Autrice: Ada Pavan Russo

Eremon Edizioni

Pagg. 208 - 170 immagini a testo

Prezzo € 17,00

 
   

Il Gatto:

Magia e mistero di un disegno divino

 
   

In questo libro, nettamente diverso da quelli in commercio, nei quali si parla spesso del gatto in modo scientifico o manualistico, l’autrice ha posto l’attenzione soprattutto sull’aspetto esoterico del gatto e gli eventi che ne sancirono fortuna e disgrazie. Ne ha studiato la natura “magica” e il suo speciale rapporto-legame con le donne insieme alle quali ha spesso condiviso le sorti.

Dopo una succinta ma indispensabile descrizione sull’origine della sua specie, il lettore si troverà catapultato nell’antico Egitto, terra magica dove il gatto era considerato una divinità: la dea Bastet. Passando attraverso la religione egizia, un excursus in cui ogni pianta e animale rappresentavano l’anima di una divinità, arriveremo a scoprire che il gatto era l’anima di Iside. L’importanza che gli Egiziani davano al nostro amico felino era proprio questo suo lato sacro che, per il suo legame alla Grande Madre Iside, più tardi l’avrebbe collegato anche a Venere, Diana e Artemide.

Non vi dovrete stupire, quindi, se l’aspetto del gatto legato al femminino sacro vi accompagnerà per buona parte di questa lettura. Il gatto, attraverso la penna dell’autrice, cercherà di rivelarvi il suo spirito arcano, tanto temuto e perseguitato nel Medioevo, periodo buio d’ignoranza e superstizione.
 

Non sarà un percorso facile. Questo testo intende condurvi alla scoperta del mondo più intimo del gatto in un modo in cui nessuno ha forse mai fatto prima, lungo un itinerario misterico inesplorato…
Dall’antichità al Medioevo, dall’Inquisizione alla caccia alle streghe, il viaggio sarà spesso scomodo e angosciante, ma necessario per comprendere al meglio le origini e l’indole del nostro amico gatto...

Della stessa autrice: INIZIAZIONE AI CULTI EGIZI - SUA MAESTA' IL GATTO - GATTO ANIMA DI ISIDE


PREMESSA DELL'AUTRICE:

 
Ci sono in commercio moltissimi libri sui gatti. Alcuni ne parlano scientificamente, altri ironicamente. Personalmente ritengo che si potrebbe scrivere sui gatti virtualmente all'infinito...
In questo libro, nettamente diverso da quelli appena descritti, ho analizzato l'aspetto esoterico del gatto e gli eventi che ne sancirono fortuna e disgrazie. Ne ho studiato la natura "magica" e il suo rapporto-legame speciale con le donne, delle quali ha spesso condiviso le sorti.
Dopo una succinta ma indispensabile descrizione dell'origine della sua specie, il lettore si troverà catapultato nell'antico Egitto, terra magica dove il gatto era considerato una divinità: la dea Bastet.
Passando attraverso la religione egizia, un excursus in cui ogni pianta e ogni animale rappresentavano l'anima di una divinità, arriveremo a scoprire che il gatto era l'anima di Iside.
L'importanza che gli Egiziani davano al nostro amico felino era proprio questo suo lato sacro che, per il suo legame alla Grande Madre Iside, più tardi l'avrebbe collegato anche a Venere, Diana e Artemide.
Non vi dovete stupire, quindi, se l'aspetto del gatto legato al femminino sacro ci accompagnerà per buona parte di questa lettura.
Il gatto, attraverso la mia penna, cercherà di rivelarvi il suo spirito arcano, tanto temuto e perseguitato nel Medioevo, periodo buio di ignoranza e di superstizione.
Non sarà un percorso facile. Intendo condurvi alla scoperta del mondo più intimo del gatto in un modo in cui nessuno ha forse mai fatto prima, lungo un itinerario misterico inesplorato...
Dall'antichità al Medioevo, dall'Inquisizione alla caccia alle streghe, il viaggio sarà spesso scomodo e angosciante, ma necessario per rimettere al loro posto molti puzzle mancanti.
Questo non è il primo libro che scrivo sui gatti. Li amo talmente, che ne ho quindici nella mia casa e sono diventati, logicamente, le mie muse ispiratrici.
Poiché tutto obbedisce alla Legge di azione-conseguenza, anche questo libro è destinato a provocare una reazione nel lettore, che potrà maturare una maggior sensibilità verso queste bestiole, di qualunque colore o razza. Le strade sono piene di gatti randagi e di "gattili", per cui la scelta sarà facile per chi volesse adottare un povero micio abbandonato... E forse, dopo la lettura di questo libro, anche chi non aveva simpatia per i gatti, comincerà ad averla.
Come leggerete, nel passato furono perpetuate molte azioni scandalose nei confronti del gatto. Purtroppo, alcune continuano anche oggi... Alcuni ristoranti, in Cina, espongono all'esterno una gabbia piena di gatti miagolanti, affinché i clienti, prima d'entrare, scelgano quello da cucinare per loro... vi risparmio la tecnica dell'uccisione, dicendo solo che per ottenere dei piatti prelibati la morte deve essere lenta.

