Una nuova teoria suggerisce che il declino della dinastia
Tang in Cina e della civiltà Maya in Messico siano legate a uno stesso evento:
un lungo periodo di siccità che colpì contemporaneamente diverse parti del
globo.
L’analisi dei sedimenti del lago Huguang Maar, nella Cina sudorientale,
suggerisce infatti che fra l’VIII e il IX secolo, proprio quando finirono le
fortune della dinastia Tang, la stagione estiva dei monsoni fu particolarmente
avara di piogge. Nello stesso arco di tempo si riscontra un’analoga scarsità
di piogge nell’America centro-meridionale, come è testimoniato dall’esame dei
sedimenti del lago Cariaco, in prossimità delle coste del Venezuela.
Secondo Gerald Haug del Centro di ricerche in scienze della Terra di Potsdam,
in Germania, e Larry Peterson, dell’Università di Miami, in Florida, questi
fenomeni sarebbero stati legati – come illustrano in un articolo apparso
sull’ultimo numero di Nature – a uno spostamento globale della cosiddetta zona
di convergenza intertropicale (ITCZ), una fascia di forti piogge che si può
spostare in risposta a fenomeni come El Niño, che periodicamente indebolisce
l’intensità dei monsoni che interessano il sud-est asiatico.
Secondo Haug e Peterson le formazioni nuvolose che si
formano nella ITCZ si sarebbero spostate più a sud, provocando per quasi due
secoli una cospicua riduzione delle piogge estive in corrispondenza del
tropico settentrionale.
Al crollo dei due imperi, osservano i due studiosi,
hanno sicuramente contribuito altri fattori, come l’eccessivo sfruttamento del
loro territorio da parte dei Maya, la cui popolazione era stata in continuo,
tumultuoso aumento per diversi secoli, o le protratte ed estenuanti guerre di
confine in cui era invischiata la dinastia Tang; tuttavia, le carestie legate
alla siccità – continuano Haug e Peterson – devono avere avuto un ruolo di
notevole importanza nell’incapacità di quelle due civiltà a rispondere con
successo alle sfide.