La Piramide di Cheope- per motivi religiosi, spirituali ed energetici - fu usata anche come
Tempio, per le speciali funzioni
"magiche"
a essa correlate. Credo inoltre fermamente che fosse
un distaccamento "molto particolare" della Casa della Vita, di cui gli Egizi
hanno sempre parlato come del luogo di apprendimento e di formazione. Era
l’Università di Alchimia, Occultismo, e Teoretica[1] cui pochissimi eletti potevano accedere per
accrescere la propria elevazione intellettuale e spirituale.
Quanto “spazio calpestabile” c’è all’interno della Piramide? Ci sono sicuramente altre stanze, oltre alle tre scoperte (la grotta sotterranea e le due interne), che crediamo uniche (così non se ne cercano altre!). Devono essercene per forza altre (oltre a quelle – non si sa quante - sotto la Camera del Re, nella Torre interna), vista la funzione della Piramide, e vista anche la sua dimensione. E ci devono essere almeno due passaggi di accesso (ne sarebbe bastato uno, ma di certo ce n’era anche uno di emergenza), dato che la Grande Galleria, i corridoi ascendenti, quelli discendenti (cioè la strada percorsa da ogni turista), non sono stati concepiti per passarci l’uomo! Se la superficie della Piramide era rivestita, come è assodato, da lastre bianche e levigate che conferivano all’edificio un aspetto esterno lucido e riflettente, è logico pensare che l’ingresso fosse altrove e SOTTOTERRA, raggiungibile dopo aver attraversato una serie di corridoi, che probabilmente mettevano in collegamento la Piramide anche con altre strutture sotterranee.
Cronache di Erodoto
Erodoto racconta che alcuni sacerdoti, di
notte, venivano visti navigare su misteriose barche, con le quali passavano
sotto le sabbie di Giza, percorrendo un canale sotterraneo del Nilo. Nessuno
sapeva dove andavano, perché stavano attenti a non farsi seguire. Andavano e
venivano misteriosamente e silenziosamente, come dei fantasmi. Forse si recavano
nella Piramide? Una volta dentro, attraverso scale e corridoi, avrebbero potuto
raggiungere i vari locali.
Sempre Erodoto riferisce però anche di una pietra “girevole”,
cioè un passaggio segreto all’esterno della Piramide.
In
primo luogo, se era segreto, di certo i sacerdoti non l’avevano mostrato a
Erodoto, ma tutt’al più ne avevano
parlato, senza farglielo vedere; inoltre, ammesso che esista davvero tale
passaggio, questo dovrebbe essere alla base, visto che la superficie – all’epoca
della visita di Erodoto - era ancora
ricoperta con lastroni che la rendevano lucida e impossibile da scalare. Infine,
sembra poco probabile che il passaggio non sia stato scoperto durante la
rimozione dei lastroni (utilizzati per ricostruire la città del Cairo). A questo
punto, se la pietra girevole esisteva davvero, ci doveva essere una doppia
sicurezza: lo strato sottostante ne doveva aveva un’altra, prevista per
scongiurare un’intrusione.
Alquanto perplessa a causa delle mie idee
circa un ingresso sotterraneo, sono stata tuttavia affascinata dalle parole di Erodoto, e non potendo resistere
alla tentazione di indagare sull’esistenza di questa “porta” all’esterno della
Grande Piramide… mi sono resa conto molto presto che c’era una pagina
dell’archeologia egiziana, che non
avevo ancora letto!
Infatti,
Erodoto non fu l’unico a parlare di
una porta segreta: le mie ricerche per approfondire la questione di questo
“secondo ingresso”, mi hanno portato a individuare una straordinaria scoperta
fatta molti anni fa da due famosi egittologi, vincolati dal giuramento di non
rivelarla a nessuno finché fossero stati in vita.
