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I "ROTOLI DEL MAR MORTO"
C'é chi li ha definiti una "bomba teologica", che minaccia di scoppiare da un momento all'altro. A oltre cinquant'anni dal ritrovamento, i manoscritti di Qumran (antica città nei pressi del Mar Morto) continuano ad alimentare polemiche tra storici, biblisti e papirologi, divisi sull'interpretazione di questi testi che pongono in relazione l'origine del Cristianesimo con l'ambiente culturale ebraico, facendo emergere gli stretti collegamenti esistenti fra la Chiesa nascente e i movimenti religiosi dell'epoca.
Undici grotte. Era la primavera del 1947 quando alcuni pastori nomadi, aggirandosi fra le rovine di Qumran alla ricerca di una pecora smarrita, entrarono in una delle tante grotte di quell'area desertica e rocciosa e ruppero inavvertitamente un'anfora, dimenticata lì, da secoli, insieme a molte altre. All'interno scoprirono rotoli di papiro scritti in Ebraico e Aramaico, avvolti in tela di lino e sigillati con bitume. Negli anni successivi furono trovate altre 10 grotte contenenti manoscritti. Secondo gli studiosi appartenevano agli Esseni, una setta ebraica contemporanea di Gesù, che viveva appartata nell'area desertica attorno al Mar Morto. "Il gruppo, nel tentativo di salvare la propria biblioteca dalle legioni romane che stavano per assediare Masada, a sud, nascose i rotoli dopo averli accuratamente imballati, sperando di recuperarli in tempi più propizi" spiega Alberto Soggin - docente di lingua e letteratura ebraica all'Università La sapienza di Roma - "invece l'insediamento venne distrutto e abbandonato, e la biblioteca ritrovata soltanto millenni dopo".
Migliaia di frammenti. I manoscritti sono databili fra il III secolo a.C. e il I secolo d.C. - come hanno confermato anche le analisi al carbonio 14. Finora sono stati trovati tra gli 825 e gli 870 manoscritti (se si comprendono anche quelli su reperti in coccio e altri materiali). Solo le grotte numero 1 e numero 11 contenevano manoscritti relativamente intatti. Quelli della grotta 4, scoperta nel 1954, erano sparpagliati in 15000 frammenti. Questa biblioteca, comprendeva testi biblici e non. Tra i primi: 19 copie del Libro di Isaia, 25 copie del Deuteronomio e 30 dei Salmi. Tra quelli non biblici molti testi che riguardano la setta, cioè contenenti regole, statuti e principi propri della comunità essenna.
"La ricomposizione dei frammenti procedette abbastanza rapidamente" nota Elio Jucci, ricercatore del dipartimento di scienze dell'antichità dell'Università di Pavia. "Seguì una prima trascrizione dei manoscritti e la preparazione di una concordanza, cioè un elenco sistematico del lessico e dei motivi ricorrenti. Poi cominciò il lentissimo processo di pubblicazione, che non si é ancora concluso". Il ritardo nella pubblicazione, secondo Robert Eisenman, uno dei primi studiosi ad aver avuto accesso ai frammenti, sarebbe dovuto ad una precisa volontà di nascondere testi che, con la loro pubblicazione, avrebbero messo in crisi la "teoria ufficiale" di interpretazione dei manoscritti e del movimento che li avrebbe prodotti. E' in questo contesto che alcuni studiosi hanno ipotizzato un complotto del Vaticano per nascondere la verità. In realtà, secondo Alberto Soggin, la confusione e il sospetto sono stati alimentati dal fatto che, in una prima fase, i testi furono pubblicati in fretta e furia, molti addirittura in edizione economica. "Nella celerità del lavoro" dice Soggin "non poche letture approssimative, talvolta errate, sono entrate nei testi critici per restarvi a lungo".
