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Autore: Pietro Borromeo
Pagg. 185 -Prezzo € 14,00 |
Miti Che Vanno Eterni Fra la Terra e il Cielo
Pietro Borromeo ha elaborato nuove interpretazioni dei miti classici. E forse è riuscito a trovare quelle più giuste e più aderenti all'anima, dove uomini e dèi incrociano le loro azioni. Storie antiche in cui c'è sempre qualcosa di nostro, perché le donne e gli uomini di cui si narra non sono diversi da quelli di oggi: stessi vizi, virtù, sentimenti, sogni. E anche gli dèi sono umani. E così, nella nostra coscienza profonda, i miti vengono intesi come la massima espressione dell'uomo. È per ciò che uniscono la terra al cielo e restano eterni. Con questo libro sulle divinità del classicismo greco, le tematiche politeiste non sono affrontate in antitesi con il monoteismo, come il titolo potrebbe indurre a pensare. I personaggi mitologici sono simboli allegorici e retorici per comunicare l'interiorità e l'esteriorità degli elementi più significativi del percorso esistenziale dell'umanità. Un percorso tridimensionale tra "terra e cielo" (e forse anche oltre) nel quale si avvicendano eternamente le polarità opposte di diversa natura in una dimensione temporale azzerata. I miti sono trattati in genere in maniera erudita e per lo più noiosa e possono sembrare tanto lontani da noi; in questo saggio riappaiono al lettore liberati dall’erudizione, con una vita simile a quella attuale dell’uomo di sempre. Uomini e dèi sono vivi e reali, con vizi e valori, e si impara ad amarli o a detestarli, ad approvarli o a criticarli, a partecipare alle loro vicende; ma quello che è senz’altro eccezionale è che ciò avviene nel più assoluto rispetto del racconto mitologico quale ci è stato tramandato. Si scopre così (e in maniera piacevolissima) che il mito fa parte del tessuto umano e psicologico dell’uomo: ecco perché “vanno eterni fra la terra e il cielo”. I personaggi sono reali e, nel leggere le loro vicissitudini, sembra di essere presenti. Le storie scelte, specialmente quelle che riguardano personaggi femminili, sembrano rispecchiarsi nella realtà. Sembra quasi che Semiramide, Bauci, Filemone, Narciso, Ares, Ermes... siano lì davanti a noi. Davvero notevole la capacità dell'Autore di esprimere tanto poeticamente e al contempo modernamente il suo amore per gli antichi dèi... Egli dice che sono lì che aspettano soltanto un nostro cenno per tornare in mezzo a noi
L'Autore: Pietro Borromeo È nato a Roma il 25 settembre 1937 e della sua romanità scherzosamente dice: “È pur vero che sono di origine milanese, ma dopo due secoli mi sento romano”. Avvocato, ha esercitato la professione lavorando con successo in Italia e all’estero, finché non s’è ritirato per potersi dedicare al mondo interiore ed è stato un grosso sacrificio, però c’è riuscito. È membro della Lega Italiana per i Diritti dell’Uomo. Appassionato di equitazione, ha spaziato dall’agonismo ai viaggi a cavallo di cui è stato un assoluto precursore. Spiega (a chi lo vuol sapere) che, quando si raggiunge un’unione perfetta con il cavallo, si comprende com’è nato il mito del centauro. Poi ti racconta (se gli dai spago) che in sella si arriva dove la natura e l’uomo si fondono insieme. Sposato con una donna stupenda, ha tre bellissimi figli ed è nonno di quattro nipotini uno meglio dell’altro. È dunque felice? Sì, nei limiti della condizione umana. D’altra parte, sostiene che il dottor Pangloss aveva perfettamente ragione insegnando a Candido che viviamo nel migliore dei modi possibili nel migliore dei mondi possibili. Poi aggiunge che questa vita, dove tutto è fatica, è l’inferno, in cui siamo stati sbattuti per poter riconquistare il paradiso perduto. Quest’inferno è ideato così bene che il solo pensiero di uscirne, con la morte, per lo più ci terrorizza e la sofferenza, unico mezzo che ha l’uomo per evolvere, ci fa orrore. Poi ti cita un mistico arabo del XIII secolo, Ibn-Ata Allah, che insegnò al proprio discepolo: “Dio ha posto il diavolo come tuo nemico affinché tu possa andare a Lui e quello muove il tuo cuore contro di te affinché tu continui ad andare a Lui”. Attento studioso di religioni (principalmente in chiave gnostica), di alchimia e di astrologia, ha scritto molti saggi diffusi fra gli amanti di queste discipline e ha tenuto conferenze sui rapporti fra la Gnosi e la Cavalleria, sull’influenza della Gnosi sul pensiero scientifico attuale, e sul rilievo che ancora oggi hanno i Cavalieri Templari. Ha condotto per un certo periodo anche un seminario di cristianesimo gnostico. Si è dedicato ad approfondire l’origine delle lingue indoeuropee per poter meglio conoscere il meccanismo del linguaggio corrente, soprattutto i significati che, fin dalla più remota antichità, questa cultura attribuiva a termini di cui oggi s’è persa la portata simbolica e religiosa. Crede in un Ente Supremo, ma non è un devozionale e cerca, semmai, di essere un mistico. Quasi sempre è allegro perché giura che tutto è un gioco in questa dimensione terrena: da giocare seriamente, ma pur sempre un gioco. Dell’uomo dice che è l’avventura spazio-temporale di Dio ed è convinto della sua capacità di evolvere e che, quindi, si debba lavorare al bene e al progresso dell’Umanità. Ha scritto per questa casa editrice: Miti che vanno eterni tra la terra e il cielo (Fermento 2004) dove vengono elaborato nuove interpretazioni dei miti classici latini e greci; Camminate Romane (Fermento 2004) sulle sensazioni stimolate dal camminare per Roma; L’ombra del bafometto (Fermento 2005) un thriller esoterico che è la risposta al Codice da Vinci.
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