LA LUCE
INTRODUZIONE ALL'IMMAGINAZIONE CREATIVA
Il tema della
Luce coinvolge molteplici piani, dal fisico al metafisico, dallo
scientifico (Newton, Einstein) allo spirituale (vangelo di Giovanni).
Ai fini della ricerca interiore Scaligero prende lo spunto dal metodo
della scienza moderna, poi ci indica una via verso l’esperienza
cosciente del principio della Luce, cioè del principio stesso della
Vita, perché «in Lui era la vita, e la vita era la luce degli uomini».
Il libro si presenta come un tessuto di meditazioni, capaci di
accompagnare il lettore nel mistero del più grande simbolo spirituale,
vivo e presente in tutti gli aspetti della creazione e nel libero
imaginare dell’uomo. |
Massimo Scaligero (1906-1980) è stato direttore responsabile per circa
trent’anni (1950-1978) della prestigiosa rivista "East and West", organo
dell’Istituto per il Medio ed Estremo Oriente (IsMEO) fondato dal filosofo
Giovanni Gentile e dall’orientalista Giuseppe Tucci. Attraverso lo studio
di F. Nietzsche, Max Stirner e Rudolf Steiner e delle dottrine orientali,
Scaligero approdò a una sintesi che gli diede modo di riconoscere in
Occidente la via del pensiero autocosciente, base dell’esperienza
spirituale per l’uomo di questo tempo.
Autore di decine di opere, con le Edizioni Mediterranee ha pubblicato
libri di successo quali: Reincarnazione e karma; Kundalini
d’Occidente; Iside-Sophia, la dea ignota.
Prefazione di Pio Filippani-Ronconi, già professore ordinario di
Religioni e Filosofie dell’India, titolare della cattedra di Dialettologia
Iranica presso l’Istituto Universitario Orientale di Napoli.
Indice
Prefazione
Il lievito della luce: la tenebra
Il pensiero di luce della Terra
Gli Ostacolatori: la medianità
Il calore metafisico
La vita della luce. La libertà
Del pensiero libero dai sensi
La meditazione come via all’imaginazione creatrice
Il «pensiero pensante»
Dialettica e Scienza dello Spirito
Il volere magico. Il «vuoto»
La Soglia
Resurrezione della luce
Indice-glossario dei termini indiani
PREFAZIONE
di Pio Filippani-Ronconi
Quest’opera, apparentemente aforismatica, affronta
il problema cruciale dell’uomo moderno che, essenzialmente, è un problema
conoscitivo: quello dell’esperienza del mondo e, contemporaneamente,
dell’autocoscienza dell’Io. Problema che M.S. affronta nei termini di una
metafisica della Luce la quale, se da una parte, si fa sostanza del mondo
dispiegandosi nel suo apparire, dall’altra, si attua come essenza
cosciente del pensiero, quindi della percezione, che lo afferra come
oggetto. Si tratta dei medesimi due termini che, tanto per fare un
riferimento tradizionale, il Tantrismo del Kashmîr individua in prakâsha,
«luce-apparizione», e vimarsha, «pensiero-consapevolezza», che
costituiscono i due poli fra i quali si tesse la dialettica dello Spirito-
verbo nelle fasi di discesa entro l’opacità della sostanza, allorché si
rapprende come materia intrisa di Tenebra, e di risalita al mondo degli
archetipi, attraverso il pensiero dell’uomo, che essenzialmente è
coscienza autoluminosa, perché consapevole di sé medesimo e perché
contiene il significato di tutta la Realtà. Mediante questo processo si
attua la ricreazione del mondo, di cui l’uomo è attore e causa finale allo
stesso tempo, poiché è per lui che sussiste la dimensione intellegibile di
tutte le cose, la quale è pura Luce. Ne consegue che la reintegrazione
dell’uomo alla propria essenza immortale o, detta all’indiana, la
«liberazione» (moksha o mukti), costituisce il fine ultimo dell’Universo
di cui l’Uomo è sintesi e centro: l’Universo sussiste in quanto l’Uomo-verbo
se lo rappresenta, secondo i diversi gradi della conoscenza, realizzando
la propria identità con esso, mediante un atto di intima volontà che è
intuizione del proprio essere.
Non si tratta, però, di un enunciato teoretico, quanto di un cómpito
realizzativo che mira al riaccendersi della Luce nell’anima dell’uomo, di
là dal pensiero astratto correlato alla percezione puramente materiale
della «res extensa», che illusoriamente si riflette nella la molteplicità
degli oggetti, dinanzi all’unicità dell’atto di pensiero. Questa lysis
postulata dall’Autore implica la realizzazione di un cómpito ascetico:
quello di attualizzare mediante le discipline della concentrazione,
meditazione e contemplazione pura, quella Luce intima al pensare, indi al
sentire, infine al volere, che nell’esperienza contingente del mondo viene
distrutta affinché sorga il mondo irreale delle forme, a cui l’uomo si
lega mediante la brama. Di là dalla conoscenza sensibile, a cui l’uomo
accede mediante il pensiero privo di vita, astratto, si pone la conoscenza
immaginativa, in cui si penetra nel percepire il tessuto etéreo di luce
che nella durata, non nel tempo cronologico fondato sull’esperienza del
passato, regge i processi di vita. Ad essa segue l’esperienza inspirativa,
per cui si sperimenta la dimensione-suono, cioè di vocalità pura, della
Realtà, trascesa, questa, da quella intuitiva, che si attua per identità
immediata, come calore, puro movimento della Luce di là dal tempo e dalla
durata, che converge verso l’uomo dai confini dell’Universo come volere
cosmico. La libertà, pertanto, non riguarda il volere od il sentire che,
in un certo modo, investono l’uomo, bensì il solo pensiero che, proprio
per la sua astrattezza, per il suo esilio dal mondo divino-spirituale,
consente all’Io dell’uomo moderno quella libertà che gli era negata
allorché obbediva alle possenti suggestioni che giungevano alla sua anima
dal mondo spirituale.
