L’uomo moderno non può
più avvalersi delle tecniche ascetiche del passato, yogiche,
esoteriche o mistiche. Quelle tecniche si basavano sulla memoria o
nostalgia del Divino che era visto “al di sopra” del mondo, perciò
esse aiutavano l’asceta antico a liberarsi dall’esperienza dei
sensi. Grazie a un lungo percorso interiore, sorto parallelamente in
Oriente con il Buddha e in Occidente con Socrate, fino
all’affermazione del pensiero fisico-matematico moderno, oggi l'uomo
può sperimentare nella propria interiorità che la forza formatrice
del concetto, la stessa che connette pensiero a pensiero, è il
principio spirituale della sua autocoscienza. Il riconoscimento del
potere di obiettività del pensiero, libero dalle limitazioni dei
sensi e dal karma, è il primo passo dell’ascesi dei nuovi tempi.
Questo pensiero libero dai sensi è la Luce di Vita della Tradizione
Solare, riconoscibile nella corrente cristiana del Graal come
esperienza del Logos.
Prefazione di Gabriele Burrini,
giornalista orientalista e studioso di storia delle religioni:
Da tempo l’uomo ha smarrito il senso della
Tradizione, il legame di continuità con il passato, con il sacro, con le
consuetudini consolidate dalla storia e pervase dalla fragranza
dell’eternità. L’uomo d’oggi non si sente più cittadino di una «comunità
di valori», non ha più una patria dello spirito cui appellarsi nei
momenti felici o bui dell’esistenza. Se per traditio intendiamo
il trasmettere, quindi il ricevere e l’accogliere, la nostra civiltà ha
ben poco da tramandare ai posteri che non sia la pura difesa di valori
contingenti alle sue sorti politiche e civili: l’umano, troppo umano,
per dirla con Nietzsche. Eppure mai come oggi l’uomo anela a
ripercorrere le vie della Tradizione: sgombrandoli dalla polvere dei
secoli, riporta alla luce, riesuma e indaga antichi testi religiosi,
arcaiche costumanze, lontani rituali utilizzati per sacralizzare il
divenire del tempo, affinché essi parlino ancora una volta all’anima
umana. Esplora i più reconditi ambiti del pianeta per confrontarsi con
incontaminati modelli di società, con diversi stili di vita, alla luce
dei quali correggere o colmare il vuoto del presente.
Questa rinnovata voglia di Tradizione, che dilaga nel mondo attuale, è
il frutto dell’«epoca di Michele», della reggenza dell’Arcangelo, che
dal 1879 — secondo la Scienza dello spirito — presiede alle sorti
dell’umanità, non per risparmiarle l’esperienza del male, ma per far sì
che l’uomo intraveda da sé, nella dimensione autocosciente del pensare,
la via del ritorno, del nostos allo Spirito, cui ogni essere
come ramingo Odisseo disperatamente aspira. L’impulso dell’arcangelo
Michele rompe le barriere, espande i confini, dilata gli orizzonti: pone
popoli a contatto con altri popoli, lingue con lingue, tradizioni con
tradizioni, affinché l’uomo edifichi quel villaggio globale nel quale a
ognuno sia offerto concretamente di poter perseguire il cammino
dell’evoluzione interiore.
La grande barca che veleggia sulla via del nostos è il pensare
vivente, lo strumento per governarla — ci insegna Massimo Scaligero — è
la concentrazione. È d’obbligo però sottolineare la differenza fra la
tecnica antica della concentrazione, insegnata, per esempio, dallo yoga
e quella moderna ampiamente delucidata da Scaligero. Nel contesto hindu
la concentrazione su un solo punto (ekagrata) è un esercizio
statico di attenzione della mente che si fissa su un punto del corpo,
per lo più la zona sopracciliare, rifuggendo da ogni altra osservazione
dei moti del pensare, che anzi lo yoga ravvisa come devianti e illusori.
Secondo l’indiano Patañjali (Yogasutra, 1,2) «lo yoga è la
soppressione dei movimenti del pensare», in quanto essi sono dovuti a
ignoranza, passione o avversione e pertanto sono fonte di dolore. Al
contrario, la concentrazione additata da Scaligero è un processo
dinamico, in quanto, promovendo l’attività eidetica del pensare, si
prefigge di contemplare infine il suo potenziale e di far tesoro della
sua forza impersonale.
