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a cura di
Michele Proclamato
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dell'editore
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Solo
pochi giorni orsono, scorrendo le pagine telematiche del sito
ilcapoluogo.it, sono venuto a conoscenza dell'esistenza di
uno straordinario gemellaggio che congiunge la città
dell'Aquila ad una località del Libano del nord chiamata
Baalbeck. Devo dire che apprendere questa
informazione in una fase acuta dei miei studi sulla città
dell'Aquila è stata l'ennesima scossa, un altro tassello
importantissimo che va ad inserirsi in quel puzzle sempre più
chiaro sulla misteriosa storia del Capoluogo d'Abruzzo.
L'Aquila e Baalbek gemellate può non significare molto a
chi non conosce la storia di questa incredibile località. Non sono
ancora a conoscenza da dove sia nato questo legame
cultural-politico tra le due città, ma sono a conoscenza di fitti
legami invisibili riconducibili alle origini dell'Aquila, sorta
forse a seguito di misteriosi saperi ereditati proprio da Baalbek.
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Baalbeck - Panorama simile tra le due città
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Torniamo allora indietro nel tempo e conosciamo Baalbek, così da
dare anche un senso a questo gemellaggio probabilmente molto più
profondo di quanto possano immaginare i fautori. Siamo in un
antico periodo in cui la storia degli uomini era legata a quella
degli dei venuti dal cielo, da vincoli addirittura di sangue. Il
diluvio universale era ancora un ricordo fresco e terribile e tra
i Re ve ne era uno in particolare che non si accontentava del suo
nobile titolo, ma voleva ad ogni costo diventare come coloro che
volavano sulle AQUILE, Gilgamesh, il Re di Erek,
voleva l'immortalità.
GILGAMESH E IL VIAGGIO NEL PAESE DEI CEDRI
"Gli dei crearono l'uomo ma tennero per sé l'immortalità!"
Con queste parole Gilgamesh, per 2\3 divino e per 1\3 umano, si
rivolgeva al padre di tutti gli dei, quindi sangue del suo sangue,
carico di rancore e tristezza, alla ricerca di una risposta al
motivo per cui la sua piccola parte umana dovesse decidere il suo
destino prematuramente. Così iniziava l'epopea di Gilgamesh
tradotta da George Smith presso il British Museum di
Londra nel 1876, grazie ad alcune tavolette accadiche
ritrovate presso la biblioteca di Ninive del Re Assurbanipal
durante gli scavi. L'epopea risalente ad almeno 3000 anni A.C.,
metteva in luce come il re di Erek figlio di una dea E.NI.NNA e di
un mortale non contento dei suoi privilegi regali, volesse
raggiungere come sua madre l'immortalità, e per farlo decise di
intraprendere un viaggio che lo avrebbe portato nella terra del
dio BA'AAL al nord del Libano, dove esisteva il "luogo
dell'atterraggio". Qui gli dei erano soliti fermarsi dopo il loro
cammino celeste a cavallo del loro Shem (missile) per riposarsi, e
da qui la dea Ishtar soleva innalzarsi con la sua AQUILA
per raggiungere i suoi fratelli Baal, e Mot.
Egli voleva impossessarsi di uno Shem per raggiungere la dimora di
tutti gli dei in cielo e ricevere così ciò che secondo lui gli
spettava di diritto.
Credo non sfugga come 5000 anni fa presso i popoli mesopotamici
l'odissea per eccellenza della loro cultura fosse imperniata sulle
gesta di un semidio, il quale aveva ben chiaro quale erano le
prerogative tecnologiche dei propri dei e consanguinei, non solo
per essere a loro pari.
Il suo viaggio inizialmente terreno doveva poi proseguire in cielo
per poter reclamare ciò che faraoni, grandi condottieri, re,uomini
potenti di ogni epoca cercarono in tutti i modi: l'immortalità.
Ritorniamo alle sue gesta. Egli partì per il suo viaggio in
compagnia di Enkiddu, suo fraterno amico, dopo aver ricevuto il
benestare del padre di tutti gli Dei Shamash, il lucente, il quale
lo mise in guardia dai pericoli della foresta dei cedri
all'interno della quale avrebbero trovato il passaggio per il
porto degli dei. Esso era sorvegliato da Huwawa, un terribile
strumento di guerra capace di emettere dai suoi occhi il raggio
della morte.
Dopo un lungo e faticoso cammino i due arrivarono nei pressi della
foresta e decisero di fermarsi a riposare prima dell'ultimo e
faticoso sforzo. Alle prime luci dell'alba Gilgamesh venne
svegliato da un rumore assordante e mentre una luce accecante si
dirigeva verso il cielo, tutto intorno a lui e il suo amico veniva
investito da una pioggia di morte fatta da scintille
incandescenti.
