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CONTATTISMI DI MASSA
Intorno alla metà del secolo scorso
in tutto il mondo prese ufficialmente piede il fenomeno dei "dischi
volanti", quelli che sarebbero poi entrati a far parte dell'immaginario
collettivo col termine di "UFO", acronimo inglese per Oggetti Volanti Non
Identificati. Parallelamente a coloro che avevano osservato e talvolta
documentato strani fenomeni aerei nei cieli, cominciarono a farsi avanti
numerosi individui che affermavano di essere entrati in contatto con gli
occupanti di questi misteriosi velivoli.
Sinora questo genere di "contattismo" non aveva mai goduto di gran credito,
anche perché si riteneva confinato ad esperienze prettamente individuali e
quindi difficilmente verificabili. Questo libro apre degli scenari del tutto
inusitati, documentando come in realtà vi siano stati interi gruppi di
persone che per prolungati periodi di tempo hanno direttamente interagito
con presunte entità extraterrestri di stanza sul nostro pianeta. Alcuni di
questi gruppi annoveravano individui delle più disparate estrazioni,
arrivando a includere scienziati, tecnici, politici e militari.
Oltre a fornire informazioni inedite sul celeberrimo "Caso Ummo", raccontato
qui come nessun'altra pubblicazione in italiano aveva mai fatto prima,
questo straordinario volume rivela per la prima volta l'esistenza di
"Amicizia" e le incredibili vicende vissute da un gran numero di persone,
principalmente in Italia ma anche in Svizzera, Austria, Germania, Francia,
Unione Sovietica, Australia e Argentina, direttamente coinvolte in questa
gigantesca operazione di interscambio tra gente della Terra e razze aliene.
I fatti qui riportati si estendono in particolare lungo un periodo che va
dal 1956 al 1978, anno in cui l'Italia fu protagonista di una massiccia
serie di avvistamenti UFO e di sconvolgenti e sinora inspiegati fenomeni nel
mare Adriatico, che all'epoca sembra ospitasse nei suoi fondali una
gigantesca base allestita da un gruppo di razze extraterrestri
particolarmente benevole nei nostri confronti e in lotta con altre fazioni
animate da intenti apparentemente negativi.
Le informazioni presentate in quest'opera sono a dir poco straordinarie e
aprono un capitolo completamente nuovo nel panorama ufologico
internazionale, suggerendo con la forza dei fatti come alcune frange di
umanità terrestre abbiano interagito con razze provenienti da altri sistemi
stellari per la realizzazione di un disegno evolutivo le cui finalità ora
cominciano lentamente a delinearsi.
PREFAZIONE di Roberto Pinotti:
Un libro sulla "leggenda di Pescara"
ripropone un annoso enigma semisconosciuto
ITALIA 1956: CONTATTISMO DI MASSA OCCULTO
I RISVOLTI DI UNO SCENARIO INQUIETANTE
Come ha scritto Tullio Bosco nel suo recente volume "Accadeva a
Pescara", "è soltanto da pochi decenni che le ricerche parapsicologiche, e
la telepatia in particolare, sono diventate materia di attenti studi.
Escludendo i grandi maghi illusionisti che riuscivano con i loro trucchi
ad abbagliare un pubblico ingenuo, vi erano persone purtroppo impreparate,
che possedevano realmente facoltà paranormali, ma non sapendo metterle in
una convincente evidenza e circondati da totale scetticismo, preferivano
abbandonare ogni esibizione. Oggi si ricercano le persone ESP (Extra-Sensorial
Perceptors) per lo studio metodico dei fenomeni. Si sono fatte in tal modo
scoperte straordinarie. Ricerche telepatiche sono state fatte dagli USA
durante una delle missioni lunari. Questa nuova scienza viene curata nel
più stretto riserbo nell'ambiente militare. Ma intorno all'anno 1946, chi
era dotato di facoltà extrasensoriali non solo non era creduto, ma veniva
considerato visionario, se non peggio, per cui questi individui, dopo le
prime esperienze, preferivano evitare il più possibile che le loro
straordinarie facoltà venissero rese note.