Il gatto, come ogni altro animale, va "almeno" rispettato. Le persone che non rispettano gli animali dimostrano scarsa sensibilità e non meritano il mio rispetto. Quelli che fanno loro del male, meritano il mio disprezzo.
Personalmente non auguro buona fortuna né maledico nessuno, ma li metto a giudizio davanti al Tribunale degli Dei, visto che quello degli uomini funziona molto male nei confronti degli animali nonostante siano passate numerose leggi per la loro salvaguardia e protezione.

"Verrà il giorno in cui gli uomini, stretti dalla morsa degli eventi, giudicheranno l'uccisione di un animale come essi giudicano oggi quella di un uomo " (Leonardo da Vinci).

Ada Pavan Russo
 

INTRODUZIONE:

 
Divino per i Faraoni
magico per le streghe.
Se nero
foriero di sventura
per chi crede nella iattura.
Creatura affascinante
quasi Giano bifronte
unghiette celate
in morbidi polpastrelli
libero di far le fusa
o di graffiarti.
Fiero nel portamento
eppur dolce
con mille accattivanti movenze
gatto.


(Santina Domenici, Viareggio 28.04.2006)



Il nostro viaggio nell'emisfero del gatto parte da molto lontano e ci porterà ad attraversare momenti completamente diversi: alcuni di grande considerazione per il nostro amico, altri veramente tristi e pieni di enormi crudeltà nei suoi confronti.
A tutt'oggi non ci rendiamo conto del ruolo avuto dal gatto nello sviluppo della civiltà occidentale, quale vero antagonista di molte infezioni derivanti da un particolare tipo di ratto, il cosiddetto "flagello", apportatore di peste bubbonica, tifo e tante altre malattie che hanno ucciso milioni e milioni di persone.
I gatti furono protettori dell'agricoltura e veri antagonisti della fame perché, con la loro presenza, tenevano lontani dai granai i topi che avrebbero potuto rovinare i raccolti.
Tutto questo dovrebbe farci capire il loro prezioso ruolo nel corso della nostra storia... Dobbiamo due grazie ai gatti dei villaggi, ai gatti dei granai e ai gatti delle navi perché, anche se gli uomini li hanno spesso trascurati, evitati e perseguitati, essi hanno continuato imperterriti il loro cammino silenzioso vicino a noi, tutelandoci e amandoci come la Grande Dea Bastet (1).
Tutti sappiamo che il nostro amico gatto è un carnivoro, ma al fine di conoscerlo un po' più da vicino faremo un grande salto indietro nel tempo fino all'inizio dell'Era Terziaria, il Paleocene (2), durante il quale il più caratteristico dei carnivori aveva denti ferini (3), artigli e una lunga coda. Si nutriva di uccelli e di uova: era il Miacis, divenuto capostipite della famiglia dei Miacidi - presenti fino all'Eocene (4). Dai Miacidi, attraverso il genere "Cynodictis", discesero i Cinoidei - che si divisero a loro volta in quattro famiglie: quella dei Canidi (cani e lupi), quella dei Procionidi (panda e procioni), quella dei Mustelidi (donnole e tassi) e per finire, quella degli Ursidi (orsi).
Quella che però ci interessa più da vicino è la superfamiglia dei Feloidei, che comprende manguste e zibetti, i quali dettero origine nell'Eocene alla famiglia dei Felidi. Da questa si sono articolate, nel corso del tempo, varie sottofamiglie, tra cui quella dei Felini - sopravvissuta fino ai giorni nostri.
I luoghi d'origine del gatto moderno si possono identificare nell'area nordafricana, coperta, nel periodo Cenozoico (65 milioni di anni fa) da immense e bellissime foreste. In questi luoghi meravigliosi inizia l'evoluzione del Proailurus - un Felide dell'Ordine "Carnivora" vissuto tra i 30 e i 20 milioni di anni fa - il primo antenato linciforme dei Felidi moderni. Era più grande dei gatti attuali: pesava una decina di chili, disponeva di artigli e denti affilati, coda lunga e grandi occhi.
Passeranno ancora molti, moltissimi millenni... e solo 5 milioni di anni fa cominceremo a trovare diverse famiglie di piccoli gatti selvatici:

  • il Felis "margarita" - gatto delle sabbie;
  • il Felis "chaus" - gatto delle paludi e della giungla;
  • il Felis "sylvestris" - gatto selvatico europeo;
  • il Felis "lybica" - gatto fulvo e selvatico dell'Africa;
  • il Felis "ornata" - gatto delle steppe;
  • il Felis "bieti" - gatto del deserto della Cina.

