Autrice: Claudia Rainville

Edizioni Amrita

Pagg 377 - Prezzo € 24,00

 
 

 

METAMEDICINA

Ogni sintomo è un messaggio

La guarigione a portata di mano

 

Dieci anni di lavoro nel campo della microbiologia hanno fornito all’Autrice il rigore, il metodo d’indagine e di analisi necessari per questa ricerca, durata a sua volta diciannove anni. L’esperienza personale della malattia (cancro, mal di schiena cronico, depressione nervosa e una quantità di operazioni) e l’autoguarigione completa che ne è seguita l’hanno condotta a testare con altri la sua convinzione: VI E’ UNA CORRELAZIONE fra sintomo e causa profonda, confermata dal vissuto personale di migliaia di uomini e donne che si sono rivolti a Claudia Rainville.

Se siete fra coloro che s’interrogano sul senso ultimo della loro malattia, questo libro potrebbe condurvi alle cause profonde e dare il via ad un vero processo di autoguarigione.

Leggere i sintomi come messaggi del corpo: una chiave semplice, fondata su un’enorme casistica, per comprendere cosa c’è dietro una malattia e guarire. 

 
 

Dal libro:

[...]

Cos’è la Metamedicina

Il termine “Metamedicina” è formato dal prefisso greco meta, che significa “al di là” e dal sostantivo “medicina”, che significa “l’insieme dei mezzi messi in atto per prevenire, guarire e alleviare le malattie”.

La Metamedicina va al di là della semplice cancellazione del dolore o della scomparsa dei sintomi, incentrandosi sulla ricerca del fattore responsabile dei disturbi.

In Metamedicina, il dolore, il malessere o l’affezione sono considerati segni precursori dell’incrinarsi dell’armonia in una parte dell’organismo, e far scomparire questi segnali senza ricercare l’informazione di cui sono forieri sarebbe come disinserire l’allarme antifumo dopo che ha rilevato un focolaio d’incendio. Ignorando l’allarme, rischiamo di trovarci nel bel mezzo delle fiamme, ed è precisamente quanto fanno coloro che inghiottono una medicina senza cercare di capire quale sia l’origine del segnale. Questo non implica automaticamente che sia necessario rifiutare una medicina che potrebbe darci sollievo: significa invece non limitarsi a voler cancellare il dolore o a voler far scomparire i sintomi, ma voler eliminare anche ciò che ha potuto originarli. […]

Non bisogna però credere che la Metamedicina sia un approccio semplicistico, anzi: non si limita a una causa che produce un effetto, perché un sintomo, un dolore o una malattia possono risultare da un insieme di fattori riuniti. […]

La Metamedicina è contemporaneamente semplice e complessa. Semplice per le “chiavi” che usa, complessa per tutte le probabilità che le sono offerte. La causa di un disturbo o di una malattia può essere diversa da quella proposta nelle pagine seguenti. Solo un colloquio pertinente ci permetterà di rivolgere a noi stessi o a chi ci consulta le domande giuste per smascherare la probabile causa del disturbo o della malattia in questione. Non bisogna neppur credere che la guarigione si presenti non appena si conosce la causa; in alcuni casi la guarigione è effettivamente rapidissima, ma in altri è il risultato di un processo di trasformazione graduale; può infatti accadere che, pur avendo risolto un dato conflitto o liberata una data emozione, il corpo abbia bisogno di un certo tempo per procedere alla riparazione del tessuto o dell’organo colpito.