I due capirono di essere vicini alla loro meta e presto trovarono
un tunnel nascosto dall'erbacce che conduceva all'interno di un
luogo tunnel dove il buio sembrava essere padrone assoluto di ogni
cosa. Fu a quel punto che Huwawa si accorse degli intrusi e si
apprestò ad usare il suo raggio, ma le preghiere di Gilgamesh al
padre di tutti gli dei, sortirono come effetto quello di
rallentare i movimenti del guardiano della grande caverna il tempo
necessario affinché Gilgamesh ed il suo amico lo potessero
immobilizzare. La lotta fu terribile tanto che i due eroi esausti,
superato il terribile tunnel ed usciti in una grande radura,
decisero di fermarsi presso uno specchio d'acqua. Qui avvenne
l'imponderabile. La dea Ishtar, vedendo la bellezza di Gilgamesh,
lo invitò a giacere con lei promettendo ricompense di ogni genere.
Al rifiuto di Gilgamesh, il quale aveva nei suoi pensieri ben
altro, la dea si infuriò scatenando contro i due amici il toro
volante che li inseguì fino alle porte di Erek. Qui venne
distrutto grazie all'intercessione di Shamash il lucente. Fu così
che il viaggio di Gilgamesh non ebbe l'esito sperato nonostante lo
stesso intraprese un altro viaggio nella terra di Tilmun (Sinai)
per raggiungere il suo scopo, visse "solo" 126 anni, lasciando il
suo trono al figlio Ur-lugal.
Quando questi fatti avvennero è possibile capirlo dalla foto di
Gilgamesh in cui è possibile notare il Re abbracciare da una parte
un Leone indicante l'Era rappresentata dallo sguardo della sfinge.
Periodo della sua costruzione quindi sarà il Leone,
processionalmente presente 12000 anni fa , mentre nella parte
opposta il Serpente simbolo sumerico ci ricorda l'era
dell'Acquario, 6 ere prima di quella del Leone, il tutto a
ricordarci come 6= LEONE, 6= ACQUARIO, 6=UOMO cioè Gilgamesh,
rappresenti il progetto Annunaki della creazione dell'uomo
denominato 666 culminato in un semidio come ci racconta l'epopea
numerica, partito però dall'unione di 2\3 di DNA della Madre
cosmica e 1\3 di DNA di un ominide preesistente.
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Baalbeck - Le gigantesche pietre, le persone appoggiate
fanno intendere la proporzione. Come potevano spostare tali
enormi pesi?
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IL TETTO DI BA'AALL
La curiosità archeologica intorno ai luoghi dell'epopea numerica,
ebbe una grande impennata quando nel 1928 un contadino, portò
inavvertitamente alla luce dei resti di quella che fu classificata
dall'archeologia come la città di Ugarit, distrutta dagli Assiri
durante le loro scorribande nei territori cananei al nord
dell'attuale Libano. Vennero infatti ritrovate delle tavolette
cuneiformi all'interno dei resti del palazzo dedicato al dio ba'al.
Questi veniva indicato come il figlio del dio El, termine
utilizzato anche dagli ebrei per definire il loro Dio. Sempre El,
secondo la tradizione Cananea padre di 70 figli, concentrò tutta
la sua attenzione su solo quattro di loro e cioè Ba'al, Anat, Mot
e Yam. Ma Ba'al, alleandosi con la sorella Anat, ebbe con uno
stratagemma il controllo della zona più importante del territorio
controllato dal dio EL la cresta di ZAPHON,BA'al definito dai
CANANEI come il dio che cavalcava le nuvole divenne amante della
sorella ANAT e come promesso rintracciò l'architetto più
importante per trasformare la CRESTA del NORD noto come ZARERHAT
ZAPPHON non solo come un luogo di atterraggio e riposo degli dei
ma anche come dimora della PIETRA CHE PARLA, così si traduceva una
tavoletta cuneiforme di UGARIT dove BA'AL si rivolgeva ad ANAT
HO UNA PAROLA SEGRETA DA DIRTI
UN MESSAGGIO DA BISBIGLIARTI
E'UN MARCHINGEGNO CHE PARLA
UNA PIETRA CHE BISBIGLIA
GLI UOMINI NON CONOSCERANNOI SUOI MESSAGGI
LE MOLTITUDINI DELLA TERRA NON CAPIRANNO
Quindi considerando gli dei CANANITI del 3000 AC omonimi di quelli
MESOPOTAMICI sostituiti poi da quelli greci e in seguito romani
l'unica costante rimaneva il luogo dell'atterraggio dell'epopea di
GILGAMESH che nel frattempo aveva trasformato il suo nome in
CRESTA DELLO ZAPHON arricchendosi però grazie al dio BA'AL della
PIETRA PARLANTE. Col tempo il culto del dio cananeo BA'AL diede il
nome a quello che Gilgamesh nel suo viaggio per l'IMMORTALITA'
chiamava terra dell'ATTERRAGGIO lo SPAZIO PORTO ANNUNAK I passò
alla storia con il nome di BAALBEK.Per capire come nei millenni in
MEDIO ORIENTE fosse visto BAALBEK credo che una moneta della
biblica GEBAL(BIBLO) della costa CANANEA FENICIA illustri
splendidamente cosa BAALBEK nascondesse ,(FOTO)un tempio che
contiene uno strano marchingegno a tre piedi (LA PIETRA CHE PARLA)
è affiancato da una specie di podio dal quale spunta una forma
conica che assomiglia a quel famoso SHEM o AQUILA utilizzato dalla
dea ISHTAR tristemente conosciuta da GILGAMESH.
