Cinquemila anni fa fu la volta di Krishna, ora un altro Maestro del
Mondo si incarna per noi.
Sai Baba nasce a Puttaparti, un piccolo miserabile villaggio
dell'India del sud, a 160 chilometri da Bangalore. Il villaggio è
completamente isolato dal resto del mondo. I contatti con i centri
tecnologicamente avanzati dove sembra brillare una scintilla di civiltà
sotto la bandiera di Sua Maestà britannica sono mantenuti da qualche
carro trainato da buoi che impiega giorni e giorni per arrivare a
destinazione. Spostarsi da un villaggio all'altro è una vera e propria
impresa. Sai Baba nasce, quindi, all'interno di un mondo che ha
conservato le antiche tradizioni, i culti incontaminati, e dove
l'indiano resta sempre un ricercatore dell'Assoluto. E dove avrebbe
potuto nascere questo grande personaggio se non là dove si mantiene viva
la fiaccola della devozione a Dio?
La Sua nascita viene annunciata da strani segni che non vengono bene
decifrati dai familiari. Gli strumenti musicali suonano da soli come
volessero annunciare l'apparizione di un prodigioso condottiero
spirituale destinato a capovolgere il destino dell'umanità. E quando il
piccolo Sathya Narayena Raju (questo è il nome anagrafico del corpo che
giunge a Puttaparti) viene alla luce, non c'è nulla che possa far
pensare ad una incarnazione di Dio. Non arriva un angelo ad annunciare
alla madre che sta per partorire un corpo che trasporta il Divino. La
nascita è come quella di tutti i bimbi di questo mondo. Per tre anni la
mamma lo alleva con l'amore tipico delle mamme, ma ecco che si scopre
una strana capacità posseduta dal piccolo Sathya. Egli fa apparire
dall'aria oggetti e frutta che dona ai Suoi piccoli amici. E' l'inizio
del periodo dei lila, i miracoli che Baba chiama i giochi
del divino. E sono proprio i miracoli che incuriosiscono la gente.
Da uno stesso albero di tamarindo, che sorge sulla collina di
Puttaparti, Sai Baba fa nascere frutti diversi. Mango, banane, papaie,
mele e cocchi nascono da uno stesso ramo e vanno a gratificare i
compagni che oramai riconoscono la divinità del piccolo Sathya. I
bambini, nella loro semplicità ed innocenza, arrivano sempre prima degli
adulti.
Gli anni della scuola comportano vicissitudini e disagi per il
piccolo Narayena (si pronuncia Naràiena) che deve allontanarsi anche dai
genitori, finché un giorno del 1940 dichiara di essere Sai Baba,
incarnazione di Dio sceso in terra per risvegliare la divinità che
alberga in ogni uomo e per riportare a galla la verità, l'amore, la
giustizia, la rettitudine e diffondere la pace nel mondo. Sono
dichiarazioni drammatiche quelle che fa il piccolo Sathya, soprattutto
se si pensa che ha appena 13 anni.
I devoti cominciano già ad affollare la misera casa. Chiedono delle
prove. Il piccolo Sai lancia in aria petali di fiori che, cadendo, vanno
a disporsi in maniera tale da formare il nome Sai Baba in
telegu, la lingua locale.
L'incredibile si spinge oltre i confini della regione dell'Andra
Pradesh dove e' situato il villaggio di Puttaparti. In alcuni templi
succede uno strano fenomeno. I devoti che si recano a pregare al tempio,
al posto della statua di Dio vedono il volto sorridente di Sathya.
Inizia, così, il pellegrinaggio dei ricercatori spirituali che si
spingono, non senza difficoltà, fino al villaggio che ospita
l'Incarnazione Divina. Le notizie si diffondono e i curiosi, insieme ai
devoti, vanno ben presto ad affollare la casa di Baba. Il piccolo ashram
che il giovane ha costruito non è sufficiente ad ospitare i pellegrini
che devono affrontare anche il problema del vitto. E' Sai Baba che
provvede materializzando il cibo per tutti i pellegrini. La
moltiplicazione del cibo fa parte della vita di tutti i grandi
personaggi mistici. Anche in questi anni Sai Baba è stato visto
moltiplicare il riso per sfamare centinaia di persone presenti al suo
darshan. Darshan vuol dire apparizione e fa riferimento al
momento in cui il Maestro appare ai devoti.