È quello che accadde al giovane laureato Francesco C., figlio di un noto
industriale di Pescara, il quale cominciò un giorno a sentire degli strani
richiami, come dei messaggi, provenienti da un mondo misterioso; ne parlò
con qualche amico ma nessuno lo prese sul serio: i più lo consigliavano di
non credere ai sogni, ma Francesco, o meglio Ciccillo, come veniva più
comunemente chiamato, ben sapeva che non si trattava di sogni, e così un
giorno decise di seguire quei misteriosi richiami che cominciavano a farsi
imperiosi. Una notte si alzò silenziosamente dal letto, e sotto il leggero
chiarore di un quarto di luna ed il tremulo luccichio delle stelle, si
avviò lungo il litorale, in direzione di Montesilvano. Giunto dove aveva
inizio la lunga pinetina litoranea, si fermò ad osservare il cielo in
direzione nord; vedeva innanzi a sé brillare maestoso il carro dell'arsa
Minore, e si soffermò ad ammirare la stupenda Stella Polare, punto di
riferimento di tanti antichi navigatori, quando, proprio nelle sue
vicinanze, vide apparire un corpo cilindrico, affusolato alle estremità,
che emetteva strani bagliori di un colore azzurro chiaro. L'oggetto
rimaneva immobile, proprio al centro del carro; valutarne la distanza era
cosa impossibile, tuttavia si indovinava facilmente trattarsi di un
oggetto straordinariamente grande. "Un sigaro volante!" mormorò emozionato
Ciccillo, senza riuscire a distogliere lo sguardo da quella incredibile
visione. Ad un tratto vide staccarsi da esso un oggetto molto più piccolo,
ma più luminoso, e con la forma di un piatto rovesciato che, roteando
vertiginosamente su se stesso ed emettendo bagliori stranissimi, si
avvicinava con velocità impressionante, ingrandendosi a vista d'occhio. Lo
vide arrivare proprio davanti a lui, fermarsi all'improvviso e restare
immobile all'altezza di due metri da terra, ed infine discendere
lentamente per adagiarsi sull'arenile. Quando Ciccillo se lo vide così
vicino, ne rimase terrorizzato, e l'istinto gli fece fare l'atto di
fuggire, ma ecco tornare nel suo cervello quella strana voce telepatica,
che lo esortava a rimanere sul posto. Né, anche se l'avesse voluto,
avrebbe potuto fuggire: le gambe gli si erano bloccate. Il disco volante,
del diametro di circa 15 metri, con la parte centrale a forma di grande
cupola schiacciata, tutta contornata di oblò luminosi, era lì davanti a
lui, e forse proprio per lui! Ne era affascinato, e non capiva donde
provenissero quelle luci formate da tanti colori a toni morbidi che
avvolgevano completamente l'apparecchio, come se proprio in esse
risiedesse la forza di sostentamento. Ad un tratto si aprì una porticina
fra gli oblò ed uno strano, piccolo uomo ne uscì. Avanzò sulla piattaforma
fino alla estremità periferica, ed alzò entrambe le braccia in segno di
amicizia. La voce telepatica ora gli giungeva nitidissima: non era un
messaggio fatto di parole, ma di pensieri, che Ciccillo si accorgeva di
capire benissimo. "Verrai ogni volta che ti chiameremo: dovrai essere il
tramite fra noi e gli uomini, e non temere di nulla, vogliamo esservi
soltanto amici". Poi il piccolo personaggio rientrò e il disco volante,
tornando a roteare al centro delle sue meravigliose luminescenze, sollevò
da terra ed in pochi istanti scomparve confondendosi fra le stelle. Il
caso fu prontamente ripreso dai giornali, ed ebbe, per il suo fascinoso
mistero, la più larga pubblicità, tanto più che proprio in quella stessa
notte numerosi avvistamenti di dischi volanti furono segnalati da navi
navigazione in Adriatico; non solo, la misteriosa scomparsa in quei giorni
di alcuni natanti fece diffondere il sospetto che l'Adriatico fosse
diventato un Triangolo delle Bermude. La stampa ampliò in modo enorme tali
avvenimenti, e perfino uno dei più importanti rotocalchi dell'epoca dedicò
ad essi l'intera pagina di centro con la fotografia di Ciccillo quale uno
dei rari protagonisti dei rari incontri ravvicinati. Eppure anche con
tutta questa pubblicità Ciccillo si avvedeva che la gente lo guardava un
modo strano come se egli stesso fosse un uomo di un altro mondo. Un
giorno, forse su richiesta dei familiari, un medico venne in casa per fare
un po' di conversazione con lui, anzi lo sottopose ad un vero e proprio
interrogatorio; era evidente che il medico non lo considerasse 'normale',
di ciò egli si avvide per il fatto che cominciò a notare una certa
maggiore sorveglianza, specie quando tentava di uscire di notte, ma che
poteva capire un medico generico, specialmente in quel tempo, di
parapsicologia? Ciccillo, che sentiva sempre più forte il richiamo
proveniente da quel mondo misterioso ed affascinante, si vide costretto a
frenare i suoi istinti e l'amarezza della situazione lo fece chiudere in
sé stesso; perse completamente la socievolezza, e non si confidò più con
nessuno, nemmeno con i propri familiari. Incomprensione, amarezza,
tristezza, e quindi la grande rinuncia ad un sogno, che aveva tinto di
rosa i suoi anni più belli. Ma se tutto avesse giocato in suo favore,
avrebbe egli potuto realmente realizzare le sue speranze di fungere da
'Grande Intermediario' fra gli Uomini e gli Extraterrestri? Chissà! È
certo però che fino ad oggi il mistero di quegli sconcertanti Esseri è
rimasto impenetrabile..."
Questo libretto locale, indipendentemente da qualsiasi valutazione sulle
informazioni sopra riportate dall'autore (riferite al 1946 per un evidente
refuso ma in realtà relative al 1964), ripropone significativamente la
cosiddetta "leggenda di Pescara", destinata a protrarsi nel tempo fino ad
oggi.
Come ha recentemente riferito nel suo volume "Base Terra" lo scrittore
inglese Timothy Good riprendendo il tutto dalla prestigiosa "Flying Saucer
Review" britannica che ne dette prontamente notizia sulla base del
materiale all'epoca da me inviato a tale rivista e pubblicato nella
traduzione del compianto Gordon Creighton, nell'aprile del 1961 Bruno
Ghibaudi, un noto e stimato giornalista italiano che si occupava di
questioni tecnico-scientifiche ed aerospaziali e che collaborava con varie
testate giornalistiche nazionali e con lo stesso canale televisivo della
RAI (la sua rubrica TV era intitolata "Modelli volanti"), dichiarò di
avere scattato una serie di fotografie in sequenza ritraenti alcuni
oggetti volanti insoliti sui lidi della costa adriatica nei pressi di
Pescara (Montesilvano). Una delle foto, rileva giustamente Good, mostra un
velivolo così strano da rendere del tutto inconsistente l'obiezione
scettica di una possibile falsificazione. Le altre mostravano "dischi
volanti" con cupola isolati ed in formazione, evoluenti a volo radente sul
sabbioso litorale pescarese.
In seguito Ghibaudi avrebbe fatto conoscere una ulteriore serie di
sensazionali foto di UFO. Quelle scattate ad un "disco volante" nel cielo
diurno di Milano dal pittore Gaspare De Lama, cui la popolare "Domenica
del Corriere" avrebbe addirittura dedicato una tavola di copertina. Ma
come si era arrivati a tali episodi rimbalzati con tale rilievo sui
settimanali italiani?