BAALBEK
Durante l'impero romano il più grande tempio dedicato a GIOVE non
era a ROMA come logica ma in LIBANO su una cresta rocciosa alta
1200 metri strategicamente posizionata dove imperatori legionari e
generali facevano a gara per recarsi e poter vedere questa
meraviglia ereditata dal periodo ELLENICO famosa per i suoi
ORACOLI,per più di 400 anni dell'impero romano ogni imperatore
dedicò ingentissime somme per mantenere il sito BAALBEK
perfettamente efficiente ristrutturando i templi in esso contenuti
dedicati a GIOVE, VENERE e MERCURIO ma soprattutto facendo
riferimento alle sue sacerdotesse per avere oracoli soddisfacenti
per un'immenso impero come quello romano,quando con COSTANTINO nel
340 DC ROMA divenne cristiana BAALBEK trasformò i suoi
templi"PAGANI" in chiese cristiane fino al completo abbandono dopo
la caduta dell'impero romano,divenne quindi sito MUSSULMANO .Ciò
che però rendeva BAALBEK eccezionale era oltre ai templi che con
il tempo si successero la struttura gigantesca sulla quale tali
edifici nei secoli vennero eretti , il primo studio archeologico
voluto dal KAISER GUGLIELMO SECONDO nel1897 stabili che l'intera
zona copriva 50 km quadrati ed era stata edificata utilizzando
massi in granito del peso superiore alle mille tonnellate , per
dare un idea il masso più grande utilizzato per la costruzione
delle PIRAMIDI non supera le200 tonnellate , il tutto era stato
ricavato da una cava presente a2 chilometri di distanza e
sollevato a1200 metri di altezza dove tutti i massi erano
perfettamente incastrati a formare un perfetto balcone granitico
atto a sopportare pesi tuttora incredibili, famosi erano i
trlithon tre massi di enormi proporzioni di oltre mille tonnellate
posti in un punto ben preciso del piano per sopportare il peso
maggiore di tutta la cresta .Quindi un'immensa base rocciosa
artificiale preesistente a qualsiasi religione umana aveva svolto
un ruolo di base sulla quale costruire edifici sacri succedutisi
nei millenni, ma le leggende parlano del loro vero utilizzo da
parte degli DEI SUMERI come luogo di atterraggio delle AQUILE
ANNUNAKI, non solo, la PIETRA CHE PARLA del dio FENICIO BA'AL
divenne motivo nei secoli del lunghissimo peregrinare per
assistere agli ORACOLI delle SACERDOTESSE di BAALBEK,(FOTO).A
distanza di millenni i miti le leggende e la scienza sembrano
perdere i loro confini e la storia umana sembra finire dove inizia
quella di altri uomini o meglio DEI, che in qualche modo a noi
sempre più chiaro, hanno avuto una parte determinante nelle sorti
umane, e l'AQUILA cosa c'entra in tutto ciò?
Portiamo il nome dei mezzi usati dagli ANNUNAKI , per non parlare
del fatto che 2\3 e1\3 sono i rapporti numerici del LABIRINTO di
COLLEMAGGIO e presenti sulla facciata di S. SILVESTRO, segreto
eccelso della creazione umana di cui GILGAMESH era testimone e
personaggio primo di un'EPOPEA di 12000 anni fa nata in
MESOPOTAMIA ed arrivata a noi grazie alle pietre di una città che
rappresenta con un gemellaggio sconosciuto un ponte incredibile
con la storia dell'uomo. |