L’episodio riguarda la scoperta del famoso
accesso e di un “tesoro” nascosto, che si trova dall’altra parte. Ne voglio
parlare dopo un breve preambolo, perché desidero che il lettore, prima, capisca
che sto per raccontare l’esperienza massima che ogni archeologo auspicherebbe
per se stesso… e quindi è necessario stabilire l’attendibilità di uno di loro,
lo statunitense John Ora Kinnaman (1877-1961), famoso
biblista, grande ricercatore e famoso conferenziere. Ma la descrizione fatta non
rende certo giustizia a questo grande studioso, che ebbe per caso, o per volontà
del destino, la fortuna di incontrare a Giza, durante un suo viaggio, sir
William Flinders Petrie[2].
Dopo essere stato un ragazzo-prodigio
(ottenne il diploma di insegnante a 16 anni), John Ora Kinnaman si specializzò in
Letteratura greca e latina, Storia antica, Filosofia e Archeologia classica
all’Università di Chicago. Grazie alla sua spiccata attitudine per
l’archeologia, fu presentato al Professor Frederic Starr, che lo convinse a
condurre una serie di ricerche sull’Archeologia Americana, di cui egli era Capo
Dipartimento. In un secondo tempo, Starr lo presentò al Dr. Stephen D. Peet,
illustre archeologo americano, editore e fondatore della rivista American
Antiquarian and Oriental Journal, della quale Kinnaman divenne caporedattore nel
1911, quando Peet si ritirò.
Anche negli anni precedenti, Kinnaman fu molto impegnato: dal 1903 insegnò
Letteratura latina al Bentos Harbor College, nel Michigan (dove fu anche
preside); nel 1907 si laureò in Archeologia classica all’Università di Roma; nel
1909 trascorse un anno intero presso i nativi pellirosse Chippewa, dei quali
raccolse leggende antiche e testimonianze. Visse in seguito anche con gli
Eskimesi, e perfino con alcune tribù di cannibali e di cacciatori di teste…
sempre alla ricerca di tracce del passato.
Grazie alla sua competenza dell’antico
ebraico, ri-tradusse tutta la Bibbia, scoprendo molte diversità con le versioni
tradotte in precedenza; questo lo convinse che il testo originale era stato
intenzionalmente manipolato e alterato.
Kinnaman cominciò a dedicarsi con molto
interesse allo studio dell’Archeologia in relazione alla Bibbia e ai racconti
definiti “apocrifi”, specialmente dopo la sua “avventura” con sir William
Flinders Petrie; partecipò
anche alla scoperta della tomba della Regina di Saba, in Etiopia. Sembra che
proprio dopo questa scoperta l’imperatore Menelik lo avesse invitato in qualità
di esperto, per testimoniare l’autenticità di un oggetto sacro conservato ad
Axun, niente meno che l’Arca dell’Alleanza; sembra anche che il Dr. Kinnaman, dopo averla vista,
l’abbia giudicata un’imitazione molto ben fatta.
Fu vice-presidente
del Victoria Institute of Great Britain e della Society of the Study of
Apocripha, nonché socio dell’International Society of Archeologists e del
Palestine Exploration Found of Great Britain. Scrisse 4 libri, centinaia di articoli, e fu
anche redattore di 5 riviste di archeologia, di cui una di sua proprietà: il
Biblical and Archeological Digest.
Ma il motivo per cui sto scrivendo di lui, riguarda la sua scoperta fatta a Giza insieme a sir William Flinders Petrie, con il quale egli raccontò di aver lavorato per ben 11 anni.
Massoneria e Atlantide
Bisogna sapere che Kinnaman e Petrie erano massoni.
Videro anche oggetti incredibilmente
“moderni”, alcuni eseguiti con metallo inossidabile e altri con un materiale che oggi
potremmo associare idealmente al plexiglas… alcune macchine antigravità, "usate (35.000 anni fa!) anche per
costruire la Piramide"; oltre ai documenti che svelavano "a cosa servisse l’edificio", che non era per
niente una tomba! Tra le varie cose, i due videro anche l’elenco completo di tutti i re egizi a partire
dall’inizio vero... dal numero
1.