Ghibaudi, in precedenza incaricato in RAI di condurre un'inchiesta
televisiva su quanti sostenevano di avere visto i "dischi volanti" in
Italia, si era messo alquanto scetticamente all'opera intervistando
numerose persone in tutta la penisola, ed aveva finito in breve col
confrontarsi con una realtà insospettata. I testimoni risultavano
affidabili e molteplici, sia quelli che dicevano di avere avvistato e
anche fotografato i misteriosi oggetti, così pure chi affermava di avere
raccolto tracce e reperti in alcuni casi di discesa al suolo degli UFO, e
financo coloro che sostenevano perfino di avere assistito ad atterraggi di
tali apparecchi e all'attività dei loro occupanti. Di più. C'era anche chi
assicurava di averli direttamente avvicinati. Ma con tutto questo venivano
anche sovente lamentati frequenti episodi implicanti intimidazioni,
minacce e pressioni perché di tali eventi non si venisse a sapere a
livello pubblico. Fatti che spesso avevano indotto chi sapeva o aveva
visto a scegliere di non parlare per evitare problemi familiari,
professionali, sociali e con le stesse autorità costituite, talvolta
intervenute con o senza discrezione. Ghibaudi rimase sconcertato. Ancor di
più apprendendo la successiva notizia che il previsto programma TV era
stato cancellato di punto in bianco dai vertici RAI. Il che non gli impedì
però di divulgare poi quanto da lui raccolto mediante la carta stampata,
in eccezionali e documentatissime inchieste-fiume, principalmente per il
settimanale "La Settimana Incom Illustrata" e il prestigioso quotidiano
romano "Il Tempo". E va indubbiamente a Ghibaudi, subito dopo la decisa
azione pionieristica svolta dal Console Alberto Perego, l'indiscusso
merito di avere positivamente divulgato le tematiche ufologiche
nell'Italia del "boom" post-bellico. E di essere così diventato un più che
visibile "punto di riferimento pubblico" al riguardo.
Ma c'è di più. Qualche mese dopo le riprese fotografiche sulla costa
pescarese, che pare sarebbero state effettuate in realtà dal compianto
Giancarlo De Carlo, Ghibaudi (in un 'intervista per il settimanale "Le
Ore" del gennaio 1963), arrivò a confermare di essere stato addirittura
invitato ad un incontro con "gente dello spazio". In altri termini, con
esseri extraterrestri infiltrati e operanti fra noi, in collegamento con
cittadini italiani responsabili di un organismo logistico di supporto a
tali "visitatori" non troppo dissimili da noi. In proposito Ghibaudi fu
piuttosto scarno circa i dettagli, limitandosi a riferire quanto appreso
da loro, che avrebbero alternato nel contatto con gli umani forme di
telepatia e di comunicazione psichica a colloqui verbali diretti nelle
varie lingue terrestri, italiano compreso. In primis, anche se gli organi
interni differirebbero non poco in funzione dell'adattamento ad ambienti
planetari diversi, la forma umana (bipede ed eretta con testa, tronco,
gambe e braccia con estremità prensili) sarebbe in realtà diffusa e
dominante nel cosmo, e quella dell'"Homo Sapiens" in particolare, a parte
certune differenziazioni locali (statura, corporatura, colorito della
pelle e così via). In secundis, noi stessi saremmo anzi il frutto
biologico del "meticciamento" di vari ceppi di antichi colonizzatori
extraterrestri della Terra, successivamente sovrappostisi all'evoluzione
animale locale e reimbarbariti in conseguenza di varie catastrofi
planetarie che hanno colpito nel suo passato preistorico questo pianeta
alterandone l'ambiente e mutandone il volto.
Ghibaudi dichiarò che gli esseri da lui incontrati si sarebbero dichiarati
benevoli e desiderosi di aiutarci a dispetto della nostra indole violenta
e immatura. Da sempre periodicamente in visita discreta alla Terra, non
perfetti e non infallibili, seppur rispetto a noi enormemente avanzati sul
piano sia tecnologico che morale. Durante tali incontri si sarebbero
espressi decisamente contro l'uso improprio da parte nostra dell'energia
nucleare ed il rischio di un conflitto atomico generalizzato, precisando
però che a dispetto di certi loro interventi "mirati" tesi a eliminare per
quanto possibile tali rischi non sarebbe loro consentito di interferire
più di tanto nella evoluzione di popolazioni arretrate quali la nostra.
Per effettuare il proprio sviluppo senza pericolose involuzioni ciascuna
razza, infatti, dovrebbe essere artefice del proprio destino pagandone il
prezzo con sacrifici, fallimenti e vittorie. Avrebbero aggiunto altresì
che non saremmo ancora pronti ad un contatto di massa, che ci
destabilizzerebbe senza peraltro insegnarci quanto invece va conquistato
da soli prendendo consapevolmente coscienza degli obiettivi raggiunti.
