Pensieri sulle origini della Massoneria
Il motivo fondamentale per cui ritengo appropriato l’accesso al pensiero massonico passando attraverso lo studio delle sue origini è dovuto alla certezza che per costruire qualunque cosa che abbia un’accettabile stabilità è necessario che essa poggi su solide basi; queste basi sono create attraverso il chiarimento di tanti ingannevoli e poco chiari messaggi che alcuni fratelli trasmettono relativamente alle nostre origini culturali, filosofiche e storiche. In passato ho sentito dire che la Massoneria avrebbe delle origini talmente remote da portarci ai tempi di Salomone e anche ancora più in là nella misteriosa Atlantide continente e civiltà perduta; altri fratelli con i piedi un poco più per terra hanno sostenuto che, invece, ci dovremmo rifare all’era di Cristo, altri ancora nel periodo ermetico e così via fino ad arrivare a chi, con un effettivo senso storico, ci riporta al periodo della rivoluzione inglese nonché a quello dell’illuminismo e della rivoluzione francese. Tutti quanti, a eccezion fatta di coloro che fanno riferimento alle nostre Constitutions, si rifanno ad analogie di pensiero o di struttura che consente di intravedere un poco di Massoneria in altri movimenti preesistenti; ebbene questa mi pare un’ipotesi assurda, infatti presuppone che qualche cosa che è nata prima di noi sia stata generata dal nostro pensiero; cioè equivale a sostenere che, visto che le automobili sono composte anche di viti, le viti sono state generate dalle automobili… Non vi pare una visione assurda della realtà ? Visto che il tempio di Salomone avrebbe dovuto avere il tetto in legno di cedro e visto che noi usiamo il cedro in alcune nostre allegorie, l’architetto sovrintendente la costruzione del tempio avrebbe dovuto essere massone e, probabilmente, lo stesso Salomone; visto che il mito di Hiram deriva da analogie con la costruzione del tempio di Salomone e visto che esso permea la cerimonia del terzo grado, Hiram era massone… queste sono tutte similitudini che, a mio parere, sono ben lungi dal rasentare anche un minimo grado di fondamento storico. Altra cosa mi pare invece il cercare di studiare il pensiero filosofico antico al fine di capire da quali fonti nasce il nostro pensiero che si basa, prima di tutto sul concetto di libertà, poi su quello di uguaglianza e su quello di fratellanza. A questo proposito mi piace notare che queste tre parole sono esattamente uguali a quelle che hanno improntato l’Illuminismo e la rivoluzione francese e, per contro, non ho sovente sentito un Fratello che lo sottolineasse; più di una volta me ne sono chiesto il perché e, dopo avere a lungo cogitato sul tema, mi è venuta una risposta: molti Fratelli vedono un’immagine romantica della Massoneria che rifiuta il pensiero gnostico per rifugiarsi in quello alchemico – magico – cavalleresco medioevale impregnato di scoperte impossibili, di battaglie epiche, di eroi da romanzo. A mio parere siamo in piena contraddizione con le tre parole che sovrastano il nostro Oriente, infatti, tutte queste storie immaginarie si basano sul principio dell’io primordiale che rende il personaggio dotato di una potenza non umana concessagli da qualcun altro e quindi in piena contraddizione con il principio di uguaglianza; l’uso poi di questa potenza è in netto contrasto con il principio di libertà, poiché il fatto che qualcuno sia dotato di poteri ultra umani dona la possibilità ad una cerchia assai ristretta di persone di limitare con decisione autonoma la libertà di tutto il genere umano; ed infine, quale fratellanza potrà mai esistere tra esseri diversi con poteri non paragonabili sia per il dominio, che per il discernimento gnostico, che per la gnosi trascendentale? Bisogna ammettere che la razionalità è una scelta assai dura da prendere perché taglia molti ponti che connettono la realtà con la fantasia, però sono anche del parere che ciascuna altra scelta - che non abbia un carattere semplicemente immaginario - non possa passare da pensiero diverso di quello gnostico. Per tornare al nostro discorso iniziale, farei un’indagine sul pensiero massonico per ritrovarne analogie con quello Platonico, Pitagorico ed egizio sia del periodo alessandrino che di quello antecedente. Appena dopo la formazione della Massoneria cosiddetta “illuminata”, si sono create delle correnti di pensiero condensato nel