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Tradimento Rancore Perdono
Quando ci chiediamo: “Chi ha tradito?” “Chi è stato tradito?” “Che cosa è
stato tradito?”, dovremmo interrogarci profondamente, tentare di scoprire
chi siamo in realtà, e troveremmo la risposta. E’ stata tradita la maschera
con la quale ci siamo identificati; quanto più l’individuo ha investito in
quella maschera, in quel transitorio ruolo sociale, tanto più l’effetto del
tradimento sarà doloroso. Ma se cambiamo punto di vista ed evitiamo le
pericolose trappole del rancore e della vendetta, è possibile riscoprire la
nostra autentica natura e trasformare un evento apparentemente traumatico
come quello del tradimento in un’occasione di comprensione, crescita ed
evoluzione interiore, per poter finalmente approdare, tramite il perdono,
alla gioiosa realizzazione e al vero amore.
Estratto dal testo:
Dopo un’offesa profonda come il
tradimento, sembra che niente possa più essere come prima tra due persone.
Come se la relazione si fosse irrimediabilmente incrinata.
La rivalsa, la vendetta, il rendere “pan per focaccia”, non è proprio il
modo con cui si può ripristinare un buon livello di consapevolezza, da cui
il nostro benessere dipende. E’ un modo semmai con cui si può perpetuare
quel dolore iniziale, perché ad ogni offesa ne corrisponderà inevitabilmente
un’altra, innescando una reazione a catena.
Il perdono invece è la risposta perfetta, la soluzione del problema; ma per
perdonare non è sufficiente essere animati da buone intenzioni: scoprireste,
in tal caso, che non ne siete capaci.
Se non avviene una
disidentificazione da tutte le maschere, il perdono non sarà possibile. Non
a caso sembra che soltanto persone dall’animo grande siano capaci di
perdonare. Per essere davvero capaci di farlo si debbono abbandonare le
identificazioni: si può essere mariti, mogli o figli, senza rimanere
confinati in quei ruoli.
Se di fronte alla morte del padre il figlio comprende che padre e figlio
sono due ruoli temporanei ma che entrambi gli individui sono immortali, la
disgrazia assume immediatamente un altro aspetto e non genera più lo stesso
dolore.
Nella tragedia Shakespeariana dell’Otello si descrive un’attitudine
patologica: Jago versa veleno nelle orecchie di Otello insinuando il
sospetto, il dubbio del tradimento, ma lo insinua con successo perché trova
in Otello un’inclinazione ad accogliere il sospetto. I virus attaccano con
successo quell’organismo la cui difesa immunitaria è bassa, ma gli stessi
virus non hanno alcun effetto quando incontrano difese immunitarie adeguate.
Siamo esposti ad imprevedibili attacchi anche da parte delle persone più
care, che a volte tradiscono inconsapevolmente. Talvolta invece il
tradimento viene preparato, cercando addirittura la complicità del coniuge
che, come abbiamo visto, finge di non vedere e trascura una serie di indizi
che parlano da soli, ma non ha il coraggio o il senso del realismo per
prendere posizione e assumersi delle responsabilità.
C’è anche un aspetto positivo del tradimento: attraverso il dolore è
possibile riconoscere alcune identificazioni, poiché il tradimento colpisce
esattamente quelle. Quando arriviamo a comprendere che non siamo noi ad
essere colpiti, che non è la nostra essenza che viene messa in discussione
ma il nostro ruolo, allora riusciamo a perdonare davvero. Viceversa il
cosiddetto perdono è uno svilente tentativo di mantenere ancora un po’ di
quell’affetto e non esserne del tutto privati.
[…]
Note sull'autore:
Marco Ferrini, Ph.D. Psychology. Da oltre trent’anni si dedica allo
studio e all’insegnamento della cultura vedica, che ha approfondito con
viaggi in India e soggiorni di studio nei luoghi sacri dell’Induismo. Ha
ideato programmi radio ed è intervenuto in trasmissioni televisive su
tematiche inerenti la cultura Vedica. E’ autore di saggi e libri sulla
Filosofia, la Scienza, l’Arte e la Religione dell’ India antica. Tiene
Lezioni, Corsi, Conferenze e Seminari presso Facoltà universitarie e
Istituzioni culturali. Collabora con studiosi e centri di ricerca in Italia,
negli Stati Uniti e in India. (altre
informazioni)
Il Centro Studi Bhaktivedanta (CSB) è
un’Associazione non-profit dedicata allo studio e all’insegnamento della
cultura vedica.
Coniugando la sapienza millenaria della tradizione vedica con un linguaggio
e una metodologia adatti agli individui e alle problematiche di oggi, il CSB
si interfaccia con varie realtà socio-culturali, aprendo un dialogo tra le
discipline occidentali e quelle orientali, per offrire un approccio olistico
alla conoscenza e allo sviluppo del potenziale umano.
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