Questo libro non ha la pretesa di sostituirsi alle cure di un medico curante o alla terapia di un operatore: mira invece a un’introspezione personale e a una migliore collaborazione tra paziente e medico o fra l’operatore e chi si è rivolto a lui per una consultazione. Le spiegazioni fornite per le diverse patologie in questo libro vanno prese unicamente in un senso probabilistico. L’approccio della Metamedicina è infatti più induttivo che deduttivo. […]

Dal canto suo, la medicina moderna ha avuto un’evoluzione molto rapida in due aspetti essenziali: la diagnosi e la terapia. Da un lato descrive in modo sempre più preciso le varie anomalie grazie alla modernizzazione dei metodi di esame, soprattutto grazie alle immagini (radiografie, scanner, ecografia, eccetera). D’altra parte, gli interventi praticati sull’organismo umano diventano sempre più efficaci: operazioni al laser, microchirurgia, manipolazioni genetiche, farmaci particolari, eccetera. Con questa sofisticazione incessante del grande inventario delle nostre “malattie” e delle possibilità tecniche, la medicina attuale è condotta logicamente a occuparsi più della nostra sofferenza che del nostro benessere. Dunque si trova in un vicolo chiuso quando si tratta non più di descrivere o di eliminare una malattia ma di comprenderla, ovvero di portarne alla luce la o le cause, di risalire alla sua origine, di darle un senso su scala umana. È proprio questo vicolo chiuso, l’impossibilità di risolvere la sofferenza malgrado i progressi tecnici spettacolari, ad aver contribuito alla fioritura delle cosiddette medicine alternative, diverse, parallele o dolci, termine che allude al loro valore spesso più ecologico. Ma la differenza non è poi tanto grande, come troppo di frequente si sostiene con compiacimento. È più una differenza di mezzi usati che non imperniata sul concetto di malattia; d’altronde il medico allopatico, il fitoterapeuta, l’omeopata e così via trattano, pur con arsenali diversi, le stesse malattie: l’eczema, la sclerosi a placche, l’artrite.

Il mio scopo non è di mettere a confronto la medicina cosiddetta classica con quella cosiddetta alternativa; anzi, desidero soprattutto la loro riconciliazione.

 

Come nasce l’approccio alla metamedicina

Credevo nella medicina allopatica, giacché i miei studi mi avevano orientato in quel senso, fino a conseguire una specializzazione. Ma più facevo uso di quella medicina e più mi invischiavo nella malattia e nella sofferenza che portavo in me.

I miei tentativi di suicidio furono come ultime grida d’aiuto; e fu durante una morte clinica che rinacqui. Non furono né il lavaggio gastrico né le iniezioni a ridarmi l’energia e la voglia di vivere, ma piuttosto la voce dolce e accogliente di una giovane infermiera che, vedendomi inerte, attaccata a un respiratore, esclamò con grande compassione queste semplici parole: «Ah! Dio mio, povera micina!»

Fu dopo quell’evento che intrapresi il processo non tanto di liberarmi di quel “male di vivere” di cui ignoravo persino l’esistenza, quanto quello di comprendere cosa mi aveva condotta a tali depressioni.

Almeno all’inizio avanzai a tentoni, cercando di collegare i disturbi e le malattie che avevo avuto: avevo a disposizione un libretto di Louise Hay, Guarisci il tuo corpo, che proponeva un approccio metafisico. La mia mentalità cartesiana, influenzata dalla disciplina professionale, mi imponeva d’essere un’osservatrice, di stare in guardia davanti all’idea che si possa creare o sviluppare una malattia a causa delle proprie convinzioni o dei propri atteggiamenti mentali.

Ciò che fece cadere ogni mia resistenza e mi indusse ad approfondire tale approccio, fu un mal di schiena per il quale ero in cura da due anni da un fisioterapista: una radiografia della colonna vertebrale aveva dato come esito una malformazione della quinta lombare il che, secondo la medicina, era la causa dei miei mal di schiena; si era parlato di intervento chirurgico, ma non mi sentivo abbastanza pronta per accettare quella soluzione.

Grazie al libretto di Louise Hay, misi in rapporto la schiena e l’idea di “carico”: di cosa mi facevo carico? Mi facevo carico dei problemi di tutte le persone che mi circondavano, di mia madre, delle mie sorelle, dei miei amici... Perché? Per diverse ragioni, fra cui il desiderio di controbilanciare l’impressione di essere stata cattiva. Occupandomi degli altri, avevo l’impressione di essere buona. C’era anche il bisogno di essere amata, ed era persino una ragione per vivere (questo, però, l’avrei scoperto solo molti anni dopo).