termine di “Egittomiania”, a quest’ultima hanno aderito Massoni di notevole spessore quali Court De Gobelin, Ignaz Van Borg (Venerabile della Loggia di Mozart) Depuis ed altri, tra i quali mi piace menzionare lo stesso Cagliostro che nel 1784 a Parigi fondò la Loggia Madre dell’Adattamento dell’Alta Magia Egizia. A seguito di questa corrente di pensiero sia il simbolismo che i rituali massonici hanno ricevuto molti riflessi permeati da scoperte e ritrovamenti in Egitto durante questo periodo. Alexander Lenoir, ad esempio, ha scritto ad altri Fratelli del nostro stesso rito: “le antiche teogonie hanno avuto origine in Egitto. Per dimostrare l’antichità della Massoneria, le sue origini, i suoi pensieri ed i suoi rapporti con le antichissime mitologie, risalirò agli egizi. E’ infatti opportuno parlare delle cause prima degli effetti”. Risulta quindi evidente, dalla lettura di questo testo, che il pensiero di Lenoir era permeato di spunti di carattere gnostico e neoplatonico. A seguito di questa corrente di pensiero, che anche precedentemente aveva attecchito in Inghilterra attraverso Gorge Smith e Thomas Paine il quale, addirittura, sostiene che il ponte di congiunzione tra la nuova e l’antica Massoneria sarebbe stato eseguito dai Druidi che, riorganizzandosi clandestinamente per sfuggire alle persecuzioni cristiane in Italia, Gallia, Gran Bretagna ed Irlanda avrebbero mutato il proprio nome in Massoni (senza però portare alcun documento storicamente attendibile in materia). Napoleone è stato, comunque, il fautore principale del pensiero di assimilazione della tradizione egizia da parte di quella massonica; infatti, insieme ai suoi 38.000 uomini in armi egli si portò in Egitto un altro esercito composto da storici, archeologi e scienziati che, tra le altre cose portarono alla decriptazione della scrittura egizia. Dopo la scoperta di Champollion del 1822, comunque, molti miti che si erano autonomamente creati persero il loro sapore di mistero e, quindi, anche la spinta intellettuale verso i principi egizi si affievolì. Alla fine del XVIII secolo, Massoni di spicco quali il principe di San Severo, il barone Teodoro Tschoudy e Lachaux fondarono un nuovo tipo di Massoneria basata sulla cultura egizia con connotazioni ermetiche. Di grande importanza storica, anche se di limitata portata intellettuale, si inserisce la storia di Cagliostro che, nonostante l’allora stretta osservanza del rituale, riuscì, nello stesso giorno, a farsi nominare Apprendista, Compagno e Maestro, ma si sa che a Napoli non possono esistere regole ferree anche se, di fatto, infrangono i principi di Uguaglianza che dovrebbero regolare la vita Massonica. Cagliostro riuscì, in seguito, a creare delle Logge in cui, al contrario del caso suo, il Rituale veniva scrupolosamente rispettato anche con formule assai eccessive e con punizioni, anche corporali, non decisamente “Fraterne”. Egli, comunque, fu un grande cultore dei riflessi egizi nella Massoneria. Successivamente il pensiero massonico si orientò alla cultura greca e romana soprattutto attraverso il simbolismo rappresentato dalla presenza di Ercole, Minerva e Venere base concettuale delle due Luci e dell’Oriente. Ercole, che appare nella Seconda Luce, rappresenta l’Iniziato in grado di Apprendista che rifiuta le dolcezze della vita per dedicarsi al duro lavoro della propria istruzione; la bellezza di Venere indica il richiamo che la Massoneria rappresenta agli occhi dei Compagni, un richiamo che non è ancora percepibile e tanto meno intelligibile per chi ancora non ha appreso l’Arte Muratoria ma, contestualmente, rappresenta la fertilità e la rinascita della Primavera, periodo in cui tutte le cose riprendono il loro cammino verso la vita, mentre la Saggezza rappresentata alle spalle dell’Oriente è la luce spirituale ed intellettuale che segna il cammino di tutti i Massoni illuminati. Le 12 fatiche rappresentano dunque il cammino che un Apprendista, deve percorrere per raggiungere la pienezza della Luce; in questo cammino il Massone approda a mille sponde irte di difficoltà e di fatiche, ma, con la forza del proprio desiderio di raggiungere la conoscenza riesce sempre a superare le prove che gli si impongono. Altro importantissimo basamento del nostro pensiero è rappresentato dalla tradizione Pitagorica, ove possiamo riconoscere molti lati comuni rappresentati dall’iniziazione