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In questo libro, nettamente diverso da quelli in
commercio, nei quali si parla spesso del gatto in modo scientifico o
manualistico, l’autrice ha posto l’attenzione soprattutto sull’aspetto
esoterico del gatto e gli eventi che ne sancirono fortuna e disgrazie. Ne ha
studiato la natura “magica” e il suo speciale rapporto-legame con le donne
insieme alle quali ha spesso condiviso le sorti.
Dopo una succinta ma
indispensabile descrizione sull’origine della sua specie, il lettore si
troverà catapultato nell’antico Egitto, terra magica dove il gatto era
considerato una divinità: la dea Bastet. Passando attraverso la religione
egizia, un excursus in cui ogni pianta e animale rappresentavano
l’anima di una divinità, arriveremo a scoprire che il gatto era l’anima di
Iside. L’importanza che gli Egiziani davano al nostro amico felino era
proprio questo suo lato sacro che, per il suo legame alla Grande Madre
Iside, più tardi l’avrebbe collegato anche a Venere, Diana e Artemide.
Non vi dovrete stupire, quindi, se l’aspetto del gatto
legato al femminino sacro vi accompagnerà per buona parte di questa lettura.
Il gatto, attraverso la penna dell’autrice, cercherà di rivelarvi il suo
spirito arcano, tanto temuto e perseguitato nel Medioevo, periodo buio
d’ignoranza e superstizione.
Non sarà un percorso facile. Questo testo intende
condurvi alla scoperta del mondo più intimo del gatto in un modo in cui
nessuno ha forse mai fatto prima, lungo un itinerario misterico inesplorato…
Dall’antichità al Medioevo, dall’Inquisizione alla caccia alle streghe, il
viaggio sarà spesso scomodo e angosciante, ma necessario per comprendere al
meglio le origini e l’indole del nostro amico gatto...
Della stessa autrice:
INIZIAZIONE AI CULTI EGIZI - SUA MAESTA' IL
GATTO - GATTO ANIMA DI ISIDE
PREMESSA DELL'AUTRICE:
Ci sono in commercio moltissimi libri sui gatti.
Alcuni ne parlano scientificamente, altri ironicamente. Personalmente
ritengo che si potrebbe scrivere sui gatti virtualmente all'infinito...
In questo libro, nettamente diverso da quelli appena descritti, ho
analizzato l'aspetto esoterico del gatto e gli eventi che ne sancirono
fortuna e disgrazie. Ne ho studiato la natura "magica" e il suo
rapporto-legame speciale con le donne, delle quali ha spesso condiviso le
sorti.
Dopo una succinta ma indispensabile descrizione dell'origine della sua
specie, il lettore si troverà catapultato nell'antico Egitto, terra magica
dove il gatto era considerato una divinità: la dea Bastet.
Passando attraverso la religione egizia, un excursus in cui ogni pianta e
ogni animale rappresentavano l'anima di una divinità, arriveremo a
scoprire che il gatto era l'anima di Iside.
L'importanza che gli Egiziani davano al nostro amico felino era proprio
questo suo lato sacro che, per il suo legame alla Grande Madre Iside, più
tardi l'avrebbe collegato anche a Venere, Diana e Artemide.
Non vi dovete stupire, quindi, se l'aspetto del gatto legato al femminino
sacro ci accompagnerà per buona parte di questa lettura.
Il gatto, attraverso la mia penna, cercherà di rivelarvi il suo spirito
arcano, tanto temuto e perseguitato nel Medioevo, periodo buio di
ignoranza e di superstizione.
Non sarà un percorso facile. Intendo condurvi alla scoperta del mondo più
intimo del gatto in un modo in cui nessuno ha forse mai fatto prima, lungo
un itinerario misterico inesplorato...
Dall'antichità al Medioevo, dall'Inquisizione alla caccia alle streghe, il
viaggio sarà spesso scomodo e angosciante, ma necessario per rimettere al
loro posto molti puzzle mancanti.