Da quella presa di coscienza in poi, decisi di lasciare che gli altri affrontassero i loro problemi. Prima ero sempre io a trovar loro delle soluzioni, e molto spesso diventavo io stessa la loro soluzione; da allora, mi sarei accontentata di aiutarli ad aiutarsi, e solo se me l’avessero richiesto. Nei giorni che seguirono, potei constatare la scomparsa del mal di schiena. […]


Uno dei concetti su cui l’autrice basa il proprio intervento terapeutico è quello delle frequenze vibratorie.

La frequenza può essere definita come il numero di cicli identici di un fenomeno per unità di tempo. Ad esempio, la frequenza respiratoria si riferisce al numero di cicli respiratori per minuto. Gli hertz, ad esempio, sono unità di frequenza uguali a un ciclo per secondo; spesso sentiamo le stazioni radio dirci che trasmettono a 102,4 megahertz: se una stazione radio trasmette a frequenza 105,8 la voce del nostro cantante preferito, bisognerà che ci sintonizziamo su quella frequenza per riuscire a sentirlo; poco prima o poco oltre, non sentiremo nulla.

Così è per la salute o la malattia. Ogni pensiero, ogni sentimento, ogni emozione che alimentiamo vibra a una data frequenza che possiamo paragonare a una stazione trasmittente; il cervello può essere paragonato invece a uno strumento di ritrasmissione, come una radio che capta ciò che è trasmesso alla stazione sulla quale ci siamo sintonizzati scegliendo la frequenza. […]

Quando siamo ammalati, infelici, quando ci capitano situazioni sgradevoli, non è questione di sfortuna, di caso o di punizione divina: è solo la risultante della frequenza su cui ci siamo sintonizzati. Si tratta di cambiare una frequenza negativa in una positiva per osservare la scomparsa del disagio, del dolore o della malattia, il trasformarsi della situazione difficile o il miglioramento delle nostre relazioni con gli altri.

Facciamo un esempio: affido il trasloco del mio pianoforte laccato in nero a degli specialisti nel trasporto di strumenti musicali; durante il tragitto, una manovra sbagliata fa sì che il piano ondeggi, e si graffi su un fianco. Vado su tutte le furie, il sangue mi ribolle nelle vene e me la prendo con il responsabile dell’azienda traslochi, gli chiedo i danni. Sono contemporaneamente arrabbiata e triste, perché è il pianoforte che mi ha lasciato mio padre. Questa emozione mi ha svuotata di tutta l’energia, ed ecco che il giorno seguente salta fuori una di quelle “febbri” terribili sul labbro superiore, oltre a un’eruzione di pustoline sulle braccia. L’azienda traslochi affida il piano a un restauratore che me lo rimette a nuovo. Non ho più alcuna ragione per essere in collera, e apprezzo anche il servizio che mi è stato fatto, accetto l’idea che queste cose possano accadere. Scompaiono le pustole, guarisce la febbre e ritrovo tutta la mia energia. Non sono più sintonizzata sulla frequenza della collera.

Le frequenze vibratorie possono essere alte o basse:

-          le frequenze alte hanno come conseguenza il ben-essere, l’armonia, la felicità e la salute;

-          le frequenze basse hanno come conseguenza il mal-essere, la sofferenza e la malattia. 

Sarebbe d’altronde più giusto impiegare il termine “armonia” per definire lo stato di salute e “disarmonia” per esprimere l’assenza di armonia tipica di ciò che chiamiamo disturbi o malattie. La guarigione non è nient’altro che un ritorno allo stato di armonia. Ricordati che sei libero di sintonizzarti su una frequenza o su un’altra. Questo libro ha l’obiettivo di aiutarti a riconoscere le frequenze vibratorie basse, affinché tu le possa elevare per raggiungere la guarigione vera, piuttosto che un sollievo temporaneo o la scomparsa di un sintomo. Se capiamo bene come funzionano le frequenze vibratorie, possiamo comprendere come, nel nostro mondo, diamo origine a un certo disturbo o a una certa malattia.


