I TESTI DELLE PIRAMIDI

Si tratta di formule magico-religiose iscritte sulle pareti degli appartamenti interni delle piramidi di faraoni e regine a partire da quella di Unas, ultimo faraone della V dinastia (2378-2350 a.C.), fino a quella di Ibi dell'VIII dinastia (ca. 2160 a.C.). Tali formule avevano lo scopo di fornire al sovrano defunto un viatico magico-cultuale che gli assicurasse l'ascesa in cielo e l'identificazione con una delle stelle imperiture, con il dio-sole Ra-Atum o con il dio dell'Oltretomba Osiride. Alcune formule rispondevano a finalità pratiche come quella di allontanare dal faraone esseri nemici, quali serpenti, scorpioni o ippopotami; altre alludono a rituali di incoronazione o a situazioni politiche precedenti l'unificazione dell'Egitto storico, e sono quindi da considerarsi tra i testi letterari più antichi del mondo. Tra queste ultime compare anche il cosiddetto Inno cannibale (formula 273), che sembra alludere, dietro la cornice mitologica, a una primitiva pratica di consumare la carne dei nemici catturati: "Unas è il toro del cielo, che rimase privo e decise di vivere dell'essenza di ogni dio, mangiò le loro viscere quando essi avanzarono, con il ventre pieno di magia, dall'Isola di fuoco [località mitologica di Ermopoli]".

Molti testi furono comunque creati per opera quasi sicuramente della scuola teologica di Eliopoli (con elementi di quella di Ermopoli), nell'epoca corrispondente alla loro iscrizione nelle singole piramidi, come dimostra il fatto che numerose formule inedite compaiono nelle piramidi più recenti, contestualmente all'abbandono di formule presenti nelle piramidi più antiche. Elemento comune a tutte le formule, che sono quasi sempre introdotte dalla frase Dd-mdw "parole da recitare", è il loro carattere rituale: alle parole doveva affiancarsi un'azione da noi oggi non più ricostruibile. Dal punto di vista letterario i versi si susseguono giocando sui suoni e sul parallelismo dei concetti, per cui a un'affermazione oscura ne segue spesso un'altra che ripete una variazione dello stesso contenuto. La parola vi domina assoluta nel suo potere allusivo e magico.