Questo non è il primo libro che scrivo sui gatti. Li amo talmente, che ne
ho quindici nella mia casa e sono diventati, logicamente, le mie muse
ispiratrici.
Poiché tutto obbedisce alla Legge di azione-conseguenza, anche questo
libro è destinato a provocare una reazione nel lettore, che potrà maturare
una maggior sensibilità verso queste bestiole, di qualunque colore o
razza. Le strade sono piene di gatti randagi e di "gattili", per cui la
scelta sarà facile per chi volesse adottare un povero micio abbandonato...
E forse, dopo la lettura di questo libro, anche chi non aveva simpatia per
i gatti, comincerà ad averla.
Come leggerete, nel passato furono perpetuate molte azioni scandalose nei
confronti del gatto. Purtroppo, alcune continuano anche oggi... Alcuni
ristoranti, in Cina, espongono all'esterno una gabbia piena di gatti
miagolanti, affinché i clienti, prima d'entrare, scelgano quello da
cucinare per loro... vi risparmio la tecnica dell'uccisione, dicendo solo
che per ottenere dei piatti prelibati la morte deve essere lenta.
Il gatto, come ogni altro animale, va "almeno" rispettato. Le persone che
non rispettano gli animali dimostrano scarsa sensibilità e non meritano il
mio rispetto. Quelli che fanno loro del male, meritano il mio disprezzo.
Personalmente non auguro buona fortuna né maledico nessuno, ma li metto a
giudizio davanti al Tribunale degli Dei, visto che quello degli uomini
funziona molto male nei confronti degli animali nonostante siano passate
numerose leggi per la loro salvaguardia e protezione.
"Verrà il giorno in cui gli uomini, stretti dalla morsa degli eventi,
giudicheranno l'uccisione di un animale come essi giudicano oggi quella di
un uomo " (Leonardo da Vinci).
Ada Pavan Russo
INTRODUZIONE:
Divino per i Faraoni
magico per le streghe.
Se nero
foriero di sventura
per chi crede nella iattura.
Creatura affascinante
quasi Giano bifronte
unghiette celate
in morbidi polpastrelli
libero di far le fusa
o di graffiarti.
Fiero nel portamento
eppur dolce
con mille accattivanti movenze
gatto.
(Santina Domenici, Viareggio 28.04.2006)
Il nostro viaggio nell'emisfero del gatto parte da molto lontano e ci
porterà ad attraversare momenti completamente diversi: alcuni di grande
considerazione per il nostro amico, altri veramente tristi e pieni di
enormi crudeltà nei suoi confronti.
A tutt'oggi non ci rendiamo conto del ruolo avuto dal gatto nello sviluppo
della civiltà occidentale, quale vero antagonista di molte infezioni
derivanti da un particolare tipo di ratto, il cosiddetto "flagello",
apportatore di peste bubbonica, tifo e tante altre malattie che hanno
ucciso milioni e milioni di persone.
I gatti furono protettori dell'agricoltura e veri antagonisti della fame
perché, con la loro presenza, tenevano lontani dai granai i topi che
avrebbero potuto rovinare i raccolti.
Tutto questo dovrebbe farci capire il loro prezioso ruolo nel corso della
nostra storia... Dobbiamo due grazie ai gatti dei villaggi, ai gatti dei
granai e ai gatti delle navi perché, anche se gli uomini li hanno spesso
trascurati, evitati e perseguitati, essi hanno continuato imperterriti il
loro cammino silenzioso vicino a noi, tutelandoci e amandoci come la
Grande Dea Bastet (1).