Il Messia di Qumran. Il primo a rendere noto il contenuto dei rotoli era stato Edmund Wilson, che in un articolo del 1955 aveva segnalato una serie di analogie sul piano ideologico ed organizzativo tra la comunità di Qumran e la Chiesa nascente. Anche secondo l'orientalista francese André Dupont-Sommer ci sarebbero strette analogie fra Esseni e chiesa primitiva e, i testi qumranici, dimostrerebbero la non originalità della fede cristiana. Gesù, il Maestro della Galilea, non sarebbe stato altro che il "Maestro di giustizia", fondatore ed ideologo degli Esseni, nominato spesso nei rotoli; ambedue i "maestri" predicavano la povertà, l'umiltà, la castità, l'amore per il prossimo; ambedue proclamavano l'obbedienza incondizionata alla Torah, la legge di Mosé, perfezionata però dalla loro predicazione; ambedue si presentavano come il Messia; ambedue erano stati perseguitati dal Giudaismo ufficiale e mesi a morte, ma sarebbero tornati alla fine dei tempi per sedere in giudizio; ambedue avevano creato una struttura organizzativa per i propri aderenti il cui rito principale era il pasto comune. In conclusione, l'anteriorità cronologica del Maestro di Qumran renderebbe evidente che la setta é più antica della Chiesa e che, quest'ultima, ha preso da quella e non il contrario. Ma altri, e sono la maggioranza, hanno contraddetto le tesi di Dupont-Sommer mettendo in luce le differenze della personalità di Gesù: la centralità del suo comandamento dell'amore e della sua libertà nei confronti dell'ascesi e della purezza rituale, ritenuta invece dagli uomini di Qumran requisiti fondamentali per entrare nel regno dei cieli.
Il primo Vangelo. Una ulteriore conferma degli stretti rapporti fra essenismo e cristianesimo sembra però provenire dalla grotta numero 7, scoperta nel 1955, che aveva la particolarità di contenere 18 frammenti scritti in greco. I primi due, identificati con Esodo,28:4-6 e Baruc,6:43-44, sono, sotto molti aspetti, diversi dalla versione greca detta dei settanta, ma la vera bomba teologica si nasconde nel quinto frammento, il 7Q5: venti lettere sopra un pezzo di papiro grande quanto un francobollo. Nel 1972, il papirologo spagnolo José O'Callaghan, ricercatore dell'istituto biblico di Roma, mentre stava lavorando alla catalogazione di questi frammenti, si accorse che il 7Q5 non conteneva un testo del Vecchio testamento, ma i versetti 52 e 53 del capitolo sesto del Vangelo di Marco.
L'intuizione del papirologo fu in seguito sottoposta a rigorose verifiche scientifiche. Il gruppo testuale del 7Q5 è stato confrontato al computer con tutta la letteratura greca nota dell'epoca, ma l'unica risposta è stata Mc, 6: 52-53 . E la probabilità che si possa trovare casualmente un altro testo letterario con la stessa disposizione di spazi e lettere è stata calcolata essere di 1 su 900 miliardi! Ma c'é di più: considerazioni sullo stile di scrittura usato nel frammento, lo Zierstill e il confronto con altri frammenti di datazione certa, hanno permesso di sostenere che il 7Q5 non sia più tardo del 50 d.C. Sarebbe questo, dunque, il più antico frammento di Vangelo.
"Si dava per scontato" dice O'Callaghan "che dalla morte di Cristo alla stesura del Vangelo di Marco, fossero passati 40 anni, scoprire invece che ne passarono meno di 20 lascia ritenere che si cominciò a mettere per iscritto la predicazione di Gesù, quando ancora erano in vita i testimoni oculari dei fatti". Gli autori dei Vangeli, in altre parole, non avrebbero avuto il tempo di mitizzare la figura di Gesù fino a presentarla come quella di Dio, come invece pretendeva la scuola liberale, fautrice della "demitizzazione" del cristianesimo. Perché allora questo piccolo frammento di papiro incontra ancora tanta resistenza nel mondo cattolico? "Che si tratti di un testo di Marco o no, entrambe le tesi non depongono a favore della Chiesa" risponde lo studioso David Donnini. "L'elemento significativo non é tanto la retrodatazione, ma che quel testo, se davvero è un Vangelo primitivo di Marco, sia stato trovato in quel posto, cioè nella biblioteca di una setta ebraica. Per quale motivo una setta, così esclusivista come quella Qumranica, avrebbe dovuto conservare gli scritti Cristiani se non ci fosse stata una relazione molto stretta, o addirittura una identità, tra il movimento del sedicente Messia della comunità essena e quello del Messia di Nazareth?"
Fonte : mensile FOCUS
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