Con tale ammissione, Ghibaudi, dopo avere validamente svolto un'opera di
divulgazione sul tema senza precedenti, uscì peraltro di scena a livello
pubblico. Fu quasi un "testamento spirituale". Professionalmente, infatti,
mentre paradossalmente il cinema realizzava nella realtà provinciale del
Veneto la pellicola in bianco e nero "Il Disco Volante" di Tinto Brass con
Eleonora Rossi Drago, Silvana Mangano, Monica Vitti, e un sorprendente
Alberto Sordi in quattro ruoli diversi (il segretario comunale libertino,
il maresciallo dei Carabinieri, il parroco beone e l'efebico rampollo di
una nobile casata), dopo tali affermazioni gli stessi ambienti
giornalistici dominati dal conformismo e dallo scetticismo finirono col
fargli il vuoto intorno, ed egli finì così per pagare più di altri un
prezzo che in fondo non meritava, uscendo silenziosamente di scena dal
mondo del giornalismo. Come nel film di Brass (col soggetto di Rodolfo
Sonego) la realtà era che una società contraddittoria, conformista e
insonnolita come quella italiana non tollerava in realtà scossoni di
sorta, neanche di fonte extraterrestre. I tempi non erano maturi. E così
era preferibile, come gli struzzi, nascondere la testa sotto la sabbia. In
seguito Ghibaudi sarà nominato presidente della Società Italiana per la
Protezione degli Animali, coerentemente con i principi universali desunti
dal rispetto per l'ambiente e la vita sollecitato dagli extraterrestri da
lui incontrati. Schivo e riservato, eviterà qualunque coinvolgimento
ulteriore sul fronte ufologico ritirandosi legittimamente nella propria
privacy.
Ma con quale ambiente aveva preso contatto Ghibaudi?
L'11 febbraio 1969, presso la Facoltà di Scienze Sociali e Politiche
"Cesare Alfieri" dell'Università di Firenze, il sottoscritto sostenne
l'esame di Dottrina Generale dello Stato. Ero l'ultimo della Sessione, e
una volta finito il colloquio e richiamato dalla commissione d'esame per
ritirare il libretto col voto mi attardai per riporre nella mia borsa le
dispense, gli appunti e i libri di mia proprietà rimasti nell'aula. Ero di
fronte all'attaccapanni per rimettermi il soprabito prima di uscire quando
captai una conversazione estemporanea che mi incuriosì e mi fece
indugiare.
"Ancora le solite puttanate sui dischi volanti, professore" aveva detto
sfogliando il giornale un antipatico assistente al titolare della cattedra
mentre anche questi radunava le sue carte sulla scrivania.
"Guardi che non sono puttanate. - sentenziò gelido il professore
zittendolo - Anzi, è un argomento fin troppo serio..."
Ce n'era abbastanza per farmi rimanere. L'esame era stato ben superato e
probabilmente quel docente non l'avrei più rivisto. Rischi di sorta,
dunque, non ce n'erano. Pertanto mi avvicinai e "Ben detto, professore! -
dissi - Se ha cinque minuti e accetta che le offra un caffè, avrei piacere
di parlarLe a quest'ultimo riguardo..."
"Volentieri, - rispose il docente - ma il caffè lo pago io". E così ci
appartammo al tavolo di un bar e restammo a chiacchierare per oltre un'ora
sugli UFO, sulla cui effettiva esistenza era in effetti ben documentato.
Quando gli feci infine presente che ero il Segretario Generale del CUN, ci
fu il colpo di scena.
"Lei cosa sa della base extraterrestre vicino a Pescara e del suo supporto
logistico?" sibilò. Restai di sasso. E non perché non sapessi della
"Leggenda di Pescara" già ventilata peraltro senza il minimo dettaglio per
i lettori dai libri di Perego e su cui il console mi aveva personalmente
ragguagliato in separata sede, ma perché il professore mi disse che a
parlargliene erano stati dei nomi che definire altisonanti è poco. Nomi
autorevoli del mondo istituzionale, industriale e accademico. Pur senza
definirlo così, il docente risultò così uno degli acquisti più recenti
dell'"Amicizia", un sodalizio occulto creato per sostenere le iniziative
sulla Terra di un gruppo di extraterrestri "infiltrati" in Italia e non
solo. Già due anni prima, "La Domenica del Corriere" n. 9 del 26 febbraio
1967 aveva affrontato, in un "servizio" a puntate dei giornalisti Franco
Bandini, Giancarlo Masini e Bartolo Pieggi per i 20 anni degli UFO il
problema della "Amicizia", presentandolo nondimeno come una volgare truffa
o poco più sulla base però di dati del tutto inesatti e risibilmente
gonfiati, denominazioni specifiche volutamente diverse (ad esempio le
sigle FW3 in luogo di "W56" e Y14 invece di "CTR"), un taglio decisamente
"di colore" e nessuna indicazione geografica atta a fare un minimo di
chiarezza. Il tutto sarebbe poi stato riproposto dal solo Bandini, senza
cambiare una virgola, nel suo libro "Il Mistero dei Dischi Volanti" (il
primo a nominare il neonato CUN). Lo feci notare al professore, che mi
disse: "I giornalisti sono soliti scrivere stronzate, e se poi le cose si
mettono in maniera tale per cui una situazione diventa troppo conosciuta e
sempre meno controllabile l'unica cosa che resta da fare è costruirsi
attorno una 'cortina fumogena' di discredito che allenti a bella posta
l'interesse eccessivo: e magari far fare il tutto a dei giornalisti che
oltre tutto si credono detentori della verità. Il risultato è allora
assicurato. Vede, non tutti possono essere coinvolti in una storia simile,
troppo grande per l'uomo della strada e per le stesse cosiddette 'autorità
costituite'..."