Tutti sappiamo che il nostro amico gatto è un carnivoro, ma al fine di
conoscerlo un po' più da vicino faremo un grande salto indietro nel tempo
fino all'inizio dell'Era Terziaria, il Paleocene (2),
durante il quale il più caratteristico dei carnivori aveva denti ferini (3),
artigli e una lunga coda. Si nutriva di uccelli e di uova: era il Miacis,
divenuto capostipite della famiglia dei Miacidi - presenti fino
all'Eocene (4). Dai Miacidi,
attraverso il genere "Cynodictis", discesero i Cinoidei - che si divisero
a loro volta in quattro famiglie: quella dei Canidi (cani e lupi), quella
dei Procionidi (panda e procioni), quella dei Mustelidi (donnole e tassi)
e per finire, quella degli Ursidi (orsi).
Quella che però ci interessa più da vicino è la superfamiglia dei Feloidei,
che comprende manguste e zibetti, i quali dettero origine nell'Eocene alla
famiglia dei Felidi. Da questa si sono articolate, nel corso del tempo,
varie sottofamiglie, tra cui quella dei Felini - sopravvissuta fino ai
giorni nostri.
I luoghi d'origine del gatto moderno si possono identificare nell'area
nordafricana, coperta, nel periodo Cenozoico (65 milioni di anni fa) da
immense e bellissime foreste. In questi luoghi meravigliosi inizia
l'evoluzione del Proailurus - un Felide dell'Ordine "Carnivora" vissuto
tra i 30 e i 20 milioni di anni fa - il primo antenato linciforme dei
Felidi moderni. Era più grande dei gatti attuali: pesava una decina di
chili, disponeva di artigli e denti affilati, coda lunga e grandi occhi.
Passeranno ancora molti, moltissimi millenni... e solo 5 milioni di anni
fa cominceremo a trovare diverse famiglie di piccoli gatti selvatici:
- il Felis "margarita" - gatto delle sabbie;
- il Felis "chaus" - gatto delle paludi e della giungla;
- il Felis "sylvestris" - gatto selvatico europeo;
- il Felis "lybica" - gatto fulvo e selvatico dell'Africa;
- il Felis "ornata" - gatto delle steppe;
- il Felis "bieti" - gatto del deserto della Cina.
Accompagnandoci in questo insolito viaggio attraverso la sua
evoluzione, sarà il Felis "sylvestris" a diventare il protagonista della
nostra lunga e affascinante storia...
Tra tutti i carnivori, i gatti sono Felidi appartenenti al genere "Panthera"
(leone e tigre), con i quali si identificano non solo nella caccia, ma
anche nei metodi di riproduzione.
I cani, le volpi, gli orsi, i mustelidi, i procioni, sebbene
prevalentemente carnivori, con il trascorrere del tempo diverranno
onnivori in quanto la scarsità di carne li porterà a cibarsi anche di
vegetali e insetti.
Un esempio tra i più importanti di tale cambiamento abitudinario è il
Panda gigante, che apparteneva alla famiglia degli Ursidi, quindi
tendenzialmente carnivoro. Il Panda (una curiosità: questo nome, in
cinese, vuol dire: "orso-gatto") si è tramutato nel tempo in un animale
vegetariano che mangia, come è ben noto, solo ed esclusivamente bambù.
Tra i carnivori ci sono le manguste ma anche i Felidi, che hanno "optato"
per una dieta alla cui base ci sono esclusivamente proteine animali. Se
non potessero procurarsele, cadrebbero in un deperimento organico che li
porterebbe alla morte. Essendo dei predatori, è logica conseguenza la loro
abilità nella caccia; velocità, intelligenza, forza e coraggio sono quindi
le armi che servono loro per uccidere serpenti velenosi, scorpioni, ratti
e topi... ma che utilizzano anche per sfuggire alla cattura. Non dobbiamo
dimenticare che alcuni membri della famiglia dei Felidi sono tra gli
animali più veloci al mondo. Tra questi la tigre, il leone e il ghepardo;
quest'ultimo veniva impiegato nell'Antico Egitto dai re durante la caccia.
Lo stesso avveniva in Grecia.
Strabone, storico e geografo greco .(63 a.C. - 19 d.C.), riferisce che gli
indiani "riducevano in cattività i ghepardi che vivevano numerosi nelle
foreste di bambù lungo le rive del Gange".