Erano forse le leggendarie 30 stanze “allestite” dal Re anti-diluviano Saurid, di cui parlava lo storico arabo Al Makrizi[3]?
Ritenendo che la collettività non fosse
pronta per queste rivelazioni, decisero di
comune accordo di non svelare a nessuno
l’ingresso segreto della Piramide, così che
nessuno potesse mettere gli occhi (e
soprattutto le mani) sul prezioso contenuto. E siccome William Flinders Petrie non parlò mai di questa esperienza,
nell’ambiente ortodosso si preferì sospettare che le 30 stanze fossero frutto della fantasia dello
stimato Dr. John Ora Kinnaman.
A distanza di
tutto questo tempo, si sta ancora investigando sulla sensazionale scoperta. Alla
Kinnaman Foundation for Biblical and Archeological Research, che l’archeologo e
biblista istituì nel 1960, Steven Mehler (Direttore di Ricerca della Fondazione)
da anni sta cercando di ricostruire la vicenda, attraverso gli scritti e le
documentazioni lasciate da Kinnaman, tra cui anche molte audio-cassette,
compresa quella con la registrazione della famosa conferenza, in occasione della
riunione massonica del 1955.
Purtroppo, l’autobiografia di Flinders Petrie[4] non cita mai Kinnaman, e nemmeno gli altri libri scritti su di lui. Nessun documento attesta che i due si fossero conosciuti; tuttavia esistono circostanze che fanno inequivocabilmente pensare che dovessero per forza conoscersi, avendo frequentato entrambi, negli stessi anni, certi personaggi di spicco nell’ambiente archeologico, e alcuni circoli culturali. Tra l’altro, erano entrambi membri del Palestine Exploration Found of Great Britain!
Recentemente, il Dr. Steven Mehler ha
trovato un documento dattiloscritto scritto dall’84enne Dr. Kinnaman cinque mesi
prima di morire… che riporta in modo accurato come individuare e
aprire la porta! Finalmente!
Kinnaman e Petrie, infatti, decisero di mantenere segreta fino alla loro morte l’ubicazione della
porta; non solo… lo fecero davanti alle massime autorità egiziane dell’epoca
(che quindi hanno sempre taciuto la notizia), informandole della scoperta e
della decisione presa. Ma evidentemente il Dr. John Ora Kinnaman non seppe resistere alla tentazione di
parlarne (senza tuttavia rivelarne l’ubicazione) e di rompere il giuramento,
prima di morire. Infatti credo che la frustrazione più grande per uno
scienziato, sia quella di dover mantenere nascosta la sua più grande scoperta!
Prima di morire, Kinnaman ruppe (almeno per
iscritto) il giuramento e scrisse a macchina come
trovare la porta; poi infilò il foglio tra le montagne di carte e di libri.
Forse lasciò al caso di scegliere il momento della rivelazione. E il caso ha
voluto che corrispondesse proprio al periodo epocale previsto dal veggente Edgar
Cayce, il quale profetizzò che nel decennio a
cavallo del nuovo secolo, sarebbe stata aperta la Camera dei Documenti…
A
me sembra che il nome del leggendario re Saurid assomigli foneticamente a quello
di Osiride… e forse non si tratta di una mera coincidenza. E credo possibile che
almeno alcune delle 30 stanze siano all’interno della Torre Djed,
perpendicolarmente sotto la Camera del Re, e che lì si trovino anche i "Libri di
Thot". Penso che altri locali, a uso di laboratorio scientifico, siano ubicati
nella parte superiore della piramide, oltre lo Djed... e che "qualcos'altro" di
assolutamente inimmaginabile si trovi in un ambiente più in alto ancora, vicino
al vertice. E che i due egittologi, dopo lo sbigottimento iniziale per aver
visto "ciò che hanno visto" all' interno delle
camere, abbiano deciso di non rivelare dov’erano.
I "Libri di Thot" sono ancora nella Grande Piramide, nella Camera della Conoscenza!
Cosa contengono di così sconvolgente o pericoloso?