Chiunque sarebbe rimasto forse spiazzato da tali parole. Non io, che mi
ero sentito dire quasi le stesse cose da Alberto Perego "in camera
caritatis". Pubblicando nel 1963 il suo terzo volume "L'Aviazione di altri
Pianeti opera tra noi" immediatamente prima che La Farnesina lo
trasferisse in Brasile come Console d'Italia a Belo Horizonte, il
diplomatico aveva annunciato a breve un nuovo libro dal titolo "Dirò
Tutto" che però non vide mai la luce. E, riprendendo il suo precedente
"Sono Extraterrestri" (contenente numerose foto di UFO su Pescara nonché
quelle del presunto interno di un "disco volante" atterrato in Italia)
dette certune vaghe anticipazioni, pubblicando altre controverse
istantanee: da quella di un "disco volante" al suolo in provincia di
Milano a quelle di un presunto pilota alieno. Pare che il diplomatico
volesse forzare la mano, accompagnandosi addirittura con persone alla
ricerca di possibili "accessi" ad una "base sotterranea" degli UFO (che la
gente collocava al di sotto del Gran Sasso o della Maiella) cui persino la
stampa aveva fatto cenno. Gente ("Sono dei pazzi", diceva Perego) che non
escludeva l'idea di fare brillare delle cariche di esplosivo per ottenere
lo scopo...
Solo che in breve cambiò registro. "Non è affatto il caso di pubblicare
quello che volevo scrivere" mi confidò. "O si trasforma l'ufologia in un
movimento politico rivoluzionario atto a rovesciare il 'vecchio ordine'
oppure si prende atto del fatto che al di là di ogni nostro logico
orientamento bisogna parlare solo se e quando necessario. Mi è stato fatto
capire che, nonostante tutto, non è ancora il momento di 'dire tutto'..."
"Perché?" gli chiesi. "Perché altrimenti salterebbe tutto, e ne usciremmo
comunque con le ossa rotte. E gli stessi extraterrestri che ci visitano
non vogliono questo. Se prendessimo questa strada ora non farebbero nulla
per aiutare noi ufologi, e anzi ci lascerebbero soli contro il 'sistema'
che ci farebbe a pezzi come pazzi, illusi o visionari..."
"Quel Pinotti, quel Breccia..." aveva detto Perego all'amico e confidente
Mario Maioli (divenuto il primo presidente del CUN) vedendo il
sottoscritto e il futuro Ing. Stefano Breccia animare un convegno
ufologico a Pescara nel 1968 "due ragazzi che oggi sono due brillanti
studenti universitari aperti al problema. Vanno, come tanti altri, 'coltivati'.
Perché starà a loro e a giovani come loro guardare al futuro in tutta
questa storia, ricevere il 'testimone' e operare intelligentemente nel
lungo periodo per ottenere domani i risultati che a noi è necessariamente
impossibile conseguire oggi..."
E ora il sottoscritto si sentiva dire quasi le stesse cose all'università,
anche se alla fine capii che al di là delle apparenze il professore ne
sapeva probabilmente non più di me. Ciò comunque non impedì
all'interessato di chiedere al collega della cattedra di Sociologia
Applicata, prof. Giacomo Sani, di farmi fare una tesi di laurea "di
ricerca" imperniata sulla tematica UFO, e di vedere incredibilmente
concretizzare tale richiesta. lo non avrei mai osato. Lui lo fece e lo
pretese. "Bisogna sostenere la 'causa' e muovere le acque" disse. E ci
riuscì
Coincidenze, si dirà... La tesi (dal titolo "Il problema degli UFO nelle
sue implicazioni sociali") fu così accettata e presentata per la
discussione. Solo l'imprevista e improvvisa dipartita del prof. Sani dalla
Facoltà di Scienze Politiche di Firenze per l'Università americana di
Berkeley rese infine quanto mai problematica la discussione, tanto che per
evitare intoppi il preside di Facoltà mi suggerì, in assenza di un
relatore adeguato, di modificarne il titolo inserendo il lavoro già fatto
in un contesto più ampio. Ne scaturì così "Dimensioni odierne
dell'evasione", comprendente in un capitolo anche la realtà ufologica, che
mi valse infine la laurea senza ulteriori problemi.
Tutto ciò, comunque, per me aveva voluto significare una cosa ben precisa:
il fatto che, nell'ambiente accademico ed elitario da cui certe
informazioni riservate venivano, queste ultime venissero seppur
indirettamente confermate senza mezzi termini era la verifica della
ramificazione di tale struttura di cui Perego mi aveva a suo tempo detto
intrattenendomi in colloqui riservati. E anche della sua positiva
considerazione a quei livelli.
Non mi si parli di coincidenze.
Lo scenario era in effetti a dir poco sconcertante. Dal 1956 un gruppo di
alieni extra-solari di aspetto umano (da cui il termine un po' banale e
puramente convenzionale "W56" tradente un voler entusiasticamente
inneggiare con un "viva" indicato dal sintetico W allo storico "anno del
contatto", il 1956), in contrasto al quale si opponeva nondimeno un
qualche "fronte" opposto costituito dai "CTR" (sigla altrettanto
fantasiosa e semplicistica indicante i cosiddetti "ConTraRi"), si era
installato a tutto campo in una vasta struttura sotterranea costeggiante
la costa adriatica, ottenuta con dispositivi atti a creare cavità
contraendo e comprimendo i "vuoti atomici" della materia nelle profondità
del sottosuolo e realizzando così un corridoio alto trecento metri e lungo
decine di chilometri. La struttura non sarebbe stata la sola così ottenuta
presente sul nostro pianeta (molte altre ve ne sarebbero, anche nelle
profondità marine), ma la sua posizione al centro del Bacino Mediterraneo
la avrebbe resa particolarmente importante. L'accesso alla "base" dei
"W56" sarebbe avvenuto da vari "portali" attraverso accessi dal mare
ovvero mediante tecniche di "teletrasporto" che in pratica avrebbero
smaterializzato le navi aliene con i loro occupanti per rimaterializzarle
all'interno della struttura (ospitante diversi nuclei di "Visitatori" in
vari agglomerati ed installazioni). Il controllo di tecnologie tali da
consentire la contrazione della materia e dello spazio-tempo, viaggi
cosmici "più veloci della luce" senza peraltro superarla in senso proprio
e spostamenti in una sorta di "iperspazio" ben prima che in Italia e in
America si cominciasse a parlare minimamente di tutto ciò costituisce
indubbiamente un dato quanto mai sconcertante.
