"Questo libro vi porta in
altri mondi", promette l'Autore nell'Introduzione a questo particolare
saggio.
L'alfabeto magico delle rune può essere letto, secondo Gianni Vannoni,
come la mappa di un itinerario alla ricerca della sapienza, mossi
dall'amore per essa, dalla filo-sofia appunto. Un viaggio in tre parti
che tracciano una filo-sofia della natura, dell'esistenza e della
cultura.
Il primo capitolo tratta del mito vichingo sotteso all'alfabeto
runico. Il termine runa deriva dalla radice indo-europea ru, che
indica qualcosa di misterioso e di segreto, e significa sussurro,
bisbiglio, parola mormorata all'orecchio. Nel secondo capitolo vengono
lumeggiate le singole rune: il lettore potrà scegliere quelle che
ritiene più interessanti e concentrarsi sulla loro "iridescenza",
leggere un gruppo di otto rune alla volta o infine affrontare il
capitolo per esteso, se vuole raggiungere una visione più ampia.
Il terzo capitolo è il più esoterico perché tratta l'argomento in
relazione ai pianeti e ai centri di energia del corpo eterico,
lasciando intravedere il tema della triade runica e della danza
cosmica.
Il capitolo quarto è dedicato alla meditazione runica, mentre nel
quinto le rune prospettano una concezione della storia occidentale
ampiamente innovativa. Il sesto e settimo capitolo sviluppano una
critica tagliente al mondo contemporaneo e invitano il lettore a
domandarsi con quale atteggiamento cognitivo ha affrontato il libro,
creando i presupposti di una eventuale rilettura.
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