e dalla suddivisione degli iniziati in tre categorie fondamentali (che nella scuola pitagorica sono: gli Ilici, gli Psichici ed i Pneumatici); certo è che appare difficile collegare il pensiero di Pitagora con quello Massonico a causa della improvvisa e brutale scomparsa della sua voce a seguito degli eventi di Crotone e alcuni secoli di buio in cui, a parere dei più, la sua scuola andò totalmente persa anche durante il periodo alessandrino (nonostante altri sostengano che si siano formate piccole comunità di pensiero). Non voglio addentrarmi in concetti che siano troppo tecnici ma mi preme puntualizzare che la geometria è una delle forme scientifiche più necessarie nell’Arte Muratoria e tante formule di rappresentazione e di definizione di superfici sono, per astratto, applicabili anche alla filosofia Massonica. Il poco conosciuto Pentalfa è un concetto di origine pitagorica; come d’altro canto ritenuto dallo stesso Anderson nelle Constitutions del 1723, Pitagora si rivelò l’autore della quarantasettesima proposizione del primo libro di Euclide che è la base della Muratoria sia sacra che civile che militare. Nel parallelismo Aristotelico – Pitagorico risulta anche fondamentale il concetto di rettitudine e di giustizia che, di nuovo, fanno parte della nostra cultura (infatti Aristotele nell’Etica Nicomachea, traendo spunto da Pitagora ha dichiarato: “La giustizia è la più importante delle virtù. Inoltre essa è perfetta poiché chi la possiede può esercitare la virtù anche verso gli altri”). Questa frase mi pare abbia fortemente condizionato il nostro rituale di iniziazione in grado di Apprendista nelle sue domande rituali. Ma anche la simbologia Massonica fa un ampio uso della geometria in molte sue rappresentazioni, ne usa i suoi strumenti fondamentali poiché attraverso le allegorie che ci permettono di passare da una forma ad un’altra possiamo rappresentare tutte le tappe del nostro cammino iniziatico che parte dalla grande verità sulla base della quale nessun Massone può pensare di custodirla in sé e, quindi, di poterla dispensare agli altri. Dopo avere parlato delle affinità con il pensiero Pitagorico, mi preme evidenziare anche quelle con il successivo pensiero Ermetico che porta a numerose correlazioni con l’esoterismo che ci è così tipico e caro poiché espressione del rispetto e della cura che noi dobbiamo avere per mantenere chiuso a chi non sente il desiderio di occupare il proprio tempo nella ricerca della verità, non tanto i risultati quanto gli strumenti che noi adottiamo per questo fine. E’ vero che l’esoterismo era anche una caratteristica della scuola Pitagorica, ma esso si è ancora più espresso nella cultura ermetica. In effetti, l’ermetismo viene considerato una corrente di pensiero neopitagorico, sviluppatosi tra il secondo e il terzo secolo dopo Cristo, e ha fatto proprie anche ampie parti del pensiero platonico. La letteratura ermetica, in effetti, si basa su testi che si individuano in quattro libri fondamentali e cioè: il Corpus Hermeticum, l’Asclepio, l’Antologia di Stobeo e alcuni frammenti e testimonianze varie che sono state organizzate da un libro in quattro tomi edito da Scott intitolato "Hermetica". Una particolarità del pensiero ermetico è insita nel fatto che viene attribuita la paternità del pensiero al suo primo maestro, per cui, ad esempio, viene indicato Ermete Trismegisto (Ermete, Mercurio per i latini, tre volte grande) quale autore del Corpus Hermeticum come, analogamente, venivano riferiti a Pitagora i pensieri di Platone e, ancor più, nella scuola alessandrina venivano riferiti al dio Thot le invenzioni (dell’alfabeto, tra l’altro) che Platone ha attribuito a Theuth nel Fedro e nel Filebo. La filosofia ermetica si può, brevemente, riassumere nel concetto di divinità coesistente nell’uomo; questa parte divina di noi ci renderebbe capaci di ricercare la conoscenza (Gnosi) trascendente invece di doverci limitare ad un’analisi razionale dello scibile (Gnosticismo). Sebbene in termini assai riduttivi, credo di avere dato, con queste pagine, il mio pensiero relativamente alle scuole antiche cui si riallaccia il pensiero Massonico e che ne costituiscono quindi la base; in una sede più appropriata potremo invece ricercare eventuali correlazioni tra Ordini, Istituzioni, sette antiche e la Massoneria. R. F.
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