La caccia alle streghe
I motivi dello sterminio
Le streghe come erboriste
Le streghe come seguaci di riti pagani
Le streghe come malate di mente
Le confessioni delle streghe
La tortura
Le condanne a morte
Storia del reato di stregoneria
Il MalIeus Maleficarum
Lutero, il Diavolo e le streghe
La demonologia
Il reato di stregoneria
Streghe ed eresia
La fine della persecuzione
Il processo
PARTE SECONDA:
I MAGHI E GLI ALCHIMISTI
La magia
L'alchimia
Magia, alchimia e potere nel Medioevo
Magia, alchimia e potere nel Rinascimento
Magia, alchimia e potere nella Controriforma
I Rosacroce
Giordano Bruno
Il processo
CONCLUSIONE
APPENDICE
BIBLIOGRAFIA
ANTEPRIMA DELL’OPERA:
(estratto)
Storia del reato di stregoneria
Sin dall’epoca romana era diffusa l’opinione che i poteri delle
streghe derivassero dalle divinità.
Poiché all’epoca lo stato controllava la religione e le sue
manifestazioni pubbliche, era inevitabile che nascesse un
conflitto tra le pratiche magiche ufficialmente ammesse dalle
autorità e quelle eterodosse della stregoneria.
L’operato delle streghe veniva aspramente criticato perché si
riteneva che esse, attraverso le loro formule magiche,
riuscissero ad utilizzare le divinità ufficiali per scopi
privati. Scriveva a questo proposito il poeta Lucano:
«Che travaglio è mai questo per i numi, di obbedire alle
formule di incantesimo e ai filtri magici, cos’è mai questa
paura di non tenerne conto? Quale tipo di patto vincolò e
costrinse i celesti? Adempiere ai comandi delle streghe è una
necessità o un piacere? Esse riescono ad ottenere tutto solo
perché ignorano il rispetto per gli dei e per gli uomini o la
loro forza risiede in minacce misteriose? Hanno questo diritto
su tutti i numi o le loro formule esercitano un potere su un dio
ben preciso, che è in grado di costringere il mondo a tutto ciò
cui egli stesso è costretto?»
Questi interrogativi, sorti in ambiente pagano e politeista,
anticipavano di secoli i dibattiti dei teologi cattolici e
protestanti sull’origine dei poteri delle streghe che, nelle
demonologie dell’età moderna verrà ricondotta ai loro rapporti
con il diavolo.
Nel mondo classico i loro poteri venivano ritenuti di origine
soprannaturale e fatti derivare dai “daimones” che nella
religione dell’epoca erano esseri intermedi tra gli dei e gli
uomini.
Sin dall’epoca romana anteriore alla nascita del Cristianesimo,
quindi, la pratica della stregoneria era vista con sospetto, in
quanto in conflitto con la religione e la divinazione ufficiali,
appannaggio di quella minoranza della popolazione che deteneva
il potere politico, cioè i cittadini di sesso maschile.
La stregoneria era invece associata alle donne, agli stranieri,
ai non cittadini ed agli schiavi ed era quindi relegata in una
posizione di inferiorità rispetto ai culti ortodossi, praticati
dalla classe dominante.
Il timore che la stregoneria, in quanto pratica occulta non
autorizzata, portasse turbamenti dell’ordine pubblico, portò a
fenomeni repressivi, quali l’espulsione da Roma degli astrologi
e negromanti non ufficiali nel 33 a.C. e la condanna a morte
negli anni 184-79 di circa tremila persone, accusate di aver
fatto “veneficia”, cioè pratiche magiche dirette a nuocere o ad
uccidere esseri umani.
La più antica raccolta di leggi romane, il Codice delle
Dodici Tavole (451-50 a.C.), conteneva quindi norme contro
chi operasse sortilegi con l’intento di danneggiare qualcuno.
La legge principale contro la magia fu la Lex Cornelia de
sicariis et veneficiis, promulgata nell’82 a.C.
Se da una parte la stregoneria veniva condannata in quanto
pratica religiosa non ufficiale e non controllata dalla classe
dominante, dall’altra essa veniva dileggiata e considerata una
forma di ignoranza e di superstizione: gli stessi Cicerone e
Plinio il Vecchio, ad esempio, nei loro scritti prendevano
decisa posizione contro l’ingenua credulità del popolino, che si
affidava a maghi e streghe per tentare di risolvere i suoi
problemi.
Riprendendo questa teoria che considerava la stregoneria una
forma di superstizione, nell’alto medioevo la normativa in
materia affermava che le streghe non esistevano e che i loro
voli notturni erano solo suggestioni della fantasia. In un
capitolare di Carlo Magno del 785 d.C. veniva considerato
superstizioso chi credeva alle streghe e le perseguiva.
