Autore: Riccardo Frattini

Archè - Edizioni PiZeta

Pagg. 184

Prezzo:  19,00

 

 
 

Streghe, maghi e alchimisti

tra Rinascimento e Controriforma

SOMMARIO

 

 
 

 

PARTE PRIMA:

LE STREGHE

La caccia alle streghe
I motivi dello sterminio
Le streghe come erboriste
Le streghe come seguaci di riti pagani
Le streghe come malate di mente
Le confessioni delle streghe
La tortura
Le condanne a morte

Storia del reato di stregoneria
Il MalIeus Maleficarum
Lutero, il Diavolo e le streghe
La demonologia
Il reato di stregoneria
Streghe ed eresia
La fine della persecuzione
Il processo

PARTE SECONDA:

I MAGHI E GLI ALCHIMISTI

La magia
L'alchimia
Magia, alchimia e potere nel Medioevo
Magia, alchimia e potere nel Rinascimento
Magia, alchimia e potere nella Controriforma
I Rosacroce
Giordano Bruno
Il processo

CONCLUSIONE

APPENDICE

BIBLIOGRAFIA

 

ANTEPRIMA DELL’OPERA: (estratto)

Storia del reato di stregoneria

Sin dall’epoca romana era diffusa l’opinione che i poteri delle streghe derivassero dalle divinità.

Poiché all’epoca lo stato controllava la religione e le sue manifestazioni pubbliche, era inevitabile che nascesse un conflitto tra le pratiche magiche ufficialmente ammesse dalle autorità e quelle eterodosse della stregoneria.

L’operato delle streghe veniva aspramente criticato perché si riteneva che esse, attraverso le loro formule magiche, riuscissero ad utilizzare le divinità ufficiali per scopi privati. Scriveva a questo proposito il poeta Lucano:

«Che travaglio è mai questo per i numi, di obbedire alle formule di incantesimo e ai filtri magici, cos’è mai questa paura di non tenerne conto? Quale tipo di patto vincolò e costrinse i celesti? Adempiere ai comandi delle streghe è una necessità o un piacere? Esse riescono ad ottenere tutto solo perché ignorano il rispetto per gli dei e per gli uomini o la loro forza risiede in minacce misteriose? Hanno questo diritto su tutti i numi o le loro formule esercitano un potere su un dio ben preciso, che è in grado di costringere il mondo a tutto ciò cui egli stesso è costretto?»

Questi interrogativi, sorti in ambiente pagano e politeista, anticipavano di secoli i dibattiti dei teologi cattolici e protestanti sull’origine dei poteri delle streghe che, nelle demonologie dell’età moderna verrà ricondotta ai loro rapporti con il diavolo.

Nel mondo classico i loro poteri venivano ritenuti di origine soprannaturale e fatti derivare dai “daimones” che nella religione dell’epoca erano esseri intermedi tra gli dei e gli uomini.

Sin dall’epoca romana anteriore alla nascita del Cristianesimo, quindi, la pratica della stregoneria era vista con sospetto, in quanto in conflitto con la religione e la divinazione ufficiali, appannaggio di quella minoranza della popolazione che deteneva il potere politico, cioè i cittadini di sesso maschile.

La stregoneria era invece associata alle donne, agli stranieri, ai non cittadini ed agli schiavi ed era quindi relegata in una posizione di inferiorità rispetto ai culti ortodossi, praticati dalla classe dominante.

Il timore che la stregoneria, in quanto pratica occulta non autorizzata, portasse turbamenti dell’ordine pubblico, portò a fenomeni repressivi, quali l’espulsione da Roma degli astrologi e negromanti non ufficiali nel 33 a.C. e la condanna a morte negli anni 184-79 di circa tremila persone, accusate di aver fatto “veneficia”, cioè pratiche magiche dirette a nuocere o ad uccidere esseri umani.

La più antica raccolta di leggi romane, il Codice delle Dodici Tavole (451-50 a.C.), conteneva quindi norme contro chi operasse sortilegi con l’intento di danneggiare qualcuno.

La legge principale contro la magia fu la Lex Cornelia de sicariis et veneficiis, promulgata nell’82 a.C.

Se da una parte la stregoneria veniva condannata in quanto pratica religiosa non ufficiale e non controllata dalla classe dominante, dall’altra essa veniva dileggiata e considerata una forma di ignoranza e di superstizione: gli stessi Cicerone e Plinio il Vecchio, ad esempio, nei loro scritti prendevano decisa posizione contro l’ingenua credulità del popolino, che si affidava a maghi e streghe per tentare di risolvere i suoi problemi.

Riprendendo questa teoria che considerava la stregoneria una forma di superstizione, nell’alto medioevo la normativa in materia affermava che le streghe non esistevano e che i loro voli notturni erano solo suggestioni della fantasia. In un capitolare di Carlo Magno del 785 d.C. veniva considerato superstizioso chi credeva alle streghe e le perseguiva.