Senza il timone fornito dalla tecnica della concentrazione l’anelito al
nostos si infrangerebbe sugli scogli della Tradizione lunare,
ovvero di quelle tante antiche vie di liberazione che l’intelletto umano
oggi riscopre dialetticamente, illudendosi di riviverle spiritualmente.
In realtà le riesuma dal passato non con l’ausilio del pensiero
cosciente — il solo che possa ricreare lo spirito — ma del pensare
riflesso o lunare: semplice riflesso dei fatti e dei fenomeni che ogni
giorno viviamo. Sennonché il pensiero non fu dato all’uomo perché egli
lo spendesse esclusivamente nell’arido mondo dei fatti, o perché se ne
servisse utilitaristicamente come uno specchio in cui osservare il
quotidiano: fu dato invece perché egli ne sperimentasse la vivente
incorporeità.
Al timone della concentrazione, l’uomo evita gli scogli della Tradizione
lunare e si immette nelle acque limpide della Tradizione solare. Questa
Tradizione albeggiò nell’epoca assiale dell’umanità, quando
Socrate in Grecia e il Buddha in India educarono per primi l’umanità a
coltivare la forza del concetto. Non a caso Scaligero — che possedeva
una solida preparazione orientalistica — parla di natura originaria
del pensiero, riecheggiando la tradizione buddhista che ravvisa in
ogni essere umano una originaria natura buddhica (Mahaparinirvanasutra,
12). E neppure a caso egli qualifica come estinzione buddhica
il grado di totale annientamento del pensare riflesso e il conseguimento
dell’impersonalità dell’autocoscienza.
Dopo questi precedenti storici la Tradizione solare trovò il suo
rigoglio nel cuore dell’Europa cristiana, attraverso la corrente del
Graal, dando vita a una letteratura che cela nei suoi simboli le tappe
del cammino di trasformazione iniziatica più consono ai nostri tempi.
Dal Medioevo la sua vitalità non si è tuttavia spenta, anzi è rinverdita
nel XX secolo grazie al contributo della Scienza dello spirito fondata
da Rudolf Steiner.
All’interno di questa via spirituale del nostro tempo — che a buon
diritto rivendica per sé il nome di «scienza del Graal» (1) — Massimo
Scaligero conserva un ruolo precipuo: additarne le strutture portanti,
ovvero la dimensione superiore del pensiero puro e l’apertura graalica
del sentire, connesso al culto interiore della Vergine Sophia. Che sono
poi l’alfa e l’omega, il principio e il coronamento della Tradizione
solare.
(1) R. Steiner, La scienza occulta nelle sue
lineee generali, Milano 1960, p. 330.
Indice
Prefazione, di Gabriele Burrini
Il Pensiero che guarisce
Ascesi solare
Discipline della reintegrazione
Contemplazione
Coscienza della Luce
Il Cibo del Graal
Luce eterica della Terra
Il segreto cosmico della Volontà
Oltre il retaggio sacrale
La Tradizione Solare
Azione, non azione, vittoria
La presa adamantina
Canone della Potenza
La Luce e l’Ombra della Luce
La via di Michele
Appendice
Indice dei nomi
Indice-glossario dei termini indiani
L’autore:Massimo
Scaligero (1906-1980). Direttore responsabile per circa trent’anni
(1950-1978) della prestigiosa rivista “East and West”, organo
dell’Istituto per il Medio ed Estremo Oriente (IsMEO) fondato dal
filosofo Giovanni Gentile e dall’orientalista Giuseppe Tucci. Attraverso
lo studio di F. Nietzsche, Max Stirner e Rudolf Steiner e delle dottrine
orientali, Scaligero approdò a una sintesi che gli diede modo di
riconoscere in Occidente la via del pensiero autocosciente, base
dell’esperienza spirituale per l’uomo di questo tempo.
Autore di decine di opere, con le Edizioni Mediterranee ha pubblicato
libri di successo quali: Reincarnazione e karma; Kundalini
d’Occidente; Iside-Sophia, la dea ignota.