Durante il Rinascimento, il re di Francia Luigi XII, dopo aver conquistato
il Ducato di Milano, portò con sé in Francia i ghepardi utilizzati per la
caccia da Ludovico Sforza.
Il ghepardo ha una spina dorsale che gli permette d'estendere notevolmente
la falcata così da portare al massimo la velocità, indispensabile per la
caccia. Oltre a essere intelligenti e coraggiosi, i ghepardi sono anche
prudenti e capiscono quando fuggire davanti a un pericolo impossibile da
affrontare. Allo stesso tempo dimostrano una strabiliante disponibilità a
sacrificare la loro vita per salvare dai pericoli i propri cuccioli: un
grande amore materno che trova pochissimi esempi in altre specie.
Il corpo degli animali onnivori ed erbivori ha subìto, nel tempo, un
grande cambiamento, a differenza del corpo dei Felidi rimasto immutato per
milioni di anni.
La caccia, per il gatto, è diventata oramai un gioco e questo può
continuare anche con gli esseri umani; palline gettate e riportate e
piccoli oggetti in movimento (a volte la sua stessa coda) danno al Felide
ancora una volta il senso della caccia...
Un aspetto molto importante da tener presente riguardo gli antenati del
nostro amico era la colorazione del suo manto, in quanto questa permetteva
al Felis "sylvestris" di mimetizzarsi per sfuggire alla cattura e
appostarsi prima di colpire una preda. Nelle arre caratterizzate da clima
caldo i "Felis" avevano un manto maculato e striato (come il sole che
filtra tra le foglie degli alberi delle grandi foreste); quelli che
vivevano nelle savane erano fulvi (per fondersi con il variegato ambiente
circostante), mentre quelli delle zone nordiche avevano invece colori
chiari a striature grigiastre (soprattutto durante il lungo periodo
invernale o nel periodo del cambio di stagione).
Sono esistite, in passato, tre popolazioni distinte di Felis: il gatto
selvatico africano (gruppo "Lybica") che popolava l'Africa ed il Medio
Oriente, il gatto selvatico europeo (gruppo "Sylvestris") che abitava i
boschi di conifere in Norvegia, Svezia e Finlandia, e il gatto selvatico
indiano (gruppo "Ornata") che viveva nel semideserto e nelle steppe del
Medio Oriente, dell'India, della Russia e della Cina.
Il gatto Felis "lybica", diretto antenato di tutti i gatti domestici, ha
subìto enormi cambiamenti dalla sua forma ancestrale, cioè da quella
archetipa del grande gatto dalla coda corta proveniente dalle boscaglie
del Delta del Nilo, grande nemico di serpenti e scorpioni. Proprio da lui
avrà inizio la nostra storia, ambientata all'ombra delle Piramidi e della
Sfinge...
Note:
1. Dea egizia raffigurata come gatta,
oppure con il corpo di donna e la testa di gatta.
2. Dai 65 ai 56 milioni di anni fa.
3. Si tratta del quarto premolare
superiore e il primo molare inferiore dei carnivori. Essendo
particolarmente taglienti, questi denti venivano utilizzati per lacerare
la carne e frantumare le ossa delle prede.
4. Dai 55 ai 34 milioni di anni fa.
IL GATTO NELL'ANTICO EGITTO:
"Io raccolgo la magia da ogni luogo
e da chiunque la possegga,
veloce come il levriero, rapido come la luce...
La magia che crea la forma,
che viene dal grembo della madre,
la magia che invoca Dio,
che viene fuori dal silenzio;
la magia che riscalda Dio,
che viene dalla Madre.
Ora questa magia mi viene data da ogni luogo
E da ogni persona che la possiede,
veloce come il levriero, rapida come la luce."