Appartiene sempre all’epoca carolingia il Canon Episcopi, provvedimento ecclesiastico rivolto ai vescovi della Renania, attribuito da alcuni studiosi a Carlo il Calvo e datato nell’872 d.C., inserito nel 1147 nel Decretum Gratiani, la più importante raccolta medioevale di diritto canonico, nel quale si legge:

«I vescovi ed i loro ministri facciano in modo di applicarsi con tutte le loro energie per sradicare interamente dalle loro parrocchie la pratica perniciosa inventata dal diavolo; e se si trovassero uomini o donne che si dedicano a tali scelleratezze li caccino dalle parrocchie, perché si tratta di gente turpe e disonesta … Non va dimenticato che certe donne depravate, le quali sono rivolte a Satana e sono state sviate dalle sue illusioni e seduzioni, credono e affermano di cavalcare nottetempo certe bestie, in compagnia di una moltitudine di donne, al seguito di Diana, dea pagana, o di Erodiade e di attraversare istantaneamente, nel silenzio della notte, enormi spazi di terre e di ubbidire agli ordini di questa loro signora e di essere chiamate in certe notti al suo servizio … Perciò nelle chiese a loro assegnate i preti debbono costantemente predicare al popolo di Dio che queste cose sono completamente false e che tali fantasie non sono evocate nelle menti dei fedeli dallo spirito divino, bensì da quello malvagio. Satana infatti si trasforma in angelo della luce e prende possesso della mente di queste donnicciole e le sottomette a sé causa la loro scarsa fede ed incredulità, immantinente egli assume aspetto e sembianze di persone diverse e durante la notte inganna la mente che tiene prigioniera, alternando visioni liete e tristi, gente nota e ignota e le conduce in cammini mai praticati, e nonostante la donna infedele sperimenti questo solamente nello spirito, ella crede che questo avvenga nel corpo e non nella mente. A chi, infatti, non è mai accaduto d’uscire fuori di sé durante il sonno o nelle visioni notturne e di vedere, dormendo, cose che da sveglio non aveva mai visto? Chi può essere tanto sciocco o ottuso da credere che tutte queste cose che accadono solo nello spirito avvengono anche nel corpo? … Perciò chiunque credesse che una creatura possa cambiare in meglio o in peggio, o assuma diverso aspetto o sembianze per opera di qualcuno che non sia lo stesso Creatore, il quale tutto ha fatto e per mezzo del quale tutte le cose sono state fatte, è indubbiamente un infedele e sicuramente peggiore dei pagani».

Nel Canon Episcopi si sostiene quindi che le streghe non esistono, che le loro suggestioni sono provocate dal diavolo e che chi crede alla loro esistenza ed ai loro poteri commette peccato. Si dà perciò incarico ai vescovi ed ai sacerdoti di predicare per estirpare completamente dai fedeli tali erronee credenze.

Nel Decretum Gratiani si trova però un’altra norma, diversa dal Canon Episcopi e relativa all’impotenza sessuale, nella quale si parla espressamente di incantesimi per procurare la sterilità, posti in essere dalle streghe con il concorso del diavolo. Questa disposizione ecclesiastica sarà presa a base da tutta la successiva normativa canonica e laica che riconoscerà l’esistenza delle streghe e ne prevederà la repressione.

Tale nuova prospettiva venne ufficializzata nel 1326, quando papa Giovanni XXII emanò la bolla Super illius specula, con la quale si invertì l’ottica con cui il Canon Episcopi, nella seconda metà del IX secolo, aveva affrontato il problema, e si affermò che i riti praticati dalle streghe presupponevano un patto con il diavolo, che esse erano perciò eretiche e come tali andavano perseguite dall’inquisizione ecclesiastica.

Anche i giuristi laici presero posizione in tal senso: nella sua opera Concilium del 1341 Bartolo da Sassoferrato, docente presso l’università di Perugia, pur nutrendo ancora dei dubbi sulla effettiva realtà dei sortilegi attribuiti alle streghe, affermava che esse erano eretiche e che quindi dovevano essere condannate a morte.

Sempre nel XIV secolo Alfonso Tostato, nella sua opera dal titolo Commentaria, sosteneva invece che il loro volo era dimostrato dalle Sacre Scritture: erano i diavoli a prendere le streghe e a trasportarle in volo in luoghi diversi, dove esse si radunavano e si abbandonavano a rapporti sessuali con i demoni.

Agli inizi del XV secolo era quindi definito con precisione, a livello teologico, il dogma dell’esistenza delle streghe: i loro sortilegi, così come i voli notturni erano reali e realizzati mediante poteri occulti ricevuti dal diavolo. Proprio in virtù di tale accordo demoniaco, le streghe erano eretiche e come gli eretici dovevano essere condannate a morte sul rogo.

Questi concetti saranno definitivamente sanciti nel 1486 nel Malleus Maleficarum, il più importante trattato di demonologia e di prassi inquisitoriale da applicare nei processi per stregoneria.

È con tale opera che inizia, almeno sul piano ideologico, la grande caccia alle streghe dei secoli XVI e XVII.

 

 
 
 
 

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