L’autrice propone, nella parte conclusiva del libro, un sorta di indice analitico che rimanda alla descrizione della valenza simbolica di ciascuna delle parti dell’organismo.

Imparare a leggere e a interpretare la simbologia del corpo

Il corpo umano non è stato modellato secondo il capriccio degli dèi: ogni sua parte, ogni suo organo ha un ruolo preciso nel mantenimento, nell’adattamento e nella protezione dell’intero organismo.

Se conosciamo la simbologia del corpo, ovvero che cosa significano i tessuti e gli organi, siamo in grado di decodificare meglio il linguaggio delle sue manifestazioni di squilibrio.[…]

La simbologia del corpo mira a una ricerca introspettiva delle cause che hanno originato le manifestazioni di squilibrio. È dunque sempre essenziale sapere in quale contesto è comparso il disturbo o la malattia perché la medesima manifestazione può avere cause molto diverse da una persona all’altra, proprio come cause molto simili tra loro possono originare manifestazioni diversissime in individui diversi.


Proponiamo un esempio tratto dalla sezione conclusiva del libro, relativo all’interpretazione dell’apparato respiratorio, per comprendere come l’approccio dell’autrice possa aiutarci a conoscere meglio il nostro organismo e le sue manifestazioni.

L’apparato respiratorio

L’apparato respiratorio rappresenta lo scambio tra l’ambiente esterno e l’ambiente interno. Le vie respiratorie sono le vie di comunicazione, dove entra la vita, che verrà poi distribuita dal sangue a ogni nostra cellula. I problemi che si manifestano negli organi della respirazione traducono gli scambi con l’ambiente circostante per quello che riguarda il nostro bisogno di aria, spazio e autonomia. Possono rivelare un’assenza di gusto per la vita, la perdita del desiderio di continuare a vivere, la paura di perdere la vita o anche un senso di colpa per essere al mondo. Gli organi principali del sistema respiratorio sono il naso, la bocca, la trachea, con faringe e laringe, i bronchi, i polmoni e il diaframma.

Il naso

Il naso rappresenta il mio fiuto. È anche il punto da cui entra la vita dentro di me. Nella Bibbia è scritto: «E Dio soffiò nelle sue narici l’alito della vita, e l’Uomo divenne un’anima vivente».

La narice destra, per un destrimane, riguarda la dimensione affettiva, mentre la sinistra ha a che fare con un potenziale pericolo. Per i mancini vale l’inverso.

Difficoltà a respirare attraverso il naso.

Difficoltà occasionali: sono spesso legate al fatto di chiedersi se siamo perfetti. Non possiamo sopportare l’odore delle nostre mancanze, delle nostre incompetenze, perché temiamo di venire criticati o rifiutati.

Quand’ero agli inizi e davo delle lezioni di crescita personale, osservavo che in certi momenti mi si ostruivano le narici. Attribuivo la faccenda alla moquette della sala, che certamente accumulava la polvere. Poi traslocai in un altro locale, dove non c’era la moquette, ma il fenomeno si riprodusse. Allora mi misi a cercarne la causa. Essendo parecchio intuitiva, potevo “fiutare” l’aria, e capire se c’era o no interesse da parte dei miei spettatori. Quando il loro interesse diminuiva, il problema compariva. Volevo essere perfetta perché, a causa dell’educazione ricevuta, ero convinta che per essere amata bisognasse essere perfetta. Allora dissi a me stessa: «Se quello che faccio potesse servire anche a un’unica persona, e se anche quell’unica persona fossi io, non sarà stato inutile». Il problema scomparve. Il naso, trovandosi alla base del centro frontale, è collegato all’intuizione. Ci fa “fiutare” le cose prima che avvengano, ed è per questo che una buona respirazione nasale è di aiuto per l’intuizione. Può anche darsi che io abbia paura della mia intuizione, e quindi blocco le vie del... “fiuto”.

Rinite cronica con la sensazione di “naso chiuso”.