Coloro che hanno avuto la fortuna di venire in contatto con Sai Baba
durante i primi anni del Suo apostolato hanno assistito a miracoli
grandiosi, ripetuti, numerosissimi; hanno assistito alla
materializzazione della statua di Shiva (Dio) dalla sabbia del fiume
Citravaty che costeggia Puttaparti, al dirottamento delle acque del
fiume in piena, all'arresto della pioggia. Fino a qualche anno fa era
possibile avvicinare il Maestro con discreta facilità e assistere, così,
in diretta, a guarigioni miracolose o a rianimazioni di cadaveri.
Qualcuno, come l'ingegnere nucleare Vemu Mucunda di Londra e il dottor
Polenghi Francesco di Milano, è rimasto nell'ashram di Baba per
diversi anni e ha avuto l'opportunità di valutare in maniera scrupolosa
l'onniscienza e l'onnipotenza di questo personaggio.
Le caratteristiche del divino
Sai Baba dichiara di essere l'Avatar, il Salvatore atteso dalla
storia. Gli antichi testi annunciano che l'Avatar, per potere essere
riconosciuto, deve portare con sé segni ed attributi ben precisi.
L'Avatar deve avere innazitutto dei segni cutanei. Questi
segni devono necessariamente comparire nella parte sinistra del corpo e
sono rappresentati da un neo sulla guancia e da un Garuda
sull'emitorace sinistro. Il Garuda è un'aquila e ha un profondo
significato spirituale.
"Il Garuda è il simbolo del karma", afferma Sai Baba, "e
le due ali simboleggiano la fede (Shradda) e la devozione
(Bhakti). In sanscrito il volatile prende il nome di Hridaya Vihaga,
che significa l'uccello del cuore le cui azioni sono il risultato della
fede e della devozione. Krishna aveva questo segno e con Lui tutti i Sai".
Il segno del Garuda che Baba porta sull'emitorace sinistro venne
mostrato al dr. Fanibunda, negli anni '70.
A fianco dei segni cutanei l'Avatar deve possedere i 15 Kalas.
I Kalas sono gli attributi divini e comprendono:
- il controllo assoluto sul corpo fisico,
- il controllo delle facoltà psichiche,
- il controllo su tutti gli elementi della natura.
In termini più precisi questo significa onnipotenza, onniscienza,
onnipresenza.
La cultura orientale, come quella occidentale, attribuisce a Dio
alcune caratteristiche molto precise. Pertanto, secondo lo stesso
insegnamento cristiano, Dio è tale in quanto onnipotente, onnisciente e
onnipresente. Nel momento in cui incontriamo un personaggio con queste
caratteristiche siamo autorizzati a riconoscere in lui una potenza
divina. Non ci sono alternative. L'insegnamento che ci è stato impartito
è molto chiaro. Soltanto Dio possiede quegli attributi. Ma i testi
orientali non si accontentano dei Kalas e pretendono anche dei segni
cutanei.
Noi ricercatori siamo ancora più esigenti e pretendiamo che il Grande
Condottiero venga anche annunciato dalle profezie che emergono
all'interno delle Grande Religioni. Riconosceremo, quindi, come
potenza divina soltanto quel personaggio che possiede: i kalas, i segni
cutanei divini e viene annunciato dalle profezie.
Sai Baba possiede i segni cutanei esclusivi di Dio: un neo sulla
guancia sinistra e un Garuda sull'emitorace; ma, non possiamo
ovviamente, accontentarci di questi segni che, incidentalmente,
potrebbero apparire sulla pelle di chiunque. Andremo pertanto a
ricercare tra le antiche profezie per stabilire se l'annuncio della
venuta del Grande Condottiero prevedeva una figura ben precisa in quest'epoca.