Accompagnandoci in questo insolito viaggio attraverso la sua evoluzione, sarà il Felis "sylvestris" a diventare il protagonista della nostra lunga e affascinante storia...
Tra tutti i carnivori, i gatti sono Felidi appartenenti al genere "Panthera" (leone e tigre), con i quali si identificano non solo nella caccia, ma anche nei metodi di riproduzione.
I cani, le volpi, gli orsi, i mustelidi, i procioni, sebbene prevalentemente carnivori, con il trascorrere del tempo diverranno onnivori in quanto la scarsità di carne li porterà a cibarsi anche di vegetali e insetti.
Un esempio tra i più importanti di tale cambiamento abitudinario è il Panda gigante, che apparteneva alla famiglia degli Ursidi, quindi tendenzialmente carnivoro. Il Panda (una curiosità: questo nome, in cinese, vuol dire: "orso-gatto") si è tramutato nel tempo in un animale vegetariano che mangia, come è ben noto, solo ed esclusivamente bambù.
Tra i carnivori ci sono le manguste ma anche i Felidi, che hanno "optato" per una dieta alla cui base ci sono esclusivamente proteine animali. Se non potessero procurarsele, cadrebbero in un deperimento organico che li porterebbe alla morte. Essendo dei predatori, è logica conseguenza la loro abilità nella caccia; velocità, intelligenza, forza e coraggio sono quindi le armi che servono loro per uccidere serpenti velenosi, scorpioni, ratti e topi... ma che utilizzano anche per sfuggire alla cattura. Non dobbiamo dimenticare che alcuni membri della famiglia dei Felidi sono tra gli animali più veloci al mondo. Tra questi la tigre, il leone e il ghepardo; quest'ultimo veniva impiegato nell'Antico Egitto dai re durante la caccia. Lo stesso avveniva in Grecia.
Strabone, storico e geografo greco .(63 a.C. - 19 d.C.), riferisce che gli indiani "riducevano in cattività i ghepardi che vivevano numerosi nelle foreste di bambù lungo le rive del Gange".

Durante il Rinascimento, il re di Francia Luigi XII, dopo aver conquistato il Ducato di Milano, portò con sé in Francia i ghepardi utilizzati per la caccia da Ludovico Sforza.
Il ghepardo ha una spina dorsale che gli permette d'estendere notevolmente la falcata così da portare al massimo la velocità, indispensabile per la caccia. Oltre a essere intelligenti e coraggiosi, i ghepardi sono anche prudenti e capiscono quando fuggire davanti a un pericolo impossibile da affrontare. Allo stesso tempo dimostrano una strabiliante disponibilità a sacrificare la loro vita per salvare dai pericoli i propri cuccioli: un grande amore materno che trova pochissimi esempi in altre specie.
Il corpo degli animali onnivori ed erbivori ha subìto, nel tempo, un grande cambiamento, a differenza del corpo dei Felidi rimasto immutato per milioni di anni.
La caccia, per il gatto, è diventata oramai un gioco e questo può continuare anche con gli esseri umani; palline gettate e riportate e piccoli oggetti in movimento (a volte la sua stessa coda) danno al Felide ancora una volta il senso della caccia...
Un aspetto molto importante da tener presente riguardo gli antenati del nostro amico era la colorazione del suo manto, in quanto questa permetteva al Felis "sylvestris" di mimetizzarsi per sfuggire alla cattura e appostarsi prima di colpire una preda. Nelle arre caratterizzate da clima caldo i "Felis" avevano un manto maculato e striato (come il sole che filtra tra le foglie degli alberi delle grandi foreste); quelli che vivevano nelle savane erano fulvi (per fondersi con il variegato ambiente circostante), mentre quelli delle zone nordiche avevano invece colori chiari a striature grigiastre (soprattutto durante il lungo periodo invernale o nel periodo del cambio di stagione).
Sono esistite, in passato, tre popolazioni distinte di Felis: il gatto selvatico africano (gruppo "Lybica") che popolava l'Africa ed il Medio Oriente, il gatto selvatico europeo (gruppo "Sylvestris") che abitava i boschi di conifere in Norvegia, Svezia e Finlandia, e il gatto selvatico indiano (gruppo "Ornata") che viveva nel semideserto e nelle steppe del Medio Oriente, dell'India, della Russia e della Cina.
Il gatto Felis "lybica", diretto antenato di tutti i gatti domestici, ha subìto enormi cambiamenti dalla sua forma ancestrale, cioè da quella archetipa del grande gatto dalla coda corta proveniente dalle boscaglie del Delta del Nilo, grande nemico di serpenti e scorpioni. Proprio da lui avrà inizio la nostra storia, ambientata all'ombra delle Piramidi e della Sfinge...

