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The
synchro energy project,
beyond the holographic
universe
Questo
volume include una descrizione dei primi risultati sperimentali relativi al
Synchro Energy Project, un progetto nato circa due anni fa (2006), il cui
obiettivo era quello di giungere ad una teoria in grado di unificare i
concetti di Sincronicità (Junghiana), Non-Località e Collasso della funzione
d'onda. Gli esperimenti sono stati condotti in un piccolo laboratorio nei
pressi dell'Università di Losanna (Svizzera), con la collaborazione di
Patrick Reiner (fisico teorico, PhD), Jean-Michel Bonnet (ingegnere
elettronico, PhD) e Christine Duval (neuropsicologa e fisiologa). Questo
libro quindi, espone e spiega per la prima volta, le basi teoriche e
sperimentali a sostegno del "Principio di compensazione quantistica dei
nuclei inconsci". Esso dona al lettore attento, degli ottimi spunti di
riflessione relativi ad un ambito scientifico, ancora non completamente
esplorato: quello sull'interazione tra psiche e materia.
Fausto Intilla, inventore e
divulgatore scientifico, è di origine italiana ma vive e lavora in Svizzera
(Canton Ticino). I suoi ultimi libri sono: "Dio=mc2",
"La funzione d'onda della Realtà" e "Verso una nuova scienza di confine",
tutti pubblicati dall'editore Lampi di Stampa, Milano. Nel campo delle
invenzioni invece, il suo nome è legato alla “Struttura ad albero”, una
delle più note strutture anti-sismiche per ponti e viadotti brevettata in
Giappone e negli Stati Uniti (si veda: US Patent Office). Il suo indirizzo
e-mail è: f.intilla@bluewin.ch; la
sua Home Page è:
http://www.oloscience.com
Uno
dei concetti più fondamentali,
nel mondo della fisica, scaturì
dalla mente di Albert Einstein
agli inizi del secolo scorso;
tale concetto, che emerse dalla
legge della Relatività Ristretta
(esposta in un celebre articolo
del 1905), dichiarava
semplicemente quella che sarebbe
presto divenuta la dicotomia più
famosa al mondo, ovvero:
l’equivalenza di massa ed
energia (espressa con
l’indimenticabile formula “E=mc^2”
).
Ciò che si arrivò a comprendere
quindi, indubbiamente non con
poche difficoltà a livello di
“pura intuizione”, fu appunto
questa sostanziale uguaglianza
tra il concetto di massa e
quello di energia. La massa,
andava quindi considerata solo
ed esclusivamente come una forma
complessa di energia.
Di certo non fu facile per i
fisici di un tempo,
familiarizzarsi subito con
questa nuova e straordinaria
visione della realtà; di fatto
occorsero parecchi anni,
affinché gradualmente nel mondo
accademico venisse pienamente
accettata questa nuova “corrente
di pensiero”. Una svolta
decisiva a favore di questo
nuovo paradigma, la diedero
indubbiamente i due scienziati
tedeschi Otto Hahn e Fritz
Strassmann, quando nel dicembre
del 1938, scoprirono la fissione
nucleare. Bombardando l’Uranio
con neutroni, scoprirono fra i
prodotti di reazione alcuni
elementi di numero di massa
intermedio, come il Bario
radioattivo, la cui presenza
inizialmente era inspiegabile.
Nel 1939, Lise Meitner e Otto
Frisch, annunciarono la
soluzione di questo enigma.
Queste scoperte diedero quindi
ad Einstein la conferma
dell’equivalenza di massa ed
energia, ben 34 anni dopo che
egli l’ebbe prevista!
Sono trascorsi circa
settant’anni, a partire da quel
lontano 1939, e da allora sino
ad oggi si può dire che la
nostra visione della realtà,
poggi ancora saldamente le sue
basi sulla famosa equazione di
Einstein (“E=mc^2”) e su ciò che
sostanzialmente essa ci porta a
considerare, ovvero: massa ed
energia sono la stessa e
identica cosa, ma con aspetti
diversi e quindi, per ragioni di
praticità, definite con nomi
diversi.
In questi ultimi anni, grazie
anche alle innumerevoli nuove
scoperte nel campo della
computazione quantistica, molti
fisici hanno però iniziato a
porsi anche la seguente domanda:
Ma se la massa non è nient’altro
che una forma complessa di
energia, volendo andare oltre,
in ultima analisi, quale sarebbe
il “costituente fondamentale”
dell’energia?
Ebbene una risposta a questa
domanda, potrebbe essere la
seguente:
L’Energia non è nient’altro che
una forma complessa di
Informazione; per cui il
costituente fondamentale
dell’Energia, altro non è che
Informazione nel suo stato
fondamentale.
