi ben custodita sino al momento in cui l'ambiente circostante è diventato ostile, per cause che non ci compete né interessa esaminare al momento.
L'ambiente ostile, comunque, non ha danneggiato il disco: i suoi bordi non hanno subito alcuna alterazione, sebbene caduto, rotolato o gettato, e ciò denota ancora una volta un ottima e accurata conservazione di questo esemplare, che esclude nel modo più assoluto una costruzione casuale o ripetitiva, associata a un utilizzo banale.
Non credo plausibile nemmeno l'ipotesi che il proprietario si sia disfatto volontariamente del dischetto che invece è stato custodito con grande riguardo sino all'ultimo momento.
D'altra parte la sua preziosità è rilevabile anche dal suo probabile utilizzo e dalla tecnica della preparazione.
Nell'isola di Creta e in tutto il bacino medio-orientale non sono stati trovati manufatti identici e neppure iscrizioni similari. Per la sua costruzione, forse unica e irrepetibile, sono stati approntati dei meccanismi di punzonatura individuali non collegati tra loro, in un numero equivalente, secondo Godart, a 45 elementi che sono serviti unicamente per questa operazione rimanendo successivamente inutilizzati.
Per la precisione devo rilevare che i punzoni sono in realtà 46 in quanto Godart non ha considerato quello usato per imprimere il segno del "tratto".
I punzoni sono scolpiti e rifiniti accuratamente come si rileva dai contorni nitidi lasciati sulla matrice; la presenza dei punzoni e l'accuratezza della loro preparazione sembra contrastare con il ritrovamento di un solo disco sino a oggi. Un'opera di tal genere è unica nella storia dell'umanità e ciò la rende inestimabile come reperto archeologico in sé, ma ancor più unica e preziosa deve essere stata per il committente del manufatto che conosceva il reale significato dei simboli.
Tale conoscenza ha indotto il suo proprietario a fissare quei concetti, ritenuti fondamentali per la gestione di qualche potere, sull'argilla più raffinata conosciuta a quei tempi.
Sono infatti i concetti espressi nel disco e le sequenze logiche dei simboli che inducono il proprietario a essere così intransigente da obbligare l'amanuense a cancellare alcuni segni impressi in sequenza errata e far punzonare nuovamente quelli giusti nella corretta collocazione.
La posizione doveva necessariamente rispettare precisi criteri individuabili in un concetto logico concepito esclusivamente dal proprietario, oppure duplicare una matrice originaria o tramandare un'idea risalente a tanti anni prima e ormai custodita probabilmente solo a livello mnemonico da qualche "notabile". Forse la chiave di interpretazione sta nelle idee considerate preziose; così importanti da dover essere tramandate alle nuove generazioni, anche se appartenenti a una ristretta cerchia socio-culturale.
La volontà di lasciare la testimonianza .di un'idea preziosa è suffragata anche dal fatto che l'amanuense ha lavorato in condizioni estremamente disagiate, considerando che il disco è piccolo e occorreva imprimere tutti quei simboli dentro le relative caselle con grande attenzione e precisione su un materiale umido e quindi instabile. Lo spessore del disco varia dai due centimetri del centro a un minore spessore del perimetro esterno. Occorre altresì ricordare e che il disco ha lavorazioni su entrambi i lati che vanno realizzate quando il materiale è ancora umido. La lavorazione inizia su un lato, vanno tracciate le linee, impressi i simboli, cancellati eventualmente quelli errati e quindi impressi di nuovo. Le operazioni di cancellazione e rifacimento della punzonatura sono dati di fatto ormai ben attestati.
Le stesse operazioni debbono essere ripetute sul lato opposto del disco ponendo la massima attenzione a non esercitare eccessiva pressione, per non obliterare i simboli già impressi sull'altro lato.
Tutta l'operazione non poteva permettere una produzione massiccia in "serie" anche se effettuata con manovalanza a costi irrisori.
Gli elementi accennati, indicatori della preziosità del manufatto, ci guidano alla comprensione del contesto storico e temporale in cui fu ideato e del messaggio forte e importante per le successive generazioni di cui era portatore il disco stesso.
Un'analisi approfondita porterà alla scoperta di una "nuova Stele di Rosetta" non canonizzata, non idonea a un'interpretazione letteraria, ma rivelatrice di una concezione consapevole del fluire del tempo, di un'idea di se stessi proiettati nel fiume del tempo, tangibile ma fuggevole, immutabile e sempre nuovo, che quell'umanità, ai suoi albori, inizia a percepire e a codificare.
Il nuovo modo di cercare risposte dal manufatto farà scaturire e risalire alla superficie dell'attualità, da un documento dimenticato da millenni, le immense problematiche dell'umanità condensate in un messaggio per le future generazioni con il quale si evidenzia la necessità di controllare il trascorrere del tempo ed i cicli della vita.
Nel Disco di Festos un popolo ha condensato in un ristrettissimo spazio tutte le nozioni in suo possesso relative al susseguirsi delle stagioni creando un vero e proprio calendario.
 