Che peraltro esiste e non può neanche essere ignorato.
Non mi si parli di coincidenze.
Perego stesso, per la cronaca, sarebbe stato destinatario di missive
inviategli dagli "Amici" alieni mediante la tecnica del teletrasporto. I
bigliettini si materializzavano dal nulla e, a somiglianza del fenomeno
noto in parapsicologia come "apporto", arrivavano caldi. E ci furono da
lui mostrati e commentati.
Successivamente alla realizzazione della loro base operativa locale, gli
alieni avrebbero avvicinato alcune persone in Abruzzo, destinate a
divenire la loro necessaria "quinta colonna" di supporto logistico.
Coordinata a Pescara dall'ormai scomparso Bruno Sammaciccia, era così nata
quella che poi sarebbe stata denominata convenzionalmente "Amicizia",
organismo riservato di gente fidata e pronta ad eseguire all'occorrenza i
desideri degli "Amici" extraterrestri, specie procurando loro oggetti e
materiali particolari e così pure materie prime nonché derrate alimentari,
e realizzando altresì vari servizi a supporto. Il compianto coordinatore
aveva anche lo specifico ruolo di uomo di pubbliche relazioni nonché di
catalizzatore verso ambienti importanti (prelati, militari, industriali,
giornalisti, scienziati, accademici, politici) potenzialmente utili alla
'causa' che solo in parte, peraltro, venivano direttamente coinvolti. In
non pochi casi, anzi, l'esclusione di certi possibili 'candidati' avrebbe
fatto nascere e consolidare la voce che ci si trovasse di fronte ad un
"imbroglio" e null'altro. La cosa era prevista e anzi faceva parte del
gioco...
Ben prima delle successive e controverse storie simili riferite agli
Ummiti e ai Bahaviani (ben più noti) e agli Elta V e agli Uti
(misconosciuti), gli alieni in questione di stanza sulla Terra (o meglio,
quelli non troppo distinguibili da noi) si sarebbero così gradatamente
infiltrati in mezzo alla popolazione e nel nostro tessuto sociale,
operando in ruoli e posizioni diverse "sotto copertura" nelle città
italiane (sia nel settore industriale che in altri di una certa
rilevanza). Ma la loro organizzazione in Europa avrebbe operato, oltre che
in Italia, in Francia, Germania, Austria e Svizzera, e altrove in
Argentina, Australia e URSS.
Se qualcuno degli extraterrestri avesse avuto necessità, dopo un certo
periodo di tempo, di "rientrare", si sarebbe simulato all'occorrenza un
incidente mortale (ad esempio la caduta di un aereo) e l'interessato
sarebbe così uscito di scena. Quanti fossero rimasti invece di stanza
sulla Terra a livello prolungato sarebbero stati autorizzati anche a farsi
una famiglia, con tanto di moglie terrestre e relativa prole. Essi
sarebbero stati biologicamente compatibili con le nostre donne e le unioni
sessuali relative biologicamente feconde. La loro realtà socio-politica
sarebbe risultata alquanto piramidale e quanto mai gerarchica, anche se
più blanda nel caso dei "W56" e assai meno "democratica" e anzi quasi
militaresca in quello dei loro "avversari" CTR. Dire che le due fazioni
fossero in un vero e proprio conflitto fra loro come noi comunemente lo
intendiamo sarebbe forse semplicista ed anche eccessivo. Resta però il
fatto che esse avrebbero avuto differenti valutazioni e approcci alla
realtà, con prese di posizione diverse e comportamenti conseguenti tali da
non escludere confronti e scontri diretti anche cruenti, talvolta
implicanti vittime, relative distruzioni e un aumento della propria "sfera
di influenza"...
Guerre Stellari "ante litteram", dunque? Non propriamente, in fondo.
Scaramucce, semmai. Ma nulla di strano, d'altronde. Le culture
extraterrestri sarebbero molteplici, e non necessariamente concordi,
sebbene da questo a scatenare indesiderati scontri armati generalizzati ce
ne correrebbe. E la Terra sarebbe da tempo immemorabile al centro di
interessi e visite da più parti, talvolta con approcci complessi e
divergenti.
Facile e comodo farsi adorare come Dei. In passato sarebbe stato fa"o più
volte. E tuttora ci sarebbe chi ancora lo fa, nascondendosi ad esempio
dietro i "fenomeni BVM" (Blessed Virgin Mary o Beata Vergine Maria) e
altre manifestazioni. E il pur concreto Adamski finisce lui pure col
conferire ai suoi "Fratelli" dello spazio (del tipo che poi sarebbe stato
definito "Nordico") indebite valenze spiritualeggianti, in linea con la
propria forma mentis individuale. Ma i "W56", seppur ecologisti, pacifisti
e panteisti, avrebbero finito col prescindere da misticismi fuori luogo.
Non tutti sarebbero peraltro come loro, beninteso.
Fra i vari Visitatori ci sarebbero asettici "naturalisti" che
verificherebbero lo svolgimento dell'evoluzione delle specie viventi sulla
Terra limitandosi a prelevare e monitorare campioni biologici vegetali,
animali e umani; "mercanti" interessati solo a materie prime facilmente
ottenibili; "etnologi" attenti a seguire senza interferenze le molteplici
culture della specie dominante, la nostra; "missionari" preoccupati del
nostro futuro sul piano etico e spirituale in missione di peacekeeping;
"militari" destinati a gestire strutture tecniche "interforze" e "sovranazionali"
di controllo tese al mantenimento di collegamenti e rotte spaziali fra gli
altri corpi celesti abitati e il nostro ed eventualmente a nostra tutela
da aggressioni dall'esterno; e altri ancora. Insomma, una vera "fauna"
quanto mai complessa ed eterogenea per intenzioni e obiettivi, ma dominata
dal comune approccio di una non interferenza diretta negli affari
terrestri. Ma non è tutto.