Appartiene sempre all’epoca carolingia il Canon Episcopi,
provvedimento ecclesiastico rivolto ai vescovi della Renania,
attribuito da alcuni studiosi a Carlo il Calvo e datato nell’872
d.C., inserito nel 1147 nel Decretum Gratiani, la più
importante raccolta medioevale di diritto canonico, nel quale si
legge:
«I vescovi ed i loro ministri facciano in modo di applicarsi
con tutte le loro energie per sradicare interamente dalle loro
parrocchie la pratica perniciosa inventata dal diavolo; e se si
trovassero uomini o donne che si dedicano a tali scelleratezze
li caccino dalle parrocchie, perché si tratta di gente turpe e
disonesta … Non va dimenticato che certe donne depravate, le
quali sono rivolte a Satana e sono state sviate dalle sue
illusioni e seduzioni, credono e affermano di cavalcare
nottetempo certe bestie, in compagnia di una moltitudine di
donne, al seguito di Diana, dea pagana, o di Erodiade e di
attraversare istantaneamente, nel silenzio della notte, enormi
spazi di terre e di ubbidire agli ordini di questa loro signora
e di essere chiamate in certe notti al suo servizio … Perciò
nelle chiese a loro assegnate i preti debbono costantemente
predicare al popolo di Dio che queste cose sono completamente
false e che tali fantasie non sono evocate nelle menti dei
fedeli dallo spirito divino, bensì da quello malvagio. Satana
infatti si trasforma in angelo della luce e prende possesso
della mente di queste donnicciole e le sottomette a sé causa la
loro scarsa fede ed incredulità, immantinente egli assume
aspetto e sembianze di persone diverse e durante la notte
inganna la mente che tiene prigioniera, alternando visioni liete
e tristi, gente nota e ignota e le conduce in cammini mai
praticati, e nonostante la donna infedele sperimenti questo
solamente nello spirito, ella crede che questo avvenga nel corpo
e non nella mente. A chi, infatti, non è mai accaduto d’uscire
fuori di sé durante il sonno o nelle visioni notturne e di
vedere, dormendo, cose che da sveglio non aveva mai visto? Chi
può essere tanto sciocco o ottuso da credere che tutte queste
cose che accadono solo nello spirito avvengono anche nel corpo?
… Perciò chiunque credesse che una creatura possa cambiare in
meglio o in peggio, o assuma diverso aspetto o sembianze per
opera di qualcuno che non sia lo stesso Creatore, il quale tutto
ha fatto e per mezzo del quale tutte le cose sono state fatte, è
indubbiamente un infedele e sicuramente peggiore dei pagani».
Nel Canon Episcopi si sostiene quindi che le streghe non
esistono, che le loro suggestioni sono provocate dal diavolo e
che chi crede alla loro esistenza ed ai loro poteri commette
peccato. Si dà perciò incarico ai vescovi ed ai sacerdoti di
predicare per estirpare completamente dai fedeli tali erronee
credenze.
Nel Decretum Gratiani si trova però un’altra norma,
diversa dal Canon Episcopi e relativa all’impotenza
sessuale, nella quale si parla espressamente di incantesimi per
procurare la sterilità, posti in essere dalle streghe con il
concorso del diavolo. Questa disposizione ecclesiastica sarà
presa a base da tutta la successiva normativa canonica e laica
che riconoscerà l’esistenza delle streghe e ne prevederà la
repressione.
Tale nuova prospettiva venne ufficializzata nel 1326, quando
papa Giovanni XXII emanò la bolla Super illius specula,
con la quale si invertì l’ottica con cui il Canon Episcopi,
nella seconda metà del IX secolo, aveva affrontato il problema,
e si affermò che i riti praticati dalle streghe presupponevano
un patto con il diavolo, che esse erano perciò eretiche e come
tali andavano perseguite dall’inquisizione ecclesiastica.
Anche i giuristi laici presero posizione in tal senso: nella sua
opera Concilium del 1341 Bartolo da Sassoferrato, docente
presso l’università di Perugia, pur nutrendo ancora dei dubbi
sulla effettiva realtà dei sortilegi attribuiti alle streghe,
affermava che esse erano eretiche e che quindi dovevano essere
condannate a morte.
Sempre nel XIV secolo Alfonso Tostato, nella sua opera dal
titolo Commentaria, sosteneva invece che il loro volo era
dimostrato dalle Sacre Scritture: erano i diavoli a prendere le
streghe e a trasportarle in volo in luoghi diversi, dove esse si
radunavano e si abbandonavano a rapporti sessuali con i demoni.
Agli inizi del XV secolo era quindi definito con precisione, a
livello teologico, il dogma dell’esistenza delle streghe: i loro
sortilegi, così come i voli notturni erano reali e realizzati
mediante poteri occulti ricevuti dal diavolo. Proprio in virtù
di tale accordo demoniaco, le streghe erano eretiche e come gli
eretici dovevano essere condannate a morte sul rogo.
Questi concetti saranno definitivamente sanciti nel 1486 nel
Malleus Maleficarum, il più importante trattato di
demonologia e di prassi inquisitoriale da applicare nei processi
per stregoneria.
È con tale opera che inizia, almeno sul piano ideologico, la
grande caccia alle streghe dei secoli XVI e XVII.