Ma cerchiamo di capire i motivi
che mi hanno spinto a formulare
questa affermazione, e
soprattutto di individuare le
basi su cui poggia tale ipotesi.
Verso gli inizi degli anni
cinquanta, l’ingegnere e
matematico americano Claude
Elwood Shannon, gettò le basi
teoriche di quella che sarebbe
stata entro pochi anni
riconosciuta come la: Teoria
dell’Informazione. Uno degli
aspetti più curiosi ed
interessanti che emerse da tale
teoria, fu la stretta
correlazione tra l’entropia
termodinamica e quella invece
relativa all’Informazione di un
sistema dato. In parole povere,
ciò che in ultima analisi si
arrivò a comprendere, è che per
qualsiasi aumento di entropia
termodinamica, corrisponde una
perdita di Informazione su un
dato sistema, e viceversa.
L’unità di misura di una
determinata quantità di
Informazione, è espressa con il
termine bit. Ora, per fare un
esempio, se noi portiamo un dato
sistema ad una temperatura
prossima allo zero assoluto, la
sua entropia diminuirà sino a
valori pressoché nulli, e di
conseguenza il suo “livello” di
Informazione tenderà al massimo
consentito.
A questo punto, compiendo alcuni
semplici ragionamenti analogici,
viene da porsi le seguenti
domande: Ma se con l’aumentare
dell’entropia di un sistema, è
riscontrabile contemporaneamente
anche una perdita della quantità
di energia (calore) di tale
sistema, ed oltre a ciò abbiamo
parallelamente anche una perdita
di Informazione sempre riferita
al sistema in questione,
quest’ultima, non potrebbe
essere associata-legata alla
quantità di energia (calore) che
si disperde nell’ambiente
circostante a causa del secondo
principio della termodinamica? E
se così fosse, in che modo
sarebbe ad essa legata? Qual è
la sottile linea di confine tra
un bit di Informazione e un
elettronvolt di energia? Ma
stiamo parlando di due cose
differenti (bit ed
elettronvolt), oppure della
stessa identica cosa, ma con
aspetti differenti (come nel
caso dell’equivalenza di massa
ed energia)? E se alla fine
scoprissimo che bit ed
elettronvolt rappresentano
semplicemente due tipi di unità
di misura, con cui possiamo
definire il concetto
fondamentale di Energia? Bè,
allora sarebbe lecito chiedersi:
Ma quante migliaia, milioni
oppure miliardi di bit occorrono
per costituire un singolo
elettronvolt (o Joule) di
energia?
Non
dimentichiamoci del fatto che
nell'Equazione di Schrödinger la
funzione d'onda descrive
un'ampiezza di probabilità, e
nessuno ci impedisce di
sostituire/ridefinire tale
ampiezza (P) con una determinata
quantità di Informazione (I)!
Ecco quindi in sostanza
da dove nasce la mia ipotesi di
considerare l’Informazione, come
una sorta di costituente
fondamentale dell’Energia.
Giustamente a questo
punto qualcuno potrebbe
chiedersi:
Ma come, una perdita di energia
(calore) comporta un AUMENTO
dell'informazione e non una
diminuzione.
Veniamo quindi alla risoluzione
di tale paradosso.
Si consideri un corpo qualsiasi
dotato di una certa massa; se
noi aumentiamo la temperatura
(T) di tale corpo, avremmo un
flusso di energia (E) che dal
corpo in questione si sposta
nell’ambiente ad esso
circostante. Il corpo quindi
giustamente perderà una
determinata quantità di
Informazione (I) e ci apparirà
come un sistema dotato di una
notevole entropia;
l’informazione che il corpo
perderà però, si sposterà
semplicemente nell’ambiente ad
esso circostante, aumentandone
l’Informazione.
Ecco perché noi non potremo mai
misurare-osservare tale
Informazione; per il fatto che
essa rimarrebbe sempre fuori da
qualsiasi corpo o sistema
entropico termodinamico.
Non è da escludersi
quindi che tale "informazione in
eccesso", possa andare a
confluire in una o più
dimensioni nascoste, previste
nella Teoria delle Stringhe.
Contrariamente invece, nel caso
in cui diminuissimo la
temperatura (T) di tale corpo,
andremmo a rallentare il flusso
di energia (E) che dal corpo si
sposta nell’ambiente ad esso
circostante. A temperature
prossime allo zero assoluto, il
flusso di energia sarebbe
pressoché nullo; in questo caso
l’Informazione(I) non avrebbe
alcun modo di passare dal corpo
in questione all’ambiente ad
esso circostante. Il corpo
quindi disporrebbe della
quantità massima consentita di
Informazione.