Comprensibilmente, i Visitatori extra-solari terrebbero alla loro
incolumità e sicurezza. Pertanto si sarebbe diffuso l'uso frequente di
"robot biologici", ovvero di cloni umanoidi creati in serie ed usati come
manovalanza a perdere per non esporre a rischi eccessivi i loro creatori.
Di più. Tali androidi sarebbero stati o "piloti automatici" dagli
organismi alquanto semplificati (piccola taglia ed organi e funzioni
organiche "ai minimi termini") oppure, all'occorrenza, repliche
esteriormente fedeli di soggetti "copiati" usati con varie finalità.
Significativamente, le dichiarazioni di un Philip Corso e le segnalazioni
dei "Grigi" intravisti come "serventi" dei "Nordici" sono oggi viste in
tale ottica.
Non mi si parli di coincidenze.
A livello di armamento, poi, l'uso di opportuni marchingegni e di
tecnologie del tipo di quella laser (ben prima che fosse da noi scoperto)
avrebbero consentito agli aggressivi "CTR" di offendere adeguatamente in
caso di necessità le strutture dei "W56", con effetti letali e non troppo
dissimili da quelli successivamente segnalati nei fantomatici casi di
M.A.M. (mutilazioni animali misteriose).
Non mi si parli di coincidenze.
Per il monitoraggio di soggetti o situazioni di loro interesse i
Visitatori avrebbero inoltre fatto uso di sonde miniaturizzate controllate
a distanza (di forma discoidale o globulare), veri e propri "sensori
teleguidati" atti a registrare immagini, suoni e perfino i pensieri degli
osservati. Già un Adamski aveva parlato di "registering disks" o di "registering
globes", d'altronde. Che poi sarebbero stati i "Foo-Fighters" del 1944-45
e i protagonisti della cosiddetta "Battaglia di Los Angeles" del 1942.
Oggi le fantomatiche "Balls Of Light" (BOLs) ripetutamente segnalate sui
campi in cui si formano agroglifi ma anche quelle ripetutamente osservate
in località quali Hessdalen, Sassalbo e Caronia sono altresì indicate come
qualcosa dello stesso tipo.
Non mi si parli di coincidenze.
Circa i rapporti con gli uomini dell'"Amicizia", questi sarebbero stati
molto stretti e in certi casi anche fraterni. Alcuni avrebbero anche avuto
l'emozione e l'onore di guidare un ricognitore alieno. Alla lunga, però,
gli umani si sarebbero dimostrati non sempre all'altezza della situazione,
deludendo in parte certe aspettative dei Visitatori. Resta il fatto,
peraltro, che con ogni probabilità anche questi ultimi avrebbero dato loro
una fiducia limitata, a scanso di possibili sorprese. Il risultato sarebbe
stato alla fine una crisi nei rapporti, aggravato nel 1978 dal decrescere
della "sfera di influenza" dei "W56" a vantaggio dei "CTR". La "ondata" in
Adriatico di quell'anno sarebbe collegata a ciò. Infine la struttura
logistica adriatica sarebbe stata smantellata e i Visitatori la avrebbero
abbandonata negli anni Ottanta.
Quanto sopra potrebbe sembrare la mediocre trama per un film di
fantascienza. Solo che tale trama è stata vissuta sulla propria pelle e
giorno dopo giorno da persone che chi scrive ha personalmente conosciuto e
stimato, ed è stata diffusa a "circuito chiuso" nell'ambito ristrettissimo
di quanti "sapevano" e si attenevano alle disposizioni dei Visitatori,
improntate al più totale riserbo. E oggi vediamo tanti "rivelatori"
statunitensi tirare fuori (a partire dagli anni Ottanta) le stesse
identiche cose. Legate alla realtà italiana dell'"Amicizia" del 1956.
Non mi si parli di coincidenze.
"Se raccontiamo questa storia al di là di quello che è filtrato - mi
diceva Perego - o ci prendono tutti per matti, oppure scateniamo il caos.
Altro che 'Dirò tutto'... Mi sono reso conto anch'io che l'azione deve
essere per forza a lungo termine, come a lungo termine lo è quella dei
Governi che tacciono in attesa di tempi migliori e per salvarsi il sedere.
lo stesso, che ho detto troppo, sono in parte 'bruciato'. In Italia starà
a giovani brillanti come te, come un Breccia e pochi altri studiare,
laurearsi, assumere nella società ruoli suadenti e posizioni di
sufficiente prestigio tali da preparare l'opinione pubblica in maniera
'indolore' alla 'nuova realtà' extraterrestre. Quello che i Visitatori ci
hanno insegnato dal 1956 voi lo dovete conquistare e imporre 'seriamente'
e senza rivelazioni con la logica, la ragione, la scienza, l'informazione,
la giusta polemica con gli oppositori. Così si creerà dal basso una
crescente coscienza consapevole a livello collettivo, generando le
condizioni idonee alla Grande Rivelazione. Che avverrà quando 'Loro' lo
riterranno opportuno. Tu dovrai concorrere alla creazione di tali
condizioni, e il nascente CUN guidato dall'amico Mario Maioli è in Italia,
in effetti, la formula giusta e vincente..."
"I think you are the right man to take Perego's pIace in Italy" (credo che
siate l'uomo giusto per prendere il posto di Perego in Italia) ci scrisse
nel 1965 un profetico George Adamski.