Avere difficoltà di respirazione dal naso in modo cronico è spesso segno di un rifiuto di vivere legato al dolore per essersi incarnati. Se riguarda una sola narice, per esempio la destra per i destrimani, può essere dovuto al fatto di non essersi sentiti desiderati o abbastanza amati. Se si tratta della sinistra, forse ci siamo sentiti minacciati o in pericolo ancor prima di nascere. Per i mancini vale il contrario.

Raffreddore.

Il raffreddore è la manifestazione di una grande stanchezza: ci obbliga allora a interrompere quello che stiamo facendo, perché il corpo ha bisogno di riposo. Il raffreddore può anche essere associato a confusione di pensiero: non si sa più dove sbattere la testa. La cosa può riguardare il nostro lavoro, può darsi che ci chiediamo: ce la farò a vivere con questo lavoro? Non sarebbe meglio che lo lasciassi? È il momento buono? Non sarà proprio questa, la soluzione? Tutto è confuso, non sappiamo che pesci prendere.

Naso che cola.

Una materia acquosa e trasparente, non purulenta, che scenda dal naso può esprimere una tristezza di cui non riusciamo a liberarci.

Una lettrice mi scrisse in proposito: a lei succedeva soprattutto al risveglio. Credeva fosse un’allergia. L’uomo che amava, dopo più di vent’anni di felice convivenza, l’aveva lasciata per un’altra: una separazione che credeva di aver accettato, ma in realtà si portava ancora dentro il dolore. Solo quando si concesse di stare male e di esprimere appieno il dolore ritrovò interesse per la vita, e il naso smise di colare.

Epistassi.

La perdita di sangue è sempre legata a una perdita di gioia e se il sanguinamento avviene dal naso è molto probabile che ci sia una perdita di gioia nella nostra vita. Può darsi che non siamo tanto contenti di essere al mondo, vuoi perché abbiamo perso una persona cara (la mamma, la nonna, la sorellina, eccetera), vuoi perché non ci sentiamo accettati così come siamo.

Un caso

Alessandra e l’epistassi. Alessandra si sveglia in piena notte e perde sangue dal naso; la mamma le fa degli impacchi freddi, l’epistassi smette e riprende al mattino. La mamma, preoccupata, mi telefona. Alessandra ha un problema di peso e molte persone la tormentano con commenti sulla sua taglia. Alla vigilia dell’epistassi, la mamma e il papà, per incoraggiarla a cominciare una dieta, le fanno uno scherzo, mettendo la bilancia sulla moquette in salotto. A causa della morbidezza della moquette, la bilancia segna un peso più alto, e la mamma esclama: «Alessandra, pesi sessanta chili! Bisogna che tu ti metta a dieta». Alessandra lascia quello che sta facendo e corre in camera sua piangendo, dicendo: «Volete lasciarmi in pace con questa storia, e accettarmi così come sono?» Il sangue dal naso è il pianto della sua vita perché non si sente accettata. E’ la sua gioia interiore che se ne va. Quando prende coscienza di essere in realtà accettata e amata, ma che i suoi genitori desiderano che perda qualche chilo per migliorare il suo benessere generale, l’epistassi cessa.


INDICE

Prologo

Che cos’è la Metamedicina

        Come può intervenire la Metamedicina in un processo di guarigione

        Qual è il ruolo dell’operatore nella Metamedicina?

        Come ho sviluppato l’approccio della Metamedicina

 

Prima parte - Svegliare la propria coscienza

 

Cap. I - Assumersi la responsabilità della propria salute e della propria felicità

Cosa sono le frequenze vibratorie ?

Cosa accade dunque al momento della morte?