Riflettiamo un attimino su questa domanda: Nel momento in cui un sistema perde una determinata quantità di Informazione, questo cosa comporterebbe, forse che tale informazione, essendo legata all’energia (calore) durante il processo entropico, debba anch’essa disperdersi nell’ambiente circostante sino a “dissolversi” completamente?
Se così fosse avremmo a che fare con due “campi di informazione dinamica” della stessa intensità, in grado di interagire tra loro, di fondersi l’uno con l’altro, e infine di “dissolversi” nell’ambiente circostante al sistema considerato. Ma così non è, fortunatamente. [per campo d'informazione dinamica, intendo semplicemente una quantità di informazione in grado di muoversi nello spazio e nelle dimensioni, auto-organizzantesi e costante nel tempo, ossia che non segue assolutamente il secondo principio della termodinamica (principio entropico). E quindi per questo motivo, praticamente eterna].
Un “campo di Informazione dinamica”, costituito da una determinata quantità di bit di Informazione, entro certi limiti di intensità, non potrà mai andare a costituire un singolo elettronvolt o Joule di energia. Ragion per cui, esso stesso (non potendo interagire con il resto dell’energia del sistema, molto più intensa e misurabile con strumenti fisici poiché in grado di interagire con i diversi campi elettromagnetici del sistema in questione), rimane sempre indipendente da qualsiasi processo entropico termodinamico.
La cosa più importante che possiamo dedurre da queste ultime considerazioni, è che un “campo di informazione dinamica” che rientri entro certi limiti di intensità, non è vincolato da alcun tipo di processo entropico termodinamico. Ne segue a volte l’andamento, ma non è soggetto ad alcuna interferenza di campo. Esso è quindi in grado di auto-organizzarsi, ossia di mantenere costante e regolare la sua struttura nel tempo, senza alcuna interferenza da parte dei comuni campi di energia che vanno a costituire l’ambiente del sistema considerato. Inoltre, esso sarà in grado di fondersi con altri campi di informazione dinamica della stessa intensità, e quindi di accrescere la sua estensione nello spazio, ma non necessariamente il suo livello di intensità.
Ed ora andiamo a scoprire cosa ha a che fare tutto ciò che vi ho esposto sinora, con il concetto di Anima.
La mente umana, come ben sappiamo, produce un determinato campo magnetico nell'ordine delle decine di femtoTesla (1 fT = 10^–15 T).
Questo campo, lo dobbiamo semplicemente alla nostra attività cerebrale.
Già allo stato fetale, ossia pochi mesi prima della nostra nascita, il nostro cervello, grazie alla sua costante attività, produce un campo di informazione dinamica che dal momento in cui veniamo al mondo, continua negli anni a farsi sempre più intenso, sino a raggiungere un determinato limite. Ora è assolutamente necessario che vi sia ben chiara una cosa: il campo di informazione dinamica prodotto dall’attività cerebrale e quello elettromagnetico (molto più intenso, che potremmo definire “di scarto”,poiché non è nient’altro che il risultato del lavoro che compie il nostro cervello in attività, per produrre i nostri “pensieri”, i quali in ultima analisi vanno a costituire il nostro campo di informazione dinamica), sono due cose ben diverse e non interagiscono l’una con l’altra!
Se proprio vogliamo, possiamo identificare il campo di informazione dinamica del nostro cervello, come una sorta di “risonanza” del campo magnetico dovuto all’attività cerebrale (molto più intenso e quindi misurabile con strumenti fisici).
Su scale prossime alla lunghezza di Planck,spazio e tempo perdono qualsiasi significato fisico;per tale ragione anche il concetto stesso di energia risente di tale condizione (non dimentichiamoci che in natura non può esistere alcuno spazio "vuoto di campo",ossia di energia; tanto è vero che persino il vuoto quantistico,sia esso il falso o il vero vuoto,è in ogni caso colmo di particelle virtuali - Feynman docet). Un campo di Informazione dinamica, va quindi a definire-costituire quella parte della realtà del tutto imponderabile e inosservabile con strumenti fisici, poiché al di sotto di quel limite definito dalla lunghezza di Planck. Per questo motivo quindi, qualsiasi tipo di "risonanza" che prendesse forma o scaturisca da determinate onde cerebrali, ponendosi al di sotto della soglia di Planck, sarebbe indipendente da qualsiasi forma di interazione con il mondo subnucleare (formato da quark,gluoni e via dicendo).
Come abbiamo precedentemente visto, un campo di informazione dinamica è in grado di auto-organizzarsi, ossia di mantenere costante e regolare la sua struttura nel tempo, senza alcuna interferenza da parte dei comuni campi di energia che vanno a costituire l’ambiente del sistema considerato (in questo caso: mente umana – ambiente ad essa circostante).