Note:
1. Dea egizia raffigurata come gatta, oppure con il corpo di donna e la testa di gatta.
2. Dai 65 ai 56 milioni di anni fa.
3. Si tratta del quarto premolare superiore e il primo molare inferiore dei carnivori. Essendo particolarmente taglienti, questi denti venivano utilizzati per lacerare la carne e frantumare le ossa delle prede.
4. Dai 55 ai 34 milioni di anni fa.


IL GATTO NELL'ANTICO EGITTO:

 
"Io raccolgo la magia da ogni luogo
e da chiunque la possegga,
veloce come il levriero, rapido come la luce...
La magia che crea la forma,
che viene dal grembo della madre,
la magia che invoca Dio,
che viene fuori dal silenzio;
la magia che riscalda Dio,
che viene dalla Madre.
Ora questa magia mi viene data da ogni luogo
E da ogni persona che la possiede,
veloce come il levriero, rapida come la luce."
 
(Libro dei Morti - cap. XXIV)


Molti di noi si sono chiesti come mai una civiltà evoluta come quella egizia sembra essere nata di colpo, senza progressive evoluzioni, passando improvvisamente dal periodo predinastico (3900-3050 a.C.) (1) ai grandi mutamenti delle epoche successive, che coinvolsero tutti i campi della conoscenza. Molte teorie ritengono che degli immigrati - "transfughi" di una civiltà superiore - si siano inseriti, in un determinato momento, nella società dei primi abitanti della Valle del Nilo, trasmettendo agli esponenti più qualificati alcune "nozioni" della propria cultura.
Stiamo parlando ovviamente della tradizione atlantidea citata anche nell'antico "Crizia" di Platone.
Nonostante ciò, la civiltà egizia rimase comunque racchiusa in un aristocratico isolamento e questo dimostrerebbe perché il culto di alcuni dèi e animali esistesse già nelle prime dinastie.
Per gli antichi Egizi la parola "Religione" equivaleva a "Heka-Magia". Heka esisteva già all'interno della pronuncia primigenia creatrice di Atum attraverso la quale venne data vita agli dèi. È l'energia divina che tutela tutto ciò che è stato ordinato dal Sommo Dio: "Io sono colui che da la vita alla società degli dèi. Io sono colui che ha fatto tutto quello che vuole, il padre degli dèi". Questa forza creatrice divina compenetrava tutta la natura, dall'albero ai ruscelli, dalle piante ai fiori, dalla pietra all'animale... e quindi anche l'uomo.
Il credo, per questo popolo, consisteva nell'imparare la saggezza e la "pietas" (senso del dovere, dedizione, rispetto) dal comportamento della natura circostante.
Questo principio divino venne più tardi assimilato dal mondo ellenistico con il termine "Polydaimonia" (più divinità) e dai romani con il termine "Numen" (nume, divino, luminoso, celeste). Un animismo che toccava dunque le piante e gli animali...
Si riteneva principalmente che molte divinità fossero nate da un albero o da una pianta, come nel caso del dio Horus Herakhty - Horus all'orizzonet di Behtet (2) - nato da un'acacia. Quest'albero era sacro alla dea Soaris e la tradizione tarda lo assocerà non solo alla nascita, ma anche alla morte. Nel Libro dei Morti, al cap. CXXV, infatti, si legge che il defunto era scortato nell'aldilà proprio da un'acacia.
Ne troviamo traccia anche nei Testi dei Sarcofagi, in cui si afferma che alcune parti di questa pianta sacra venivano usate per le guarigioni. A Heliopolis veneravano un'acacia nel luogo in cui "si decideva la vita e la morte". Questo costituisce un parallelismo con l'albero sacro Ished (3), legato al culto solare di Heliopolis, che situato nella casa degli obelischi e di cui troviamo la raffigurazione nel bellissimo tempio di Dendera.
Le foglie avevano un ruolo importante perché venivano usate dal dio Thot (4) e dalla dea Seshat (5) per annotare gli anni di dominio del re, ponendolo così sotto la loro protezione per la durata del suo regno.
Ra, dio creatore dell'Enneade (il gruppo dei nove dèi alla base della cosmogonia egizia), aveva il centro del suo culto a On e la sua nascita era collegata al sicomoro: "Alle porte orientali del Cielo, dalle quali Ra nasce ogni giorno vi sono due sicomori di smeraldo" (Libro dei Morti - cap. CIX).
In un Testo delle Piramidi è scritto: "Quell'albero alto nel cielo d'Oriente... su cui siedono gli dèi". L'albero, quindi, è un albero celeste, manifestazione della dea Nut che "protegge Osiride e ne ringiovanisce l'anima tra i due rami". Le foglie di quest'albero divino erano potenti amuleti in grado di procurare "tante buone cose". La "Signora del sicomoro" costituiva uno degli attributi della dea Hathor, conosciuta anche come "Signora di Punt", luogo situato al centro dell'Africa - dove si trovavano miniere d'oro e alberi d'incenso e di mirra.
Altro luogo sacro alla dea, era Imaret (Città degli alberi) che in epoca predinastica fu il centro del culto della dea-albero Sekhet-Hor, che secondo un mito si tramutò in vacca.
Hathor recita, in una delle formule rituali:
"Quando le piante degli dèi sono sulla tua testa, tutte le protezioni della vita giungono sino a te... per te vengono le piante che escono dalla terra... la materia originaria che sogna gli dèi al momento della nascita".
L'albero simboleggia quindi la Forza Universale, la "colonna vertebrale di Osiride". Nei Testi delle Piramidi, dèi e semidèi si nutrono con i frutti dell'albero divino: nutrimento cosmico che per analogia troviamo nell'aura-soma indiana (essenza di vita eterna), nell'ambrosia greco-romana e nell'idromele della cultura germano-scandinava.
Il sacro albero di Persea che si ritrova nel Nilo celeste (6), dai cui rami viene alla luce tutto il mondo, veniva minacciato ogni notte dal serpente Apopi.
Al limite del deserto di Menfi si venerava il dio Herybakef (7) - "colui che sta sotto l'albero di moringa" ("moringa oleifera", una pianta ancora usata per purificare l'acqua del Nilo e per scopi terapeutici). Quest'albero aveva la prerogativa di dare ristoro al Ba (8) dei defunti, adagiata sui suoi rami.
Molte sono le divinità arboree in forma femminile, come ad esempio le dèe Nut, Iside e Hathor; quest'ultima aveva anche l'appellativo di "la Signora della palma da dattero". Esse porgevano frutti ed acqua fresca al Ba del defunto, sotto forma di uccello.