L’uomo, pertanto, deve volere la Luce, facendola risorgere dal limite di
tenebra (il barzakh dei filosofi di Persia) in cui si annienta, per
consentire l’apparizione di un mondo perennemente alieno rispetto allo
spirito di chi lo contempla. Questa volontà significa per l’uomo
sperimentare la morte, onde realizzare le forze di vita che, durante la
esistenza terrena conosce solo nei loro effetti sensibili; durante la
vita, infatti, vede ciò che in realtà è tenebra, grazie alle forze di luce
che in essa si estinguono. Questa morte in vita, questa esperienza della
Realtà secondo il suo negativo, secondo il vuoto, che toglie alla
coscienza gli appoggi sensibili, è la Iniziazione.
Questo compito ascetico, che è implicito nella teoria esposta da questa
opera ha, in sostanza, il fine di sperimentare la Terra, penetrandola
noeticamente, quale l’ente spirituale vivente che Essa è, di là dal limite
del «misurato-pesato-diviso» proposto dalla Scienza, il cui valore
positivo – negato accanitamente dagli «Spiritualisti» – risiede proprio
nella contemplazione disinteressata del mondo sensibile: disinteresse che
è il prodromo della vera libertà. Nell’Opus Regale che l’uomo nuovo è
chiamato a compiere, lo stesso minerale – oggetto finora di una Scienza
che, obiettivandolo, si limita codificarne la parvenza – si discioglie dal
suo rapprendimento fisico per ridiventare calore puro, quello medesimo che
l’uomo sperimenta, inverso, nel calore biologico e, direttamente come moto
incorporeo animante il pensare.
Lungo la via additata da M.S., l’uomo comincia a sperimentare l’elemento
di luce entro la percezione sensibile, che prima si estingueva nel dato
sensibile, liberando il pensiero dal supporto fisico del cervello che lo
provvedeva dell’astrattezza necessaria ad avere un’immagine fisica del
mondo. Inizia così a realizzare un tipo di pensiero immaginativo, la cui
sede propria è il mondo eterico, l’ambito in cui la Luce si manifesta come
Vita del Mondo e «la Vita come Luce degli Uomini». Il pensiero,
reintegrato alla sua natura luminosa e résosene consapevole, attua la
propria libertà, questa volta, come penetrazione del suo essere
vitale-eterico entro il mondo sensibile, che viene così liberato
dall’incantamento materiale e ridiventa significato di Luce. Così pure,
sul sentiero dell’Iniziazione, il sentire si scioglie dalla pressione
delle emozioni e passioni soggettive sostanziate di brama o repugnanza e
si restituisce alla sua natura di pura vocalità, di mantra, cui è propria
la esperienza inspirativa. La virtù eterica della Luce promanante dal
pensiero puro muove, in tal modo, incontro alla Luce che da ogni punto del
Cosmo converge verso l’uomo ricollocandosi coscientemente nello scenario
della sua presenza, che è il mondo.
Il tema fondamentale dell’opera, attorno a cui si ordinano i suoi dodici
capitoli, è quello dell’essenza intuitiva del pensare, in cui opera il
principio della Luce, che è idea. L’uomo si serve della Luce, con cui
guarda il suo riflettersi nella tenebra, che gli appare come mondo
oggettivo, ma non la possiede né si accorge che fuori di sé è la Luce, o
Lógos, a dominare la tenebra, conferendo significato al mondo delle forme
che da questa emergono. La conoscenza, quindi, è un ritrovarsi dell’uomo
nel cuore della tenebra, ricongiungendosi alla Luce che su di essa domina.
Come il Figlio nasce dalla Vergine, così il linguaggio – prolungamento del
Verbo di qua dalla soglia umana – nasce dall’Anima del Mondo ed anche
nelle sue forme minime è pur sempre una risonanza della Parola cosmica.
Molto importante, a tale proposito, è la parte psicologica e cosmologica
in cui si stabilisce, in base a premesse metafisiche, il rapporto fra
l’uomo e l’Universo, di cui egli è la forma contratta nel corpo, e le
funzioni dei suoi organi riguardo all’economia dell’Universo, che è
teleologicamente ordinato rispetto a lui. Così pure viene trattata la
dottrina dei quattro Eteri, del calore, della luce, del suono e della
vita, forme a priori della sostanza primordiale nel farsi materia di
percezione e di edificazione del mondo. I pensieri, le emozioni e le
volizioni dell’uomo risuonano in tutto l’Universo a cui sono omogenei.
Pertanto l’opera resurrettiva dell’uomo, che l’A. riassume nei capitoli
VII-XII, ha una funzione necessaria e catartica su tutti i piani
dell’Essere e in tutte le gerarchie della realtà. La Iniziazione, quindi,
cessa di essere un lìbito magico e si rivela come necessità morale
dell’uomo, che, aggiungiamo noi, è il «Salvatore Salvato» di sé e dell’Universa
Realtà.