Cap. II - Il cervello e il suo ruolo nelle manifestazioni di equilibrio e squilibrio

La neocorteccia o materia grigia

Il cervello limbico

L’ipotalamo, voce del corpo nel cervello

Cap. III - Come non farsi influenzare

Cap. IV - Come usare bene le programmazioni

Cap. V - L’origine della malattia ovvero “cosa ti dice il male”

 

Seconda parte - Le chiavi dell’autoguarigione

Cap. VI - Il disagio di vivere e come liberarsene

Cos’è il disagio di vivere

Come liberarsi del disagio di vivere

Cap. VII - Il senso di colpa e le sue ripercussioni: come liberarsene

Da dove viene il senso di colpa

I quattro sensi di colpa principali da cui derivano tutti gli altri

Inostri sensi di colpa danno luogo a una grande varietà di manifestazioni

Come liberarsi dei sensi di colpa

Cap. VIII-Le paure e le loro ripercussioni: come liberarsene

Come liberarsi dalle paure e dalle fobie

Come liberarsi dall’ansia, dall’angoscia e dalle fobie

Cap. IX - La collera e come superarla

Come nasce un’emozione

Come gestire un’emozione di collera

Cap. X - La vergogna e le sue manifestazioni: come superarla

Provi un senso di vergogna?

Come liberarsi dal senso di vergogna ?

Cap. XI - Come ricostruire la storia del proprio disagio o della propria malattia

Prima tappa: che cosa rappresenta l’organo o la parte del corpo colpita

Seconda tappa: qual è il significato della tua malattia ?

Terza tappa: localizza l’affezione

Quarta tappa: rintracciare la comparsa dei primi sintomi tenendo conto del contesto in cui ti trovavi

Quinta tappa: verifica se il disturbo in questione può essere in risonanza con un evento analogo, vissuto in passato

Sesta tappa: quali sono i vantaggi che ti derivano dal tuo disturbo ?

Settima tappa: questo disturbo, questa malattia, cosa ti impediscono di fare ?

Ottava tappa: a quale atteggiamento mentale può assimilarsi il tuo disturbo o la malattia?

Nona tappa: questo disturbo, questa malattia, cosa vogliono farti capire ?

Decima tappa: una volta portata alla luce la causa del tuo disturbo o della tua malattia, quale azione, quale decisione può esserti favorevole ?

Undicesima tappa: quali sono le osservazioni o il miglioramento che hai notato dopo questa azione o soluzione ?

Dodicesima tappa: che lezione puoi trarre da  questa malattia ?

 

Terza parte - Imparare a leggere e a interpretare la simbologia del corpo

Cap. XII - La struttura portante e il sistema locomotorio

Le ossa

Le articolazioni.

I muscoli

Tendini e legamenti

Le spalle

Le ascelle

Il trapezio

La clavicola

La scapola

Le braccia

I gomiti

I polsi

Le mani

Le dita delle mani

La schiena e la colonna vertebrale, con le trentatre vertebre

Le anche

I glutei

Nervo sciatico

Le gambe

Il femore

Il ginocchio

I polpacci

Le caviglie

I piedi

Il tallone

Le dita del piede

Le unghie

Cap. XIII - La testa e gli organi di senso

La testa

La fronte

Il volto

Le palpebre

Gli occhi

Le orecchie

Cap. XIV - La pelle e gli annessi cutanei

La pelle

Gli annessi cutanei

Cap. XV - L’apparato respiratorio

Il naso

La tromba d’Eustachio

La faringe (o gola)

Le tonsille

La laringe

La ghiandola tiroide

I polmoni

I bronchi

 

Cap. XVI - L’apparato circolatorio

Il cuore

Le arterie

Vene e venule

Il sangue e le sue manifestazioni di squilibrio

La milza

Il sistema linfatico

La linfa

Cap. XVII - L’apparato digerente

Labbra e bocca

La lingua e la saliva

Il palato

Mascelle, denti e gengive

Esofago

Diaframma

Lo stomaco

Il fegato

Le vie biliari

Il pancreas

L’intestino

L’ano

Cap. XVIII - L’apparato genitale e il seno

Apparato riproduttivo femminile

Apparato riproduttivo maschile

Cap. XIX - L’apparato escretorio e il sistema ghiandolare

Le vie urinarie

Sistema ghiandolare

Cap. XX - Le chiavi della salute e del benessere

Respirare bene

Alimentarsi bene

Fare esercizio e riposarsi

Sapersi rilassare

Come stare in buona salute, come star meglio

 

Epilogo

Appendice 1

Appendice 2

 
 

 

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