Note:
1. Età della Pietra.
2. L'odierna Edfu.
3. Balanites Aegyptiaca.
4. Dio della Conoscenza, della scrittura e della Luna. Era il protettore degli Scribi.
5. Dea lunare sposa di Thot. Era la dea della scrittura, degli annali storici, della contabilità e dell'architettura.
6. La Via Lattea.
7. Fuso con il dio Ptah già nell'Antico Regno.
8. Anima. Solitamente raffigurata come un uccello con la testa umana.


INDICE:

 
Ringraziamenti pag. 9
Prefazione pag. 11
Premessa dell'Autrice pag. 13
Introduzione pag. 15

Il gatto nell'antico Egitto pag. 23
"Ba" - Anima degli dèi pag. 28
Gatto. Anima di Iside pag. 44
La lotta contro il Sole pag. 47
Il sistro pag. 48
Il gatto e la Luna pag. 50
Il gatto e il dio sole Ra pag. 51
Gatti sacri e gatti domestici pag. 58
Quando un gatto moriva pag. 63
Gatti in battaglia pag. 64
Il traffico dei gatti pag. 64
La Grande Madre: Iside/Bastet/Bubastis pag. 67
L'Asino d'Oro pag. 72
Il culto del gatto sacro pag. 78
I gatti nell'antica Grecia pag. 87
Bastet e Artemide pag. 92
Il gatto a Roma pag. 99
Il gatto nei culti nordici: Freya pag. 105
Le prime streghe: il culto di Diana pag. 111
Il gatto nel Medioevo: la persecuzione pag. 119
Abitudini pagane pag. 129
Vox in Rama pag. 137
Vittime innocenti pag. 149
Venezia: l'isola felice pag. 155
Il gatto orientale e d'oltremanica pag. 167
Il gatto d'oltremanica pag. 170
La gatta del poeta pag. 172
Fiabe, leggende e altro... pag. 173
Conclusioni pag. 193
Invocazione alla dea Bastet pag. 195

 

 
 

 

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