(Libro dei Morti - cap. XXIV)
Molti di noi si sono chiesti come mai una civiltà evoluta come quella
egizia sembra essere nata di colpo, senza progressive evoluzioni, passando
improvvisamente dal periodo predinastico (3900-3050 a.C.) (1)
ai grandi mutamenti delle epoche successive, che coinvolsero tutti
i campi della conoscenza. Molte teorie ritengono che degli immigrati -
"transfughi" di una civiltà superiore - si siano inseriti, in un
determinato momento, nella società dei primi abitanti della Valle del
Nilo, trasmettendo agli esponenti più qualificati alcune "nozioni" della
propria cultura.
Stiamo parlando ovviamente della tradizione atlantidea citata anche
nell'antico "Crizia" di Platone.
Nonostante ciò, la civiltà egizia rimase comunque racchiusa in un
aristocratico isolamento e questo dimostrerebbe perché il culto di alcuni
dèi e animali esistesse già nelle prime dinastie.
Per gli antichi Egizi la parola "Religione" equivaleva a "Heka-Magia".
Heka esisteva già all'interno della pronuncia primigenia creatrice di Atum
attraverso la quale venne data vita agli dèi. È l'energia divina che
tutela tutto ciò che è stato ordinato dal Sommo Dio: "Io sono colui che da
la vita alla società degli dèi. Io sono colui che ha fatto tutto quello
che vuole, il padre degli dèi". Questa forza creatrice divina compenetrava
tutta la natura, dall'albero ai ruscelli, dalle piante ai fiori, dalla
pietra all'animale... e quindi anche l'uomo.
Il credo, per questo popolo, consisteva nell'imparare la saggezza e la
"pietas" (senso del dovere, dedizione, rispetto) dal comportamento della
natura circostante.
Questo principio divino venne più tardi assimilato dal mondo ellenistico
con il termine "Polydaimonia" (più divinità) e dai romani con il termine "Numen"
(nume, divino, luminoso, celeste). Un animismo che toccava dunque le
piante e gli animali...
Si riteneva principalmente che molte divinità fossero nate da un albero o
da una pianta, come nel caso del dio Horus Herakhty - Horus all'orizzonet
di Behtet (2)
- nato da un'acacia. Quest'albero era sacro alla dea Soaris e la
tradizione tarda lo assocerà non solo alla nascita, ma anche alla morte.
Nel Libro dei Morti, al cap. CXXV, infatti, si legge che il defunto era
scortato nell'aldilà proprio da un'acacia.
Ne troviamo traccia anche nei Testi dei Sarcofagi, in cui si afferma che
alcune parti di questa pianta sacra venivano usate per le guarigioni. A
Heliopolis veneravano un'acacia nel luogo in cui "si decideva la vita e la
morte". Questo costituisce un parallelismo con l'albero sacro Ished (3),
legato al culto solare di Heliopolis, che situato nella casa degli
obelischi e di cui troviamo la raffigurazione nel bellissimo tempio di
Dendera.
Le foglie avevano un ruolo importante perché venivano usate dal dio Thot (4)
e dalla dea Seshat (5) per
annotare gli anni di dominio del re, ponendolo così sotto la loro
protezione per la durata del suo regno.
Ra, dio creatore dell'Enneade (il gruppo dei nove dèi alla base della
cosmogonia egizia), aveva il centro del suo culto a On e la sua nascita
era collegata al sicomoro: "Alle porte orientali del Cielo, dalle quali Ra
nasce ogni giorno vi sono due sicomori di smeraldo" (Libro dei Morti -
cap. CIX).
In un Testo delle Piramidi è scritto: "Quell'albero alto nel cielo
d'Oriente... su cui siedono gli dèi". L'albero, quindi, è un albero
celeste, manifestazione della dea Nut che "protegge Osiride e ne
ringiovanisce l'anima tra i due rami". Le foglie di quest'albero divino
erano potenti amuleti in grado di procurare "tante buone cose". La
"Signora del sicomoro" costituiva uno degli attributi della dea Hathor,
conosciuta anche come "Signora di Punt", luogo situato al centro
dell'Africa - dove si trovavano miniere d'oro e alberi d'incenso e di
mirra.