Ecco quindi in quali termini potremmo intendere il concetto di Anima; ovvero, essa è da considerarsi un particolare tipo di campo di informazione dinamica, in grado di dissociarsi dal corpo fisico che lo “ospita”, nel momento in cui non vi sono più i presupposti per poter rimanere legato alla propria sorgente elettromagnetica (attività cerebrale).
Affermare quindi che l’Anima non “muore” mai, è quindi in linea di principio del tutto corretto. Affermare che gli animali (oltre alla specie umana) hanno un’Anima, anche in questo caso è in linea di principio corretto.
Tutte queste ipotesi e considerazioni, sono a mio avviso totalmente in accordo e “affini” alla teoria di Rupert Sheldrake sui campi morfogenetici, a quella di Richard Dawkins sulla Trasmissione dei Memi (memetica), e infine a quella di Carl Gustav Jung sull’Inconscio collettivo.
Nella "scienza ortodossa", tutto il discorso sull'interazione tra Entropia termodinamica e Informazione, risulta valido solo ed esclusivamente su sistemi isolati (chiusi e aperti) in cui è presente un osservatore in grado di interagire con il sistema considerato e quindi di rilevare-calcolare tutto ciò che accade all’interno del sistema stesso (di cui egli fa parte). Questa condizione è quindi l’unica che ci è consentito di conoscere, sulla base della quale siamo in grado di misurare-calcolare ogni passaggio di stato dell’energia, con rispettivi livelli di entropia (termodinamica e dell’Informazione) e quantità di Informazione. Da questo assunto, si arriva quindi alla seguente conclusione:Per qualsiasi osservatore che si trovi all’interno di un sistema termodinamico, è assolutamente impossibile misurare-calcolare un’eventuale quantità di Informazione che si sposti o si trovi al di fuori del proprio sistema di riferimento. Nell’ipotesi a Molti Mondi di Everett, tutte queste mie considerazioni trovano sicuramente terreno fertile. Non ho comunque intenzione in questa sede di spingermi oltre verso una tale direzione, poiché vista la complessità dell'argomento, non credo proprio sia il caso.
Le parole che riporterò qui di seguito, sono del fisico Frank J. Tipler, non le mie:
"(…) tutte le entità presenti nell’Universo attuale, codificano una quantità di informazione di gran lunga inferiore alla quantità permessa dalla teoria quantistica dei campi. Per esempio, se un atomo di idrogeno dovesse codificare tutta l’informazione che gli è consentita dal limite di Bekenstein, potrebbe codificare circa 4 x 10^6 bit di informazione (…) Quindi un atomo di idrogeno potrebbe codificare all’incirca un megabyte di informazione,mentre di norma codifica molto meno di un bit. La massa dell’idrogeno non viene di certo utilizzata in modo efficiente!Se si assume che il raggio sia quello di un protone (R= 10^-13 cm),la quantità di informazione codificabile nel protone è costituita da soli 44 bit!Questo valore è davvero piccolo rispetto alla complessità del protone - tre quark valenza,innumerevoli quark e gluoni virtuali- che è di fatto tanto complesso che non siamo ancora riusciti a calcolarne lo stato di base dai principi fondamentali utilizzando il Modello Standard, anche utilizzando i supercomputer più avanzati!“
Bene, ora io mi chiedo:
In che modo vogliamo cercare di risolvere questo,chiamiamolo: "enigma dell'Informazione mancante"? Rimanendo saldamente ancorati allo spazio-tempo di Minkowski, oppure cercando di andare un attimino oltre a questo concetto di realtà,abbracciando magari l'idea di un Universo a più dimensioni (vedasi teorie delle stringhe) e non da ultima,anche l'ipotesi a Molti Mondi di Everett? Fintantoché continueremo a relegare tali teorie nel mondo della matematica,dubitando fortemente di un loro potenziale coinvolgimento nella realtà fisica a noi nota, difficilmente riusciremo a fare qualche passo avanti nella comprensione di tutto ciò che attualmente accantoniamo nel mondo della fantascienza e del paranormale.
La cosa che mi fa più rabbia, è che Schrödinger l'ha già dimostrato più di mezzo secolo fa che in definitiva noi non siamo nient'altro che onde di probabilità ...ma nessuno sembra ancora volerlo capire.
Note:
Per un approfondimento sulle Basi fisiologiche dei segnali bio-elettromagnetici, vedasi Appunti del corso integrativo tenuto dal dott. Andrea Brovelli nel modulo di Neuroscienze per gli studenti del Corso di Laurea in biotecnologie dell'Università di Trieste: http://fc.units.it/ppb/Segnali/Segnali1.html
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