Autore: John Michell

Edizioni L'Età dell'Acquario

Pagg. 184 - Prezzo € 16,50

 

 
 

 

Astroarcheologia

Una scienza eretica

Stukeley, Lockyer, Atkinson, Watkins, Thom: questi nomi dicono forse poco o nulla, ma appartengono ad alcuni tra gli studiosi che più hanno contribuito, dal ’700 fino a oggi, a svelare il mistero di Stonehenge e degli altri siti megalitici delle isole britanniche. Scienziati romantici che hanno creduto alla possibilità di un’astronomia antica, rovesciando con prove difficoltosamente raccolte il facile paradigma della «splendida barbarie» in cui, secondo la scienza ortodossa, vivevano le antiche popolazioni del Nord Europa.
Grazie a loro, i misteriosi cromlech si sono rivelati rispecchiamenti in terra del cielo, costruiti secondo precise corrispondenze astronomiche e calendariali che per precisione non hanno nulla da invidiare ai calcoli moderni. Non solo luoghi di culto, dunque, ma strumenti del sapere, sacri orologi delle comunità che vivevano attorno a essi e prodigiose testimonianze del genio umano. Gli stessi allineamenti ricorrono poi nei templi egizi, nelle piramidi e infine anche nella gigantesca rete di linee, centri e disegni che innervano le pianure del Sudamerica precolombiano.
In questo volume Michell schiude per noi la suggestiva prospettiva di coloro che seppero guardare al passato senza infondati pregiudizi (mentre l’archeologia cadeva sotto il dominio della tecnologia) e che per primi decifrarono il libro di pietra a cui i nostri progenitori avevano affidato la loro sublime sapienza.

John Michell è uno studioso di scienza, numerologia e storia delle religioni. Tra le sue numerose pubblicazioni ricordiamo Twelve Tribe Nations and the Science of Enchanting the Landscape e The New View over Atlantis. Le Edizioni L’Età dell’Acquario hanno pubblicato, nel 2006, Il segreto del Tempio di Gerusalemme.


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


INTRODUZIONE:

 
Da quando nel 1976 è comparsa la prima edizione di questa breve storia, nel mondo dell'astroarcheologia hanno avuto luogo sviluppi importanti. Per contemplare questi progressi, il testo è stato aggiornato, anche se in gran parte continua a mantenere la forma originale e il suo scopo resta inalterato. Essa illustra gli inizi e la crescita di un soggetto del tutto nuovo per il mondo scientifico, riguardante la relazione esistente fra i monumenti e i templi antichi e la posizione dei corpi celesti così come furono osservati dai loro costruttori. Solo fino a pochi anni or sono questo argomento era praticamente tabù, innominabile all'interno dei circoli accademici. Oggi, al contrario, le sue premesse di base sono accettate come prove evidenti. Questo improvviso e rapido mutamento d'opinione da parte dell'ortodossia scientifica, oltre a essere un fenomeno interessante di per sé, rappresenta una svolta di pensiero nei confronti del passato capace di determinare vaste ripercussioni, che vanno ben oltre l'ambito della semplice passione per l'antichità.
L'attuale tendenza è quella di attribuire a questo nuovo oggetto di ricerca il nome di archeoastronomia, come se si trattasse soltanto di una questione riguardante astronomi o storici dell'astronomia piuttosto che archeologi. Tuttavia, per quanto finora siano stati gli astronomi a contribuire maggiormente al suo sviluppo, vantando a riguardo un interesse non solo ovvio ma legittimo, oggi è però evidente come l'astronomia non sia che uno dei codici scientifici tradizionali noti ai costruttori dei monumenti megalitici e agli architetti che realizzarono i templi del mondo antico. Nella loro collocazione, orientazione e relazioni reciproche, queste strutture sono state in genere correlate a fenomeni celesti, ma sono altrettanto evidenti quelle caratteristiche non interpretabili in senso solo astronomico. Perché il loro segreto non riposa solamente nelle stelle, ma in quella stessa terra calpestata dagli antichi costruttori. Questo restituisce agli archeologi la responsabilità di investigare questa antica scienza, col compito di individuare e coordinare i diversi approcci che si stanno articolando attorno ad essa. Precisato questo, sia nel titolo che nel corso del testo ho comunque mantenuto la dizione consolidata di astroarcheologia.

Dall'eresia all'ortodossia
Le teorie della scienza e del sapere accademico, non meno delle credenze religiose, sono soggette a mutamenti continui, in cui l'ortodossia di un'epoca diventa eresia per un'altra e viceversa. Non esiste convinzione, per quanto assodata, che possa ergersi come incontrovertibile sotto i marosi incalzanti dei diversi mutamenti mentali delle generazioni successive; ciononostante, la visione del mondo o lo schema concettuale a cui ciascun individuo è assuefatto sono per lui qualcosa di così prezioso, qualunque sia il contesto conoscitivo, che le nuove idee che li mettono in discussione sono tendenzialmente rifiutate, con una tale ostinazione da apparire incomprensibile a un osservatore esterno.
Nelle pagine di questo libro seguiremo la nascita di una teoria archeologica che mette in relazione la progettazione e l'ubicazione dei siti megalitici con l'osservazione della posizione occupata dai corpi celesti al momento in cui questi monumenti vennero realizzati. Apparentemente un'idea innocua, ma che in realtà suscita non poche passioni; questo perché dietro all'interrogativo se sia vero oppure no che circa quattromila anni fa i costruttori megalitici applicassero già l'astronomia scientifica, si celano altre problematiche assai più serie, relative alla storia e all'autentica natura della civiltà umana. In questo campo si schierano due ipotesi completamente opposte. Quella moderna, che si ispira alla teoria del progresso evolutivo, sostiene che la civiltà sia un fenomeno recente e unico. A questo punto di vista si contrappongono l'antica dottrina platonica e la filosofia pagana, secondo le .quali la civiltà si manifesta in fasi successive, dagli insediamenti primitivi, attraverso lo sviluppo dell'agricoltura e della tecnologia, al raggiungimento di un culmine cui seguono decadenza e oblio, uno schema di eventi che si ripeterebbe continuamente. La prima di queste concezioni, quella difesa dalla moderna ortodossia, serve a giustificare molti degli atteggiamenti politici e scientifici oggi imperanti, e per questo non sembra essere disposta a cedere con facilità il passo all'ipotesi rivale. L'opposizione culturale alla teoria dell'astroarcheologia è poi ulteriormente consolidata dalla consapevolezza che qualora si dovesse riconoscere alla cultura del Neolitico una conoscenza astronomica superiore a quella medievale, per non dire sotto certi aspetti addirittura a quella odierna, l'attuale fede incondizionata riposta nella qualità assoluta delle nostre attuali conquiste scientifiche verrebbe meno. Eppure le prove di un notevole e assai diffuso sviluppo delle conoscenze scientifiche nell'Età della pietra continuano ad accumularsi. La cittadella dell'ortodossia archeologica è presa d'assedio e un nuovo paradigma storico sta emergendo per rimpiazzare il vecchio. Ho concepito questo saggio per illustrare le tappe attraverso le quali una nuova idea, nella fattispecie la teoria sottesa all'astroarcheologia, sia riuscita a trasformarsi da fantasia lunatica a eresia, da concezione interessante a oggetto di studio finalmente autorizzato a bussare alle porte della scienza riconosciuta.
 

 

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