In questo piccolo ma splendido libro vengono
analizzate, tradotte, decifrate e spiegate egregiamente le
lastre parietali ornate con bassorilievi, decorazioni e iscrizioni
di quattro mastabe:
- jwnw (mastaba G 4150)
- wp-m-nfr.t (mastaba G 1201)
- nfr (mastaba G 1207)
- nfr=t(j) j3b.t (mastaba G 1225)
La mastaba è il
monumento funerario adottato in Egitto nell'Antico Regno e talvolta
anche in epoca più tarda. Questo particolare tipo di sepoltura è
composto da porte, false porte, stanze, corridoi e un pozzo ipogeo.
Generalmente queste strutture sono piuttosto compatte e la loro
lunghezza non supera i tre metri, anche se in talune si arriva a
cinquanta. La cripta con il sarcofago del defunto si trova nel pozzo
ipogeo. Al defunto era riservato anche il serdab, uno stretto
corridoio ricavato nella costruzione e comunicante generalmente con
il resto dei vani mediante una stretta fessura orizzontale
estremamente esigua: là erano conservate le statue che lo
raffiguravano e che dovevano sostituire il corpo destinato a
corrompersi. Le mastabe più antiche avevano come unico
elemento decorativo la falsa porta e su quella, oltre ai
titoli del morto, possono spesso figurare elementari scene
d'offerta.
Il progressivo svuotarsi
della costruzione (che arriverà con la IV e più ancora con la V
dinastia, a ridurre al mastaba ad un complesso di camere che
svuoteranno quasi completamente l'edificio, mutandone totalmente la
disposizione), mise a disposizione degli artisti sempre più vaste
zone libere nelle pareti interne, che potevano così facilmente
essere ricoperte di scene e di figure, senza compromettere la
semplicità dell'insieme architettonico.
A Menfi, dove le mastabe
sono ricoperte di calcare fino, la decorazione è in rilievo
ricoperto di colori; in provincia, specie dove la pietra è di
cattiva qualità, può essere semplice pittura su stucco. La
mastaba era dunque la casa del defunto e veniva decorata con
scene che ne ricordassero la vita: Quindi sulle pareti non c'era
solo il rito funerario, ma anche la vita quotidiana del defunto, i
suoi passatempi, la sua occupazione... fornendoci straordinari
dettagli documentali di quel tempo.
E ad alcune di queste lastre
parietali decorate è stata data la parola e nuova vita, grazie alla
sapiente interpretazione degli Autori. Ogni stele ha rivelato una
storia, come se il tempo si fosse fermato...
Giuliana Rigamonti
è nata a Sondrio. Diplomata presso l'Università Cattolica di
Milano e presso l'Association Angevine et Nantaise d'Egytologie
ISIS, ha collaborato con Marco E. Chioffi e Patrice Le
Guilloux alla traduzione integrale di: Le avventure di Sinuhe,
Il racconto del Naufrago, Il Papiro Westcar e l'Oasita Eloquent,
Le Stele della IV dinastia, Un dispaccio da Mirgissa.
Marco E. Chioffi è
nato a Milano nel 1942. Laureato alla Statale di Milano in Lettere
Classiche, è specializzato in archeologia sottomarina (tesi sui
relitti dell'Arcipelago Toscano), ha collaborato con le
Soprintendenze di Liguria, Toscana, e con l'Istituto
Internazionale di Studi Liguri. Dal 1980 studia l'archeologia
sottomarina di Pantelleria. Collabora con la Sezione Archelogica
della Soprintendenza BB. CC. AA. di Trapani. E' autore dei libri:
Archeologia sottomarina fonte di conoscenza del commercio
marittimo antico e Anfore a Pantelleria e di molti
articoli per pubblicazioni italiane e americane. Ha tradotto
integralmente, con P. Le Guilloux e G. Rigamonti, Le avventure
di Sinuhe, Il racconto del Naufrago, Il Papiro Westcar e l'Oasita
Eloquent, Le Stele della IV dinastia, Un dispaccio da Mirgissa.
E'
membro dell'Institute of Nautical Archaelogy, dell'Associazione
Italiana Archeologi Subacquei, dell'European Association of
Archaelogist, dell'American Research Center in Egypt,
dell'Association Angevine et
Nantaise d'Egytologie ISIS, dell'Istituto Italiano
Archeologia Etnologia Navale, dell'International
Association of Egyptologysts e di The Egypt Exploration
Society.
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