Sia come sia, chi scrive ha operato in tal modo per oltre 40 anni, allo
scopo di "informare per formare" l'opinione pubblica in Italia e
all'estero, al pari di altri consapevoli come me della posta e delle
regole del gioco e in base ad un preciso "gioco di squadra".
Orbene, che sia stata una realtà o meno, l'"Amicizia" ha anticipato tutto
lo scenario che ci ha visti protagonisti negli ultimi 40 anni e molto di
quanto stiamo tuttora constatando.
Non mi si parli di coincidenze.
Nel 1976, ad esempio, ricevetti la inattesa e lunga visita di una bella e
giovane donna che non avrei più rivisto, che mi disse di essere venuta a
trovarmi per trasmettermi a bella posta un diretto messaggio dei
Visitatori che la usavano come tramite. La donna mi ammonì a ritornare
sulla mia intima decisione (a un decennio dalla sua costituzione) di farmi
da parte all'interno del CUN per ragioni familiari e professionali
affermando che invece "non potevo non assumermi le mie responsabilità" e
che il mio apporto alla "causa ufologica" non era in realtà neanche
iniziato. Non solo. Mi dette dei precisi suggerimenti sul mio terzo libro
che nessuno sapeva avessi in preparazione, dimostrò evidenti poteri
telepatici discutendo con me e mia moglie di dati e circostanze di nostra
intima ed esclusiva conoscenza, anticipò per il 1978 una svolta radicale e
determinante nel mio futuro di "ufologo" indicandomi una serie di precisi
e personali eventi futuri tutti poi puntualmente verificati si (dal
contatto preferenziale con Joseph Allen Hynek ad un diretto avvistamento
collettivo con altre 10 persone presso Perugia, dall'uscita in edicola
della rivista del CUN "UFO Notiziario" ad altre ulteriori situazioni
destinate a verificarsi. E precisò che a dispetto di difficoltà di vario
tipo era comunque necessario andare avanti sereno in base ad un certo
programma che mi fu illustrato: guarda caso, del tutto coerente con il
quadro delineato da Perego in rapporto all'"Amicizia". Cosa che in fondo
chi scrive ha poi in pratica fatto e sta ancora facendo, indipendentemente
da tale episodio e dai suoi risvolti.
Non mi si parli di coincidenze.
Non siamo qui, sia chiaro, per fare gli avvocati difensori di nessuno, ma
solo per dare testimonianza diretta di esperienze vissute e mettere in
rapporto eventi, fatti e circostanze incontrovertibilmente coerenti e
complementari, certamente tutt'altro che casuali.
Della "Amicizia", a parte Perego e Ghibaudi che peraltro non la nominano e
le disquisizioni pittoresche e in buona parte infondate di Bandini, siamo
stati gli unici a fare menzione con alcuni nomi e cognomi (dapprima in
"UFO: Scacchiere Italia" e poi nella sua riedizione ampliata "Oggetti
Volanti non Identificati", editi negli Oscar Mondadori), nell'intento di
indurre chi avesse voluto farlo a venire allo scoperto pur se a distanza
di anni. Ciò è successo solo in minima parte, e con noi soltanto. I
protagonisti sono tuttora spaventati dal rischio di una possibile entrata
in scena dei CTR ora che per loro la protezione potenziale dei W56 non
esisterebbe più, e temono anche di non essere capiti ed accettati dalla
gente e dagli stessi ufologi. E chiedono tranquillità e oblio. La morte di
Bruno Sammaciccia ha cambiato le cose, e visto che fra le disposizioni
testamentarie c'era e c'è il desiderio che di tutto ciò si risappia senza
problemi per nessuno, abbiamo ritenuto nostro dovere dare responsabilmente
il nostro contributo alla verità per quanto possibile.
Comprendiamo altresì che associare una realtà come l'"Amicizia"
all'esperienza di vita di chi come noi ha fatto del problema ufologico una
seria battaglia scientifica e divulgativa potrebbe sconcertare non pochi.
Ma se sono vere, certe cose, presto o tardi, vanno dette ugualmente, costi
quello che costi. E se è vero come è vero che da sempre abbiamo dato e
diamo addosso senza quartiere a tutte le forme di contattismo fasullo - da
un Bongiovanni ad un Rael - è anche vero, infatti, che ci siamo talvolta
imbattuti in soggetti e contesti che è impossibile liquidare banalmente
con una pedestre dichiarazione di generico e riduttivo scetticismo alla
CICAP. E visto che per tanto tempo anche noi abbiamo taciuto, "adesso
potremmo essere anche accusati di non avere detto tutto o, peggio, di dire
solo quello che ci fa comodo sapendone invece molto, molto di più"
Certo, ma tant'è.
Ci sono anche dei mentecatti e dei disonesti che affermano che, per via
dei nostri dichiarati contatti pregressi con ambienti istituzionali e
dell'intelligence italiani, noi saremmo automaticamente collusi con i
servizi segreti (il che non è). Pertanto chiunque è libero di credere
quello che vuole. E chiaramente questo è un problema non nostro, a
riguardo del quale ognuno troverà una sua risposta, giusta o sbagliata che
sia.
Per quanto ci riguarda noi la abbiamo già trovata, ed essa rispecchia da
sempre il nostro coerente operato. Non sta comunque certo a noi mettere in
piazza i dettagli di cose comunque proprie della dimensione individuale
dell'esperienza personale di singoli soggetti, evidentemente non
comprovabile se non al livello di semplici testimonianze.
Ricordiamo comunque che se il tema degli UFO fosse dibattuto in un'aula di
Tribunale, la mole delle testimonianze surclasserebbe qualsiasi elemento
di prova a carattere scientifico. E sarebbe più che sufficiente per
supportare e convalidare la realtà ufologica a livello di qualsiasi
sentenza...
Roberto Pinotti
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