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LE SEGRETE COSE
Dante tra induismo
ed eresie medievali
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Affiancando ai versi della Commedia passi dei testi sacri indiani si aprono
inattese prospettive di spiritualità. Il confronto fornisce una chiave di
lettura che consente di penetrare nel significato profondo di quel
linguaggio simbolico che la nostra cultura ha in gran parte dimenticato. Ne
risulta una lettura radicalmente nuova del poema dantesco.
La Divina
Commedia è attraversata da enigmi, sconcertanti presenze e strane
assenze. Chi è il "veltro"? Perché l'infedele e “meretrice” Cunizza è in
Paradiso e Francesca da Rimini in Inferno? Perché Dante non cita mai i
Catari, la grande "eresia" che a quel tempo era così diffusa proprio nelle
zone in cui egli viveva? Queste sono solo alcune delle domande che da sempre
si pongono lettori e critici.
Per trovare una soluzione è spesso necessario allargare
il campo, spingere lo sguardo altrove. È quanto ha fatto Maria Soresina. Da
studiosa appassionata delle filosofie indiane, l’autrice ha notato una serie
di sorprendenti analogie tra queste e il poema dantesco (come la
corrispondenza tra la legge del karma e quella del contrappasso, o la
presenza del guru come guida nel cammino). Da qui è nata l'ipotesi di
inoltrarsi in un confronto più approfondito tra questi due mondi.
Un'intuizione felice, che ha fornito una chiave di lettura in grado di
ripercorre la trama di enigmi e di indizi di cui il poema è intessuto, e di
penetrare così nel significato profondo, nelle segrete cose di
un'opera tanto ricca di simboli e di allegorie.
Con linguaggio semplice e dovizia di argomentazioni,
Maria Soresina ci accompagna attraverso i tre regni del poema dantesco
aprendo, grazie al costante parallelo con i testi sacri dell'India e la
dottrina dei Catari (che tanti punti in comune ha con l'induismo), inattese
prospettive di spiritualità.
In entrambi i casi, il
parallelo aiuterà a comprendere meglio il pensiero rivoluzionario, "eretico"
e sorprendentemente attuale di Dante.
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