Altro luogo sacro alla dea, era Imaret (Città degli alberi) che in epoca
predinastica fu il centro del culto della dea-albero Sekhet-Hor, che
secondo un mito si tramutò in vacca.
Hathor recita, in una delle formule rituali:
"Quando le piante degli dèi sono sulla tua testa, tutte le protezioni
della vita giungono sino a te... per te vengono le piante che escono dalla
terra... la materia originaria che sogna gli dèi al momento della
nascita".
L'albero simboleggia quindi la Forza Universale, la "colonna vertebrale di
Osiride". Nei Testi delle Piramidi, dèi e semidèi si nutrono con i frutti
dell'albero divino: nutrimento cosmico che per analogia troviamo
nell'aura-soma indiana (essenza di vita eterna), nell'ambrosia
greco-romana e nell'idromele della cultura germano-scandinava.
Il sacro albero di Persea che si ritrova nel Nilo celeste (6),
dai cui rami viene alla luce tutto il mondo, veniva minacciato ogni notte
dal serpente Apopi.
Al limite del deserto di Menfi si venerava il dio Herybakef (7)
- "colui che sta sotto l'albero di moringa" ("moringa oleifera",
una pianta ancora usata per purificare l'acqua del Nilo e per scopi
terapeutici). Quest'albero aveva la prerogativa di dare ristoro al Ba (8)
dei defunti, adagiata sui suoi rami.
Molte sono le divinità arboree in forma femminile, come ad esempio le dèe
Nut, Iside e Hathor; quest'ultima aveva anche l'appellativo di "la Signora
della palma da dattero". Esse porgevano frutti ed acqua fresca al Ba del
defunto, sotto forma di uccello.
Note:
1. Età della Pietra.
2. L'odierna Edfu.
3. Balanites Aegyptiaca.
4. Dio della Conoscenza, della
scrittura e della Luna. Era il protettore degli Scribi.
5. Dea lunare sposa di Thot. Era la
dea della scrittura, degli annali storici, della contabilità e
dell'architettura.
6. La Via Lattea.
7. Fuso con il dio Ptah già
nell'Antico Regno.
8. Anima. Solitamente raffigurata come
un uccello con la testa umana.
INDICE:
Il gatto nell'antico Egitto |
pag. 23 |
"Ba" - Anima degli dèi |
pag. 28 |
Gatto. Anima di Iside |
pag. 44 |
La lotta contro il Sole |
pag. 47 |
Il sistro |
pag. 48 |
Il gatto e la Luna |
pag. 50 |
Il gatto e il dio sole Ra |
pag. 51 |
Gatti sacri e gatti domestici |
pag. 58 |
Quando un gatto moriva |
pag. 63 |
Gatti in battaglia |
pag. 64 |
Il traffico dei gatti |
pag. 64 |
La Grande Madre: Iside/Bastet/Bubastis |
pag. 67 |
L'Asino d'Oro |
pag. 72 |
Il culto del gatto sacro |
pag. 78 |
I gatti nell'antica Grecia |
pag. 87 |
Bastet e Artemide |
pag. 92 |
Il gatto nei culti nordici:
Freya |
pag. 105 |
Le prime streghe: il culto di
Diana |
pag. 111 |
Il gatto nel Medioevo: la
persecuzione |
pag. 119 |
Abitudini pagane |
pag. 129 |
Vox in Rama |
pag. 137 |
Vittime innocenti |
pag. 149 |
Venezia: l'isola felice |
pag. 155 |
Il gatto orientale e
d'oltremanica |
pag. 167 |
Il gatto d'oltremanica |
pag. 170 |
La gatta del poeta |
pag. 172 |
Fiabe, leggende e altro... |
pag. 173 |
Invocazione alla dea Bastet |
pag. 195 |
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