CAPITOLO PRIMO - CONTENUTO DEL DISCO DI FESTOS
La necessità di approfondire la conoscenza del Disco di Festos scaturisce dalla constatazione che, sino a oggi, non è stato trovato alcun collegamento tra le scritture del bacino mediterraneo e i glifi riportati sul disco.
Le numerose pubblicazioni riguardanti questo reperto hanno il pregio di analizzare e approfondire le caratteristiche proprie del manufatto, offrendo così ad altri studiosi una sempre più aggiornata e avanzata base di partenza per ulteriori ipotesi di lavoro.
Ritengo interessante utilizzare, come testo base, un saggio del prof. Godart con il quale è stato compiuto un buon "censimento" dei simboli su di esso riportati e sono state offerte al lettore conoscenze non sempre reperibili nella letteratura specializzata.
Il collegamento con il testo indicato è necessario perché in questo lavoro sono state usate, per la denominazione dei simboli, identiche terminologie, allo scopo di non riproporre tutta una sequenza di simboli e relative teorie sul loro significato.
li significato degli stessi simboli è suscettibile delle più varie interpretazioni, come successivamente accennerò.
Mi auguro che alcune idee espresse si rivelino concrete e utili anche perché hanno origine dall'osservazione accurata dei dati riscontrabili e quindi attendibili presenti sul manufatto.
Proprio dall'analisi dei dati oggettivi discende la mia convinzione che il problema dell'interpretazione dei caratteri, considerati da tutti i ricercatori come una primitiva scrittura cretese o quantomeno proveniente dal mondo egeo, non è risolvibile rispondendo a quell'unico quesito.
Tentare di interpretare quei glifi come scrittura primitiva, sperare di trovare altri manufatti con simili glifi per poter giungere, tramite il confronto, a una logica e razionale comprensione si rivela una grave inadempienza. Lasciare trascorrere il tempo senza una meta ben precisa conduce inevitabilmente a rendere sempre più sfocata l'importanza del prezioso manufatto e rinvia nel tempo la possibilità di decifrare un messaggio che, con le attuali conoscenze, è già comprensibile, almeno in parte. Nel disco potrebbero infatti essere presenti più verità, più soluzioni di diversi problemi, in modo interagente e stratificato.
È inevitabile che, ipotizzando la presenza stratificata di più verità, occorra analizzare il manufatto in conformità di tale congettura suddividendo lo studio per aree di lavoro affinché ulteriori e successive problematiche vi siano inserite per competenza.
L'esame dei valori simbolici riportati sul disco, delle loro posizioni, delle cadenze ripetitive, del numero dei glifi dovrà far parte necessariamente di un'area di approfondimento che sarà oggetto di questa trattazione. La creazione di tale area permette l'analisi di un aspetto del disco che trova il presupposto nella presenza di reali dati numerici in quantità abbondanti.
L'esame dei valori numerici è una novità interpretativa assoluta nella risoluzione delle problematiche connesse agli studi sul Disco di Festos. È evidente che non potranno essere ignorate le conseguenze deduttive della novità proposta che dovranno essere sviluppate e approfondite in altre aree di studio non trattate in questo lavoro.
Il metodo del raffronto con altri documenti storici è la chiave che ci permette di capire chiaramente alcuni significati dei simboli presenti nel disco (manufatto).
Ho già evidenziato come nel disco si riscontrano, in entrambi i lati, fitte incisioni composte da linee impresse in modo spiraliforme all'interno delle quali sono stati incisi glifi o figure in successione. Ai bordi del disco, in entrambi i lati, è stato posto un ordine di figure in modo da costituire una corona alla spirale dei segni posti all'interno.
La successione di figure è interrotta da una breve linea trasversale che congiunge la linea superiore con quella inferiore. Le figure poste all'interno di ciascuna delimitazione variano di numero in modo solo apparentemente casuale.
Le linee spiraliformi sono state impresse incidendo la creta dalla periferia al centro del disco, così come nella stessa direzione sono state impresse tutte le figure.
Il "verso della lettura" delle stesse figure risulta contrastante.
Alcuni studiosi affermano che la lettura deve essere effettuata dalla periferia al centro così come sono stati impressi i simboli; altri invece affermano il contrario, sulla base del verso delle figure tutte rivolte dal centro alla periferia.
Sul disco si notano segni di "cancellazione" di precedenti simboli impressi e sostituzioni con quelli attuali.
Occorre segnalare che alcune figure riportano nella parte inferiore una piccola linea o tratto come per evidenziare la figura stessa.
Le figure, o glifi, o simboli sono nel numero di 46, compreso il segno del tratto, e sono ripetute molte volte senza un criterio apparente.
È utile riportare l'immagine del disco del lato "A" e del lato "B", dalla quale si potrà notare che la numerazione è stata apposta partendo dal centro alla periferia del primo lato proseguendo successivamente dal centro del lato "B" in virtù di una analisi che successivamente descriverò.

 
 
 

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